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Le avventure estive, di norma, non si scordano a comando. Non interessa a nessuno cosa accadde tra Gianlu e Chicca quell'estate, pertanto sorvolerò sui dettagli della loro pseudostoria d'amore. Lei goth che affissi in camera aveva i poster di Marylin Manson, lui scanzonato di periferia che per crearsi un futuro si arruolò nell'esercito. Belli a vedersi - se presi singolarmente, perché come coppia non avevano ragion d'essere.

Inutile precisarlo, con Chicca ero in buoni rapporti sempre perché non costituivo una minaccia; con Gianlu il discorso è differente, giacché tre anni di anzianità in più gli conferivano dei diritti sulla nostra pelle di pivelli. Malgrado le tirate d'orecchi, le prese in giro e i fallacci criminali al limite dell'area, quell'estate Gianlu si riscattò vedendo che fossimo cresciuti, e lui anche s'era raddrizzato. In parte mi dispiacque spifferare a Chicca che il ragazzo per cui aveva iniziato a provare sentimenti aveva altre tresche in giro, in parte sapevo di fare la cosa giusta. Ne guadagnai un consolidamento del rapporto con lei e una peculiare forma di ammirazione da parte del dongiovanni, che con ogni probabilità era venuto al corrente del fatto che l'avessi sputtanato e non gli importava. Oppure, temo, gli avevo fatto un favore.

Sia come sia, questo incipit ci serve per spiegare come l'SMS di Chicca mi avesse spianato la strada verso il punto di non ritorno, oltre il quale tutto sarebbe presto stato diverso.

Nel pomeriggio feci una volata al campetto, lei aveva bisogno di parlare del suo dolore mentre Gianlu, poco lontano a cazzeggiare con gli amici portapizze, si rilassava pensando ad altro. Lasciamo stare il contenuto, una solfa trita e ritrita di autocommiserazione e finali alternativi da desiderare.

Siccome l'opera di bene durò qualche ora, a darle manforte si accostò altra gente che frequentava il campetto. Tutti concordammo, appurando che la parola non l'avrebbe mai guarita in breve tempo, che Chicca necessitasse di uscire di casa, dove la sua indole dark l'avrebbe reclusa, in serata, per ascoltare musica da tagliarsi le vene. No, alla nostra tetra lolita dovevamo portare una boccata d'aria fresca e, chissà, aprirle un mondo che i suoi amici vampiri non frequentavano - troppo casual e frivolo e omologato per chi già allora faceva della depressione un vanto.

La spedimmo a casa di un'altra ragazza, che si sarebbe occupata del make-up. Io, non avendo altro da fare sino all'ora dell'appuntamento, optai per tornarmene alla mia dimora. Gianlu, stravaccato sul Runner a fumare, m'intercettò. «Ehi, bel tenebroso, che si dice?»

Con l'acqua passata sotto i ponti, mi presi la libertà di assumere un tono amichevolmente provocatorio. «Mah, le solite cose, rimedio ai danni di un grosso stronzo. A lei come va, soldato?»

Né l'ombra di un pentimento né una parvenza di pietà per Chicca. Gianlu nel suo essere sé stesso era inamovibile e glaciale, indifferente come i tardi anni novanta gli avevano insegnato a mantenersi nei riguardi di chiunque. Un'altra ragazza che per lui e per i suoi occhi azzurri avrebbe pianto era solo l'ennesima pratica da archiviare. Eppure...

«Sta male, eh?»

Dapprima fui incerto sull'udito, e i suoi amiconi che mi guardavano storto non aiutavano. Poi, pensai che il tempo che se ne va è la sfiga di tutti, poi ancora che tra i tutti c'è qualcuno che due dilemmi in croce se li pone. Magari Gianlu quel paio di riflessioni le aveva fatte, mentre in pubblico ripeteva senza sosta quanto gli piacesse lanciare le bombe al campo d'addestramento militare. Mi limitai a fare un cenno di capo.

«Capisco» disse prima di inalare altro fumo in tranquillità. «Adesso la puoi trombare te, sembra che le piaci.»

«Azzo dici?» sobbalzai. «Mi spiace, Chicca è una bella ragazza e un bel tipetto, ma non è il mio genere.»

«Già» mormorò alzando lo sguardo al cielo, «te sei quello serio della banda, 'ste cose non le fai. Ti apprezzo, sai?»

«Pff, non è vero. Siamo agli antipodi.»

Un'altra canzoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora