Capitolo 6

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I passi di Lucius risuonarono sul pavimento di marmo, risuonando e riecheggiando verso di lui. Ebbe l'effetto inquietante di non farlo sentire solo nella sua sala. La sua andatura era lenta e misurata, per avvisare la donna della sua presenza, sempre che lei potesse percepirla. Entrò sulla soglia della nursery.

Narcissa giaceva su un fianco, girata di fronte a lui. Era rannicchiata sul divano letto che avevano sistemato accanto alla culla. Doveva essere destinato a lei, mattina, pomeriggio, sera e notte. Non desiderava una balia neanche per la notte. Narcissa aveva scelto lei stessa il divano letto, in modo molto meticoloso. Ma questa era la terza volta che la trovava lì sopra, pallida come la morte. La terza volta dopo le perdite di sangue.

Mippy era in piedi nell'angolo della stanza, attorcigliando la federa del cuscino tra le dita color cera. Gli occhi erano bagnati di lacrime, ma stava in silenzio, in attesa.

Lucius si avvicinò alla moglie lentamente, come se il pavimento fosse di vetro. Si mise sul bordo del divano letto, vicino ai suoi fianchi. Esitò, non sapendo se lei volesse essere toccata.

«Va tutto bene», disse. Sapeva che non era così. «Va tutto bene...»

Le sue costole tremarono per i singhiozzi che lei stava trattenendo.

Lui le posò la punta delle dita sulla vita e, quando lei non lo respinse, il suo palmo si posò sul suo ventre.

Erano passati tre anni dal loro matrimonio. Il Guaritore aveva più volte ribadito che queste cose sono comuni, che per avere un figlio sano poteva volerci del tempo. Ma, ad ogni aborto spontaneo, Lucius vedeva gli occhi di quell'uomo diventare sempre più spenti mentre lo ripeteva. Avevano fatto molti esami dopo il secondo, test su entrambi. Erano - avrebbero dovuto essere - perfettamente in grado di avere figli.

Ma il sogno stava cominciando a svanire. E lui non faceva che trovare sua moglie che singhiozzava nella nursery.

«Pensi che sia stata Bella a farci questo?», chiese lei, con voce flebile.

Le parole lo riportarono al presente. Sbatté le palpebre osservandola.

«Cissa, ma cosa...»

«Penso... penso che ci abbia maledetti.»

Il petto di lei si gonfiò lentamente. Lui osservò una lacrima scorrerle sul viso.

«Non ci ha perdonato», disse Narcissa. «Ce li ha portati via, lo so...»

«Non...» Fece un respiro profondo e le massaggiò lo stomaco. «È tua sorella. Non lo farebbe mai. Ti vuole bene, in fondo...»

Narcissa non si mosse, se non per il lento scuotersi del ventre a ogni respiro. Provò a concentrarsi sul respiro di lei, su quanto fosse grato di sentirlo.

Lucius non aveva fratelli. Non aveva mai conosciuto un legame più forte dell'amore che provava per sua moglie. Non aveva mai provato un amore incondizionato, quello di cui si dice ci sia tra fratelli e sorelle. Bellatrix era ormai un'estranea e lui non sapeva se tutto quello che stava dicendo a Narcissa fosse vero. Ma sapeva anche che Bellatrix, pur non avendo mai voluto figli, teneva in gran conto dei legami di sangue.

«Se non pensi che lei non voglia farti del male, prova a rifletterci in modo logico», disse Lucius. «Bellatrix non metterebbe mai in pericolo un bambino Purosangue.»

Un singhiozzo squarciò il silenzio. La bocca di Narcissa si spalancò, la gola strozzata dalla sofferenza. Avrebbe voluto potersi riprendere le parole appena pronunciate. Lucius si protese in avanti, cercando di afferrarle la mano. Lei la scostò e ansimò per riprendere fiato.

«Lasciami», gemette lei.

«Cissa...»

«Voglio stare da sola, per favore.»

Birth Right | Rights & Wrongs Saga [4] | TRADUZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora