Capitolo quattro

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Sbuffò, stringendo il libro al petto e osservando il ragazzo che, comodamente poggiato contro il muro, era a pochi passi dalla porta dell'aula: quel tipo era diventato una persecuzione, uno stalker che non si preoccupava di nascondere la sua presenza ma, piuttosto, sembrava divertirsi a mostrarsi.

Lo vide alzare la testa e passarsi una mano fra i capelli biondi, scostandosi appena quando un ragazzo gli stava per finire contro e poi sollevare una mano in aria come cenno di saluto: Harper lo fissò, voltandosi e dandogli le spalle, camminando a passo svelto nella direzione opposta.

Non voleva avere niente a che fare con lui.

Non aveva avuto nemmeno intenzione di andare a lezione, se non fosse stato per lo stronzo che l'aveva di nuovo buttata giù dal letto, bussando con forza alla sua porta.

Avrebbe scoperto chi era e lo avrebbe ucciso.

"Tu non saluti mai, eh?"

Strinse maggiormente il tomo al petto, pronta a usarlo come arma se quel tizio avesse provato a fare una mossa falsa: perché la disturbava? Perché non comprendeva i segnali e la lasciava in pace?

Non voleva parlare, voleva solo raggiungere la sua camera e chiudere gli occhi, immergersi in quel buio assoluto e assordante che la inglobava e la tratteneva.

Tutto lì. Non voleva nient'altro.

Non le interessava nient'altro.

"Non parlo con gli sconosciuti" sbottò all'ennesimo richiamo del tipo, superando velocemente un gruppo di ragazzi e macinando in poco tempo il lungo corridoio che sembrava formare la costola principale della Blair.

"Stiamo parlando proprio adesso" le disse il ragazzo, affiancandola senza alcuno sforzo: "Io sono Mark, comunque" le dichiarò, mentre Harper svoltò verso una delle uscite di sicurezza, premendo la maniglia anti-panico e uscendo fuori, sentendo l'aria fredda sulla pelle e lasciando andare un sospiro, quando sentì dietro di sé il rumore della porta che non si chiudeva.

L'aveva seguita.

Ovviamente.

"Sei un stalker?" domandò, voltandosi e affrontando quel tormento fatto persona, stringendo a sé il libro.

"Non capisco di cosa parli" le disse lui, inclinando la testa e guardandola con un sorriso tranquillo sulle labbra.

Non capiva...

Bella scusa!

Scosse il capo e si voltò, scendendo velocemente le scale di metallo e trovandosi nella parte posteriore della scuola: la vegetazione era spoglia anche se, alcuni bocci, facevano capire che la stagione primaverile si stava avvicino.

Si fermò, socchiudendo gli occhi e ascoltando le melodie più disparate che si univano in un caos di suoni e tempi: non si poteva capire niente e le musiche si sovrastavano fra di loro, facendole chiedere perché qualcuno suonasse con le finestre aperte delle stanze insonorizzate di prova.

"Mi hai mentito l'altra volta: se sei qui sai suonare!"

"Tu mi hai chiesto se ero una pianista, non se sapevo suonare" sibilò Harper, aprendo le palpebre e fissando 'Mark' accanto a lei, vedendolo mentre annuiva e piegava le labbra in un nuovo sorriso.

A quel tipo piaceva parecchio sorridere: anche a lei, prima di tutto, era stato facile farlo.

"Sei uscita dal corso di pianoforte" le disse, allungando una mano verso di lei e indicando il libro che Harper ancora stringeva con forza.

"Senti, ma non hai veramente nessun altro a cui rompere il cazzo?" sbottò, dando uno schiaffo alle dita di lui e storcendo la bocca: "Vai su Instagram o TikTok e comincia a dar fastidio alla prima che trovi" bofonchiò, muovendo poi una mano per aria e guardandolo sbattere le palpebre con le sopracciglia aggrottate.

"Proprio non capisco di quello che parli" le dichiarò, scuotendo il capo e alzandolo poi verso il cielo: "Oggi è proprio una bella giornata, vero?"

"Sei scappato da un manicomio?"

"Mi è sempre piaciuto questo periodo dell'anno, sai? Quel momento in cui l'inverno si trasforma in primavera..." lui la ignorò, continuando a parlare come se lei avesse solo annuito alla sua frase precedente: "Ha qualcosa di magico" si fermò, sorridendole ancora e allargando le braccia.

"Immagino che stamattina non hai preso le tue pillole" mormorò Harper, scuotendo il capo e adducendo la pazzia come una spiegazione al comportamento di quel tipo,

Mark le sorrise, guardando i rami dell'unico albero in quella parte di giardino e sorridendo, mentre le indicava un punto con un dito: "Guarda" le disse, chinandosi appena in modo da raggiungere la sua altezza: non che ci fosse tanta differenza, giusto una manciata di centimetri.

"Un uccello" mormorò Harper, osservando il piccolo volatile dal piumaggio bianco e marrone: "Uao, che magia! Sono ovunque..."

"Quello è un Tordo Bottaccio, è riservato proprio come te" Mark sorrise, mentre il piccolo uccellino si sfregò il becco contro il corpicino: "Però quando canta tira fuori il suo vero essere. Dovresti prendere esempio da lui, sai?"

Harper scosse il capo e, quasi come se l'animale li avesse ascoltati, iniziò a cantare: una melodia delicata e armoniosa si diffuse nell'aria, come una carezza.

Harper inspirò, ascoltando il suono morbido e leggero che si levava dal corpicino dell'uccello e che, quasi come a voler far parte della vita della scuola, fece sentire le sue doti.

Lo guardò zittirsi un secondo, saltando verso un ramo più lontano e riprendere a cantare sempre con lo stesso timbro: era un cantante nato quel piccoletto e sembrava che stesse improvvisando la sua melodia, fra note e trilli che si susseguivano in modo fluido e naturale.

Si voltò, credendo di trovare Mark accanto a lei, pronta ad ascoltare le sue saccenti parole sull'animale e su di lei, come se avesse le risposte per tutto ma si accorse di essere rimasta sola nel giardino.

Forse troppo presa dal canto dell'uccello, di cui non ricordava assolutamente il nome della specie, non l'aveva sentito andare via.

Lasciò andare un sospiro, tornando a fissare i rami e notando che anche il piccolo cantante era sparito, volato chissà dove ad allietare con la sua canzone altre persone.

Quell'uccello era come lei, aveva detto Mark ma lui non sapeva assolutamente niente di lei e di quello che la divorava da dentro. Nulla.


a/n: come ogni venerdì, ecco qua un nuovo capitolo di Tre minuti, quattordici secondi. Finalmente facciamo la conoscenza di Mark, che ha fatto le sue comparsate nei precedenti capitoli ma senza presentarsi.

Sinceramente non ho tanto altro da dire, quindi come sempre vi chiedo di lasciare un commentino e/o una stellina per farmi sapere cosa ne pensate di questa storia (che poi, nel gergo, è una novella) e per farmi crescere qui sulla piattaforma.

Mi scuso per gli eventuali errori che ho lasciato e, come sempre, vi do appuntamento a venerdì prossimo!


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