Gianlu non lo faceva apposta a darsi delle arie, ostentarsi era nella sua indole. Prendeva come modello di riferimento sé stesso per fare un paragone fuori luogo, mentre mi ordinava di usare le sbarre dello scivolo per fare delle trazioni.
«Su, giù, su, giù» diceva a tempi di quattro battute, dopodiché s'inventava un insulto creativo per spronarmi, a detta sua. Diceva che non stavo messo male, avevo un buon corpo, ma la vera forma fisica era ben altra, e il militare ne aveva fatto incetta al campo di addestramento.
«Per quanto dobbiamo andare avanti?» piagnucolavo in un bagno di sudore, senza ottenere che nuovi insulti rallegranti tutti quanti, pure quelle carogne che chiamavo amici. C'era un bel pubblico a dar man forte a Gian, nessuno invece faceva il tifo per me.
«Vai bene su con quel culo!» strillava lui, prima di darmi un colpo sulle natiche col casco. «Sembri un testicolo che dondola!»
«Dondola come un testicolo!» rideva Davide, «Se si poggia di pancia sulla ringhiera è tipo panni stesi» aggiungeva Nello, «Un fisico da quattro a zero per gli altri» commentava Andrea.
"Allenarmi" non aveva alcuno scopo sportivo o salutistico, eravamo proprio fuori strada. Per arrivare al fulcro delle cosiddette "lezioni private" bisognava anzitutto temprarmi nello spirito, sempre a detta di Gianlu, a cui iniziai a imputare una certa inclinazione per il sadismo.
Mi fece fare quella vita per una settimana, ed io, furbo, me la feci andare bene perché non soltanto speravo genuinamente che mi desse validi consigli, ma pure perché, dopo il rovinoso primo incontro con Virginia, ero del tutto abbattuto: avrei dato il sangue per tornare indietro e rimediare.
Un giorno, infine, lo strepitai, mentre correvo in salita per la collina e lui m'inseguiva in scooter, brandendo un bastone col quale aizzarmi come un cavallo: «Sono pronto! Sono motivato!» con la disperazione propria di uno realmente convinto delle sue parole, sebbene col medesimo tono le avessi gridate tutti i giorni.
Lui frenò, con disinvoltura e tranquillità affermò: «Bene, allora cominciamo con la teoria» e smise di tormentarmi, salvo concludere rivelando che l'allenamento non fosse affatto un espediente per testare la mia motivazione, bensì un modo come un altro per fare nonnismo – belle storie da raccontare ai nipoti.
Digerii a fatica l'urto per essere stato così inutilmente umiliato e lo seguii nelle sue uscite solitarie, quando la sera bazzicava per i bar di quartiere e non dava la minima impressione di essere un soldato. Nel frattempo, a scuola evitavo ogni potenziale contatto con Virginia, e lei nemmeno si accorgeva della mia presenza. Non ce la facevo, solo immaginare un'altra figuraccia mi faceva girare la testa; pure parlarne con Desiree mi avrebbe provocato uguale malessere, dunque anche i discorsi furono evitati sviando sempre su qualche altro argomento e lei sembrò farsene una ragione.
Sembrò, in verità il suo intuito aveva colto le spiegazioni dietro la mia stranezza, che alla fin fine mi accomunava a terzi: ormoni, ricerca dell'identità, senso di appartenenza, delusioni, illusioni, sbalzi d'umore, difficoltà a scegliere, impossibilità a dimenticare; la lista dei sintomi della sindrome della teenage wasteland non mi rendeva speciale, ma parte di un tutto ove sentirmi in bella compagnia. Ma se c'è una cosa che un adolescente vuole sopra ogni cosa, oltre al sesso, è essere speciale, non di certo uno sbadato in una realtà che non ammette uomini deboli.
A questo Desi non c'era arrivata, credo, ma Gianluca sì. E parimenti alla società, non lo avrebbe permesso.
Enoteca sotto casa mia, una sera di novembre. Quattro pensionati imbottiti di Traminer, una graziosa a portare i calici, il proprietario a tirare le somme dietro la cassa. Il soldato, nel dehor, accendeva la Marlboro e guardava il fumo fluttuare verso l'alto assumendo forme curiosamente artistiche, suadenti quasi. «Parlare con le ragazze, eh» gracchiò. «Mi sembra che tu ne sia capace, quando non ti gira il pistolino.»
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Un'altra canzone
RomanceL'adolescenza è un'età difficile. Per accorciare le distanze con il suo fratello quindicenne, un cantante racconta le storie della sua giovinezza, della vita senza tecnologia e di un amore ancora vivo per una ragazza mai dimenticata.