Premessa

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Ho davvero un brutto cognome. Suona male.

Non avevo molta scelta su cosa scrivere in copertina, un nome d'arte efficace non l'ho ancora pensato.

Era meglio quando era Lou a scrivere, tutto molto più semplice. Ma Lou è cinico, campa sul marcio che c'è nel mondo e si diverte a raccontarlo. Ora come ora, Luca non ce la fa a digerire la negatività. Per questo motivo deve riflettere sulle storie da raccontare, se ce le ha - e non ce le ha, perché è troppo preso dagli studi e dagli impegni per dedicarsi alla narrativa. Senza Lou, poi, Luca non ha di verve e non fa ridere.

Gli resta però la musica, che continua a fungere da passepartout per vedere cosa accade in altri mondi. Parlo della fantasia, qualità che non manca a nessuno dei due, ma soltanto uno ha l'altra dote necessaria per fare il cantastorie. Quello purtroppo è Lou, mentre Luca ne ha un bel po' di inibizioni.

Allora, che scrivere? Come far fruttare il tempo libero prima che inizi il secondo anno di università e si torni a fingersi pedagogisti in erba? Non lo so, in parte neppure mi interessa.

Come al solito, ci si rimette a buttare giù righe nella speranza di non mandare tutto a monte appena il tempo viene meno, o gli impegni non si possono procrastinare. Non ho niente da dire circa quello che state per leggere, se non che, di nuovo, si parte da una tabula rasa, che la musica di compagnia aiuterà a trasformare in qualcosa che abbia una sostanza e una forma. Oppure, ed è meglio, qualcosa alla base in effetti c'è già: una preoccupazione, un timore.

Sono un fratello maggiore pessimista, pieno di ansie e con così tanto rancore da poterci edificare una muraglia cinese nella mia Liguria, che è dove, per l'ennesima volta, ambiento la storia. Ciò non mi rende meno apprensivo o meno responsabile nei confronti delle creaturine che amo, a cui aggiungiamo una nipotina adorabile.

Un'altra canzone è quella preoccupazione che si trasforma in libro, in solfa, quel che vi pare. Non lo tirerò per le lunghe, vedrò di non perderlo per strada, cercherò di dargli una conclusione coerente (visti i risultati indegni che precedono pure la mia mala-fama). Vuole essere un regalo ai piccini che crescono e che talvolta dimenticano delle lezioni fondamentali, le stesse che si reimparano nel tempo.

Ditemi voi. Si comincia.

PS. Il tag per adulti è una bugia a cui sono costretto considerati i tempi di eccessiva sensibilità verso qualsiasi cosa. Questo non è un libro per adulti, ma per tutti, esclusi i più piccoli. Strano che sia per tutti, visto che, ci tengo a precisarlo, sono totalmente contrario all'ideologia woke e quando (si spera) sarò abilitato a insegnare farò tutto quanto in mio potere per estirpare la pedagogia delle coccole da questo mondo. Mi sono sfogato, iniziamo.

Un'altra canzoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora