Hai quello sguardo come se nessuno sapesse niente tranne noi...

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Se Mattia avesse dovuto definire quel weekend in una parola, avrebbe risposto 'lungo'.

Terribilmente lungo.

A tratti interminabile.

Come se fosse possibile in quei due giorni la sua mente era stata ancora più incasinata della settimana precedente.

L'ansia alle volte lo divorava.

Non serviva chiamare Carola per farsi raccontare come stesse e cosa facessero suo fratello e le sue sorelle, perché bastava un attimo di silenzio e la sua mente tornava a viaggiare.

Si ritrovava a pensare e ripensare alle parole di Luigi e Alex, ed a quelle si aggiungevano le fantasie ed i pensieri che formulava quando ricordava che avrebbe passato il lunedì sera a casa di Christian.

Che poi, parlando lucidamente, non era neanche la prima volta che sarebbero stati in una casa da soli, quindi non c'era nulla di cui preoccuparsi.

Certo, se non fosse che quella volta non si sarebbero visti in merito al processo ma per volere loro, come se fosse una specie di appuntamento.

No.

Mattia stava pensando davvero troppo.

Quello non sarebbe stato un appuntamento.

Sarebbe stata solo una serata da passare in compagnia, nulla di più.

Ad ogni modo, dopo un'attesa che era sembrata veramente infinita, quel lunedì finalmente arrivò, ed insieme a lui, la macchina di Mattia sotto al portone di casa di Christian.

Strinse il volante tra le mani guardando dinanzi a sé, e prese un respiro profondo per prepararsi alla serata che lo aspettava.

Scese dall'auto e si chiuse lo sportello alle spalle, prima di andare verso il portone e cercare il cognome di Christian sul citofono per suonare.

«Chi è?»

«Chi è...» ripeté divertito scuotendo la testa, «la pizza!»

«Non ho ordinato la pizza!»

«Idiota apri!» urlò ridendo, e spinse il portone non appena venne aperto.

«Terzo piano!» si sentì avvisare, prima di affrettarsi ad arrivare in ascensore.

Doveva darsi una calmata.

Stava decisamente perdendo il controllo, e l'ultima cosa che voleva era che Christian lo vedesse in quello stato.

Mentre l'ascensore raggiungeva il terzo piano diede uno sguardo veloce allo specchio che vi era all'interno per accertarsi che stesse bene, e quando sentì le porte aprirsi alle sue spalle, vide il riflesso di Christian appoggiato allo stipite ad aspettarlo a braccia conserte.

Sembrava felice.

«Sei ancora più puntuale delle altre volte, complimenti!»

«Sì, avevo paura di non trovare la strada e sono partito in anticipo» ammise Mattia voltandosi e raggiungendolo alla porta.

Rimase a guardarlo in attesa che lo salutasse in qualche modo.

Con un bacio, una carezza, qualcosa.

Qualsiasi cosa.

«Vuoi darmi la giacca? La poso nell'attaccapanni» gli chiese invece il più grande, e Mattia, dopo aver scosso impercettibilmente la testa per riprendersi, annuì.

«Se mi dici dov'è ci penso io» propose togliendosela, ma Christian negò col capo e lo aiutò, per poi posarla nel mobile vicino alla porta d'ingresso. «Non è ancora pronta la cena, ma manca poco!» promise facendogli strada.

All that you are is all that I'll ever need [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora