Short stories of my life

Quando stavo bene

Quando stavo bene avevo una vita perfetta.

La bambina dai morbidi riccioli con grandi occhi azzurri, sempre vestita di rosa.

La bambina con due genitori e una sorella.
Padre: un artigiano un po' tuttofare, un artista, un falegname, un ristrutturatore.
Madre: un'insegnante di scuola media di inglese, laureata da giovane con il massimo dei voti.

Quando stavo bene andavo a scuola con il sorriso, la consideravo parte fondamentale della mia vita e, dopotutto, era così.

Ma tutti i castelli hanno degli angoli bui.

Ho iniziato ad avere dei problemi con il cibo quando ero alle elementari e, così, mio padre decise che la cosa migliore fosse comprarmi un coniglietto in cambio di riprendere a mangiare.

Ho iniziato a sentire parlare di sesso molto presto.
Siamo sempre alle elementari, ma questa volta sono i miei compagni di classe maschi i protagonisti.
"Giulia fai così: metti la lingua sulla guancia e muovila avanti e indietro"
Lo feci.
Risero.
Perché mai una cosa così innocente faceva sbellicare in quel modo grottesco?
Così me lo sono fatta spiegare.
"Giulia sai cos'è un 69?"
"No, dimmelo"
Così me lo sono fatta spiegare.
I dettagli mi hanno incuriosita fin da piccola, forse troppo.

A  13 anni i miei genitori mi hanno comprato un primo cellulare, il tanto aspettato e agognato cellulare. La prima cosa che ho fatto? Imbattermi volontariamente nei porno.
Porno di ogni tipo e genere.
Dal sesso vaniglia al sadomaso.

Il K-pop è stato per me fonte di grande distrazione, in senso buono.
Mi è bastato ascoltare una volta Blood, Sweat and Tears dei BTS per essere catapultata in un mondo nuovo. Avevo un'amica con cui condividevo questa nuova passione per un tipo differente e allo stesso tempo simile di musica.

Ma è a 14 anni che ho veramente iniziato a percorrere i corridoi bui di quel castello.