«Grazie biondina, a domani»
A quelle parole sentii una scossa dentro di me, precisamente sul ventre, che mi fece sorridere come una ragazzina delle scuole medie che vede il ragazzino che le ha rubato il cuore. Come Marcus stava facendo con me, poco a poco.
Io d'altro canto, non riuscivo a non pensare a Noah, il mio ex fidanzato. Non riuscivo a non pensare come lui fosse stato così astuto da nascondermi tutto ciò che era successo per mesi interi.
Dopo aver chiuso con Noah pensai fosse la mia prima ed ultima relazione, da essa ne ero uscita completamente traumatizzata e distrutta.Prima che chiudesse la porta sorrisi e sperai che lui non avesse visto niente, dopodiché mi buttai sul letto crollando quasi immediatamente in un sonno molto profondo.
-
La sveglia suonò.
Infastidita la spensi, presi il mio cellulare e guardai l'orario presente sulla schermata di blocco.
Le cinque e cinquantasette.
Sgranai gli occhi per rivedere meglio l'orario, e purtroppo, erano veramente le cinque e cinquantasette.«Fanculo!» Mi alzai di corsa dal letto, rischiando di inciampare per terra e mi diressi prontamente verso il bagno, nel quale feci una doccia fredda per risvegliarmi e mettere a fuoco i miei pensieri. Uscita dalla doccia riguardai l'orario.
Le sei e ventidue.
Corsi verso l'armadio e iniziai ad arrabbiarmi del fatto che non avessi alcun vestito, dopodiché presi i primi vestiti, che capitarono: un semplice jeans nero e una maglietta corta bianca, sopra misi una felpa con la zip del medesimo colore dei pantaloni e delle sneakers bianche.Controllai l'orario e notai che erano le sei e trentaquattro, ero in perfetto orario. Ora avrei solamente dovuto prendere la valigia e portarla fuori aspettando l'arrivo di Mattheo.
Aprii la porta e...
«Buongiorno biondina».
Era appoggiato allo stipite della porta, sorridente come un bambino a cui danno le caramelle.«Oh cazzo, Marcus!» Alla mia esclamazione vidi formarsi sul suo volto un sorriso malizioso e non capii il perché, ma non mi feci altre domande.
«Da quanto sei qui?»Domandai.«Venti minuti, credevo uscissi prima. Avevo voglia di vederti» Rispose sorridendo.
Ricambiai il sorriso e gli chiesi: «Ora? Che facciamo?»
«Dobbiamo avvertire Lin, dopo partiremo.» Rispose.
Salimmo in presidenza e bussammo alla porta avvertendo il maestro della nostra assenza.«Conto su di voi, ragazzi» Abbozzò un sorriso facendoci segno di toglierci dai piedi.
Iniziai ad avvicinarmi alla maniglia della porta per aprirla, quando una voce continuò a parlare facendomi sobbalzare, di conseguenza mi girai:«Spero vivamente che voi rispettiate la scadenza da me data.» Disse serio.
Vidi Marcus roteare gli occhi davanti al nostro preside e per un momento credetti che le pareti dipinte di un grigio spento si sarebbero colorate di un rosso tendente al bordeaux a causa del comportamento di Marcus nei confronti del preside. Questo però, fortunatamente non successe.
Mi voltai e abbassai la maniglia uscendo immediatamente da quella fottutissima stanza.«Spero che rispettiate la scadenza da me data, me lo succhiasse» Replicò Marcus facendo versi strani e imitando il preside.
Ridacchiai, scendemmo le scale di corsa, aprimmo la porta dell'atrio e ci dirigemmo in macchina, fino a quando non incontrammo lei.
Maria.«Ora fai pure i viaggi con lei, Marcus»Rispose, sembrava avere un tono carico di emozioni: rabbia, delusione, ansia e tristezza.
«Cazzo Maria, sei sempre davanti ai piedi, il maestro Lin ci ha solo dato un fottuto compito.» Rispose il ragazzo infastidito.
La ragazza guardò me, delusa, forse stava pensando ai modi per uccidermi se io un giorno le avessi rubato il suo amato fidanzatino. «Maria, ascoltami. Io non ho nessuna intenzione di provarci con Marcus, sei una mia amica e non ti farei mai questo. Stiamo solo svolgendo un compito. Se il maestro Lin lo avesse dato a noi due sarei stata felicissima, credimi.» Provai a rassicurarla.
Nel frattempo vedemmo il taxi arrivare verso di noi, Maria se ne andò senza sprecare fiato. Girai il collo verso sinistra e trovai Marcus intento a fissarmi.
Cercai il suo consenso per salire in macchina e lui approvò.
Toccai delicatamente la maniglia in ferro della macchina e la spinsi verso di me facendo così aprire la portiera, il ragazzo fece lo stesso e ci ritrovammo in macchina, vicini.«Wall street» Disse il ricciolino, parlando con il tassista. Egli annuì con la testa e iniziò a guidare verso la destinazione chiesta.
Percepii con la coda dell'occhio lo sguardo di Marcus fisso su di me, così presi coraggio e chiesi.
«Perchè mi fissi?» Iniziò a ridere. «Perchè? È vietato?» Ribatté.
Mi trovavo in difficoltà, iniziai a balbettare.«Beh, perché...Perchè tu sei fidanzato, quindi non potresti, perché se lo sapesse... Maria.. » Mi grattai la testa in segno di vergogna.
Vidi Marcus roteare gli occhi «Quante cazzo di volte ti ho detto che io non sono più fidanzato, Maria non conta più niente per me.»
«Ma lei crede che voi due...» Risposi.
«Che cazzo me ne frega!» Esclamò sbattendo le mani sulle sue cosce.
Mi girai dall'altra parte stando zitta, avevo capito che in quel momento era meglio non parlare con lui.
Trascorremmo qualche ora in taxi, nessuno dei due aveva osato proferire parola. Le strade di New York erano stupende, erano presenti un sacco di fast food e molti grattacieli, per non parlare dei grandi schermi in mezzo alla città.
Ci vollero solo altri dieci minuti per arrivare a destinazione. Dopo poco il taxi si fermò e io scesi dall'auto, successivamente scese anche Marcus, che prese le nostre cose dal bagagliaio della macchina e mi porse le mie cose.
Marcus cominciò a camminare trasportando la sua valigia e io non feci altro che seguirlo.
Camminava veramente veloce, era molto difficile stargli vicino, forse perché stava affogando nei suoi pensieri o perché era arrabbiato, forse con me.
Camminammo per molto tempo, fino a quando Marcus non si fermò è ci ritrovammo di fronte alla grande scritta "Wall Street Hotel", finalmente eravamo arrivati!
Entrai dentro il grande edificio e mi diressi al banco della reception, la ragazza, capendo che io e Marcus fossimo insieme mi diede subito le chiavi, Marcus sostò al banco per svolgere le solite formalità.
Salii la grande scalinata e dopo pochi metri mi ritrovai di fronte alla camera numero 210.
Lasciai le valigie in un angolo della camera, tolsi le scarpe e mi buttai su quel grandissimo letto, coperto da una coperta bianca, come il colore delle nuvole.
Dopo circa quindici minuti la porta della stanza si aprii, era Marcus; mi sedetti sul letto e il ragazzo si sedette affianco a me.
«Marcus, dobbiamo parlare.» Risposi seria.«Ti ascolto»Disse guardando un punto fisso.
Sembrava confuso, si stava facendo troppe domande.«A cosa ti riferivi prima?»Domandai.
«Non riesco a credere che tu pensi che mi piaccia ancora Maria.»Ribattè.
«Chloe, tu non capisci!»Esclamò.«Cosa dovrei capire?!»Chiedetti al ricciolo di fianco a me.
Marcus sbatté le mani sul letto, era arrabbiato.
«Fanculo, Chloe, perché non capisci!» Urlò Mattheo.«Tu provi qualcosa per me?» Chiedetti insicura.
Il ragazzo si limitò a tacere, dopo poco scosse il capo in segno di affermazione.«Stai diventando sempre qualcosa di più per me, Chloe»Ribattè.
«Io...»Mi portai le mani al cuore.
«Io...Non provo niente per te, Marcus, per me sei solo un amico.»Risposi guardandolo dritto negli occhi dispiaciuta, sapevo di aver ferito i suoi sentimenti.
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Unexpected | A Marcus Lopez Fanfiction
Romance«Soltanto per amore amami. E per sempre, per l'eternità» -Elizabeth Barrett Browing. Un adolescente, introverso e arrogante, proveniente da una famiglia benestante viene reclutato da una famosa scuola privata d'élite in cui le principali famiglie...