Capitolo nove

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Quante volte aveva suonato quella melodia? Decisamente un numero non ancora talmente alto da farle venire la nausea solo ascoltando le note iniziali.

Ormai sapeva bene quali punti la mettevano più in crisi e quali le sue dita scivolavano tranquille sulla tastiera, come se avessero fatto loro quei passaggi.

Inspirò, muovendo la testa mentre la musica incalzava e cresceva, disperdendosi ovunque e riempiendo il vuoto dell'auditorium: quel posto era diventato suo ormai, l'unico dove si esercitava e dove trovava la pace e il silenzio.

Era il suo posto.

Mosse le dita, arrivando alle note finali della canzone e lasciò mani sulla tastiera, aprendo lentamente le palpebre: era lì, lo sapeva.

Lui non aveva fatto alcun rumore ma era lì, era apparso come sempre.

"Ciao" mormorò, voltandosi appena e vedendo il suo volto con il sorriso tranquillo che aveva sempre: Mark era in piedi, al centro del corridoio che divideva in due la platea e dalla porta d'ingresso conduceva direttamente al palco.

"Ciao" mormorò lui, accompagnando il saluto con un gesto della mano: "Sei migliorata tantissimo..."

"Mi sono esercitata" Harper sospirò, scuotendo la testa e incassandola poi nelle spalle: "Non penso mi piazzerò bene, ero ferma da troppo."

"Me lo suoneresti un'altra volta?"

Lo guardò, annuendo con la testa e sistemandosi sullo sgabello, ripetendo ancora una volta le note iniziali della melodia, lasciandosi prendere e facendosi cullare dalla tonalità delicata che aveva quella musica.

Ogni volta che la suonava poteva capire perché l'aveva catturata così tanto fin dalla prima volta che l'aveva ascoltata.

Arrivò ancora una volta alla parte finale, carezzando i tasti che doveva premere e rimanendo poi immobile, quando arrivò all'ultima nota.

Non si voltò verso Mark, esattamente come prima, sapeva che era ancora lì.

In fondo lo aveva sempre saputo, avvertito la sua presenza.

Dentro di sé, nascosto da tutto, aveva sempre saputo cosa fosse.

"Te ne vai, vero?" gli domandò, voltandosi verso di lui e vedendolo vicino al palco con le mani in tasca e il sorriso sul volto.

"Sì, direi di sì" Mark si fermò, storcendo appena il volto in una smorfia e guardando verso il basso: "Non tornerò più da te."

Quando se n'era accorta? Quando aveva capito?

Non sapeva dirlo con esattezza, ma quando era arrivato il tarlo aveva voluto fare qualche ricerca e interessarsi di un qualcosa che non le era importato, almeno fino a quando Mark non era entrato nella sua vita: "Sai, mi sono informata sull'altra persona coinvolta nell'incidente e non capisco: c'era un uomo di settantacinque anni al volante ed era solo."

Lo guardò, vedendolo annuire e piegare appena la bocca in un mezzo sorriso: "Penso che se mi fossi presentato da te con il mio aspetto da morto..." Mark si fermò, lasciando andare un lungo sospiro: "Tu saresti scappata via e sarebbe stato difficile avvicinarti. Ho pensato che così, sarebbe stato più facile: io non ho visto niente, non ho visto l'oscurità che ti ha spaventato così tanto, io..." Harper rimase a fissarlo, guardando come il volto che era sempre stato fresco e giovanile, sembrava di colpo segnato dal tempo.

Eppure davanti a lei c'era il ragazzo che aveva conosciuto.

Mark aprì di nuovo la bocca, richiudendola mentre socchiudeva gli occhi: "Mi sono ritrovato lì, sulla strada e fissavo il mio corpo. Poi ti ho vista, ho visto mentre ti salvano e ti ho seguita, mi sentivo colpevole per quello che avevo fatto."

"Mi hanno detto che hai avuto un infarto mentre guidavi..."

"Sì, fulminante. Io sono morto per quello, non per lo scontro" Mark si fermò, sospirando ancora una volta: "Però tu... Mi sentivo in qualche modo legato a te e quando ho visto come ti nascondevi, come volevi solo lasciarti scivolare addosso la vita, ho pensato che se ero lì con te dovevo in qualche modo aiutarti e quindi..."

"Quindi mi hai rotto le scatole in ogni modo possibile" decretò Harper, voltandosi completamente verso di lui e fissandolo in volto: "Eri tu che bussavi la mattina?"

"Sì"

"Vaffanculo" gli disse con la voce tranquilla, vedendolo incassare quella parola con il suo solito sorriso.

Mark si avvicinò di qualche passo, guardandola dal basso e posando le mani sul bordo del palco, mentre le sorrideva: "Tu hai un grande talento, Harper. Hai una vita davanti a te e non gettarla via perché hai avuto paura ad aprire gli occhi: forse non c'è davvero niente dopo o forse qualche religione ci ha preso. Non lo sappiamo, dobbiamo solo arrivare a quel momento sapendo di non avere rimpianti, bambina."

"Io..."

"Non mi serve una risposta, Harper" la interruppe Mark, scuotendo appena la testa e tornando indietro di qualche passo: "Non la voglio, volevo solo che tu uscissi dalla tua paura o, almeno, che tu facessi un passo e..." Harper lo vide allargare le braccia e ridere sommessamente: "Beh, da quando ti conosco ne hai fatti tanti."

"Io non lo so..."

"Direi che è normale non sapere" le disse Mark, infilando le mani in tasca e guardandola con la testa inclinata di lato: "Sei pronta per domani?"

Harper si voltò, osservando la tastiera bianca e nera, stringendo le labbra a una fessura e poi voltandosi verso il ragazzo, l'uomo, il fantasma... Non sapeva nemmeno come definirlo adesso.

"No" bisbigliò, lasciando quella parola fra di loro e vedendolo annuire con la testa, mentre lei chinava il capo e si guardava le ginocchia coperte dai jeans scuri.

"Va bene così, Harper" le mormorò Mark, facendola sorridere per il suo tono tranquillo: "Va bene così."


a/n: ed eccoci al penultimo capitolo di questa breve storia, con la verità riguardo Mark. Avevate già capito chi era oppure è stato improvviso? Devo dire che è stato interessante sviluppare il loro rapporto, abituata come sono a creare relazioni romantiche fra i miei protagonisti...

Non aggiungo altro e, come sempre, vi chiedo di lasciarmi un commento e/o una stellina per farmi sapere la vostra opinione sul mio lavoro e permettermi anche di crescere qui sulla piattaforma.

Come sempre chiedo scusa per eventuali errori lasciati e, per l'ultima volta, vi do appuntamento a venerdì prossimo con l'ultimo capitolo!


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Tre minuti, quattordici secondiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora