Guardò il foglio compilato, controllando per l'ennesima volta se aveva inserito tutte le informazioni che richiedevano e poi fissò il banco della segreteria su cui avrebbe dovuto lasciare il modulo.
Voleva farlo?
Sinceramente non lo sapeva, aveva preso il modulo qualche giorno prima, spinta da qualcosa che non voleva analizzare e l'aveva riempito.
Inspirò profondamente, facendo qualche passo verso la scrivania e lasciando cadere il foglio sopra altri moduli identici dove grafie diverse risaltavano fra le parole stampate.
L'aveva fatto.
Avrebbe voluto recuperarlo e far finta di niente, tornare nella sua camera e stracciarlo.
Strinse le mani a pugno e fece un passo indietro, tenendo lo sguardo sul suo modulo e poi voltando le spalle e uscendo velocemente dalla stanza: l'aveva fatto. Si era iscritta al contest.
Camminò a passo veloce per il corridoio, evitando collisioni con gli altri studenti e raggiungendo il piccolo auditorium dove tutto era iniziato, chiudendo la porta doppia dietro di sé e lasciandosi andare contro uno dei battenti.
Socchiuse gli occhi, inspirando profondamente e trattenendo l'aria dentro di sé per pochi secondi prima di lasciarla andare: era come se il nulla avesse allentato la morsa su di lei, dal giorno che aveva suonato per la prima volta per Mark quell'oscurità senza fine l'aveva piano piano lasciata.
Sentiva il cuore batterle nel petto e il bisogno di suonare era diventato sempre più prepotente, sempre più incalzante dentro di lei.
Le sembrava di essere stata immersa fino a quel momento e, poi, era riemersa dall'acqua e adesso fissava il cielo sopra di lei mentre respirava a pieni polmoni.
Si sentiva...
Viva.
Scosse il capo, abbandonando la porta e dirigendosi verso il pianoforte, lasciando cadere la sua borsa e sistemandosi allo sgabello, carezzando i tasti bianchi prima di premerne alcuni e cominciare a suonare.
Quando era stato richiesto quale brano avrebbe eseguito, non aveva avuto dubbi e aveva segnato quello di Yiruma che aveva suonato anche per Mark.
Mark che, in qualche modo, l'aveva fatta tornare a vivere.
Mark che, dal giorno in cui gli aveva parlato dell'incidente, era sparito.
Il suo stalker non si faceva più vedere e lei si era ritrovata a cercarlo fra le facce della gente che frequentava la Blair, lo aspettava ogni volta che si nascondeva in quell'auditorium a suonare.
Sembrava scomparso nel nulla, come se fosse stato solo un fantasma.
Inspirò, mentre cominciò a muovere la testa a ritmo con la melodia e sussultò quando sentì la porta aprirsi: fermò le mani a mezz'aria, voltandosi e aspettando di trovare lui con il suo solito sorriso sulle labbra e i capelli biondi pettinati ad hoc.
Di certo non si aspettava la ragazza con i lunghi capelli ricci e la pelle scura che le fece un cenno, prima di uscire dalla stanza.
Rimase a fissare la porta, aspettando che da un momento all'altro si aprisse e Mark facesse la sua comparsa ma, dopo una manciata di minuti, capì che non sarebbe successo.
Inspirò, tornando a fissare la tastiera e riprese a suonare, eseguendo il pezzo più e più volte, finché le dita non le fecero male per il troppo sforzo: eseguì ancora un'ultima la melodia, lasciandosi trasportare dai suoni che si seguivano l'uno dopo l'altro e ignorando il dolore delle falangi e dei polpastrelli fino a che la melodia giunse al termine.
Inspirò, rimanendo ferma con gli occhi chiusi e le mani poggiate sui tasti, lasciando che le note fluissero via da lei, proprio come i fiumi del titolo della musica e, quando fu certa di essere rimasta solo lei senza note o altro, aprì gli occhi, osservando la platea in penombra, fiocamente illuminata.
Si alzò, recuperando la propria borsa e si avviò verso l'uscita della scuola, osservando il cielo imbrunito mentre cominciava a camminare verso casa.
Si guardò attorno, osservando le facce delle persone che incontrava, senza riconoscerne alcuna; fece una piccola fermata anche al negozio di biscotti ma senza vedere Mark fra i pochi avventori.
Scosse il capo, tornando veloce al dormitorio e una volta dentro la sua stanza, rimase a osservarla dalla soglia: da quando viveva in quel caos? Da quando aveva smesso di preoccuparsi di pulire?
Il pavimento non si vedeva più, sommerso dai vestiti e dai rifiuti, mentre sulla scrivania i libri erano impilati in precario equilibrio e un paio di scarpe da ginnastica erano state abbandonate sulla sedia. L'armadio era aperto ma quasi del tutto vuoto al suo interno mentre il letto sfatto aveva decisamente bisogno di essere cambiato.
Si guardò attorno, lasciando la borsa vicino la porta e recuperando alcuni sacchi di plastica da un cassetto, cominciando a far sparire la spazzatura, gettando poi i panni dentro il cesto della biancheria e iniziando a sistemare il caos in cui aveva vissuto fino a quel momento.
Si ritrovò a sorridere, mentre recuperava una maglietta da sotto il letto: le spire viscose che l'avevano avvolto si stavano facendo più deboli e la trattenevano sempre meno. Il nulla che si era portata dietro la stava lasciando e doveva tutto quello a Mark.
Le sarebbe piaciuto dirglielo, fargli sapere che si era iscritta al contest che ogni giorno suonava fino a farsi dolere le mani e che stava finalmente rimettendo a posto la sua stanza, esattamente come stava avvenendo alla sua camera.
Le sarebbe piaciuto e l'avrebbe fatto appena lui fosse ricomparso nella sua vita, esattamente come aveva fatto ogni volta.
Doveva solo attenderlo e, intanto, liberarsi da sola.
Mark le aveva fatto vedere come fare, ora stava a lei.
a/n: buon venerdì e, come sempre, ecco qua un nuovo capitolo di Tre minuti, quattordici secondi.
Piano piano le tenebre stanno abbandonando Harper e la storia sta arrivando alla sua fine e anche la mia creatività nel creare questi piccoli pezzi a fine capitolo.
Quindi non vi disturbo oltre e passo con le solite frasi di rito.
Grazie tantissimo a tutti voi che leggete, commentate e mettete stelline a questa mia storia. Anche se ultimamente non sto rispondendo - giuro, che recupero ogni commento! - vi leggo sempre e mi fa piacere vedere i vostri pensieri su questa storia!
Quindi continuate pure a lasciarmi commenti e/o stelline, datemi il vostro parere e permettetemi di crescere qui sulla piattaforma.
Come sempre mi scuso per eventuali errori lasciati qua là e vi do appuntamento, con un nuovo capitolo, a venerdì prossimo!
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Tre minuti, quattordici secondi
General Fiction3.14 minuti è il tempo in cui Harper Wood è morta e che le hanno portato via tutto: nessuna luce in fondo al tunnel, solo buio e il nulla. Dopo l'incidente che le ha causato quell'esperienza di morte, Harper ha perso totalmente interesse per tutto...