C'era una volta un ragno che viveva su un albero di acacia, in una regione dell'America Centrale. Era un ragno davvero particolare sotto tanti punti di vista: ad esempio, era parente alla lontana di quei ragni molto piccoli che abitavano le montagne più alte e perciò, come loro, cacciava senza usare una ragnatela; inoltre era un animale piccolissimo ma davvero colorato, con otto zampe color ambra e il corpo verde e rosso.
Ma, cosa più bizzarra di tutte, questo ragno si era messo in testa di mangiar vegetali!
Sull'albero d'acacia non viveva da solo: c'erano anche alcuni dei suoi familiari e, soprattutto, lunghe file di formiche aggressive che marciavano per tutto il tronco.
Tra l'albero e le formiche era nata un'alleanza molto stretta, perché le formiche lo difendevano da tutti quegli insetti pericolosi che avrebbero potuto far del male all'acacia, così la pianta gli regalava in cambio una sorta di frutticini che creava apposta per loro. Erano molto nutrienti e le formiche ne andavano pazze, per cui erano gelose dell'albero di acacia e non volevano che si avvicinasse nessuno. Questo era un bel problema per la famiglia del ragno!
Infatti, la famigliola era vissuta per tanto tempo su quell'albero, ma siccome le formiche continuavano a scacciare tutti gli altri insetti, le prede iniziavano a scarseggiare.
Avrebbero forse potuto provare a predare le formiche stesse, ma erano così tante e agguerrite che sarebbe stata un'impresa un po' troppo pericolosa per un ragno solo.
Fu così, che un giorno, al nostro giovane ragno era venuta l'idea:
«E se mangiassimo anche noi i frutticini dell'acacia?» chiese un giorno, mentre sua madre tornava silenziosamente da un'altra caccia infruttuosa.
«Non si può fare» sentenziò subito sua zia. Era una femmina grande e robusta, tutta marrone, che stava aggrappata ad un ramo attorniata da ragnetti piccini e pieni di voglia di giocare.
Il ragno verde e rosso inclinò la testa, curioso
«Perché no?»
«Anzitutto, è il cibo delle formiche»
«Potrebbe essere anche il nostro»
«Non credo proprio, giovanotto. È già difficile rimanere sull'acacia così, figurati se capissero che stiamo mangiando il loro cibo preferito! Ci caccerebbero via per sempre»
«Perché rimaniamo sull'acacia, allora?» chiese il ragno, ma sapeva già la risposta.
Quell'albero era la sua casa e, se non fosse stato per la prepotenza delle formiche, avrebbe avuto tutto quello che un ragnetto che non fa la tela può desiderare per stare in pace. Non voleva abbandonarlo, ma non voleva neanche patire la fame così: andava trovata una soluzione.
«Sono sicuro che ci sia qualche modo di prendere i frutticini, dobbiamo solo pensarci»
«Devi toglierti da quella tua testolina pelosa quest'idea bislacca, tanto è inutile» lo liquidò la zia, alzando le zampe anteriori in un gesto di esasperazione
«Ma perché?» insistette il giovanotto
«Perché non si è mai sentito di un ragno che sopravvive di vegetali!»
«Se continuiamo così, però, sentiremo presto di ragni morti di fame» obiettò lui, ma la zia iniziò a zampettare via come se non lo avesse neanche sentito.
Il ragnetto avventuroso non era affatto convinto dal ragionamento della zia: a lui non bastava che gli si dicesse "si è sempre fatto così". Anzi, era sicuro di essere sulla buona strada: gli erano state raccontate storie di ragni (perché, anche se lui non usava la ragnatela, era comunque in grado di tessere un po' di seta e scambiare storie con gli altri, quando non volevano mangiarselo perché era veramente piccolino) che mangiavano un po' di nettare o a cui capitava di mandare giù vegetali cacciando prede erbivore. Certo, tutti loro mangiavano carne, ma chi doveva dire che dovesse essere così per sempre?
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Il Ragno che Tesseva Racconti
General Fiction[Libro per bambini][Storia completa] Lo sapevate che i ragni volano, che fanno i subacquei, che scalano le montagne più alte del mondo? Benedetta è una bambina che sta per scoprirlo: mentre gioca a pallone nel suo giardino, incontra una ragnetta int...