_.-° Capitolo XX °-._

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Dahsyut era molto diversa da Kheopys. Non vi era il grande coacervo di razze che regnava nella capitale e non era neanche così tecnologicamente avanzata. Era meno soffocante e più aperta, meno brutalizzata da suoni artificiali e molto più cullata dai normali accenti sonori. Sembrava più spartana e meno soggiogata dall'avanzare scientifico della razza umana, eppure non si faceva mancare niente. Di certo non gli edifici dai colori pastello e dai bassi piani coesi che sembravano creare una specie di armonica scala cromatica. E neanche gli ampi spazi verdi da cui si poteva sentire le grida dei cuccioli arrivare fino a loro. E di certo non i centauri che invece scarseggiavano nella metropoli: non appena avevano messo piede nella città, ne aveva subito scorti un paio e adesso che stavano attraversando il frenetico mercato poteva vederne molti altri vagare tra le bancarelle. Sembravano stranamente a loro agio, così come lo erano gli umani con cui avevano a che fare. Nella dispersiva città centrale invece aveva avvertito più di una volta lo sguardo sospettoso o incredulo di coloro che le passavano accanto e non era stato certo piacevole. A Dahsyut era evidente che gli scambi tra Branchi e altre razze erano invece all'ordine del giorno.

«Siamo arrivati nel giorno peggiore.»

Le parole della felina attirarono la sua attenzione e Taynarim le lanciò un'occhiata perplessa.

«Perché?»

L'altra fece una specie di smorfia con le labbra sottili.

«Perché è il giorno in cui si radunano i Branchi della zona.»

«E quindi?»

Solo allora Daxjes le lanciò un'occhiata cupa e Taynarim capì che la situazione non doveva essere così allegra come si era prospettata.

«Quindi dobbiamo stare attenti. Alcuni di loro sono territoriali e non amano gli stranieri. Soprattutto se interagiscono con altre razze al di fuori del semplice baratto.»

La giumenta si fece a sua volta scura in viso e cominciò a lanciarsi occhiate guardinghe. Se prima quel posto le era sembrato il Paradiso rispetto a Kheopys, adesso le pareva di scorgere occhiate torve intorno a sé, e proprio da coloro che appartenevano alla sua stessa natura.

«Cosa stiamo cercando?»

La voce di Seldan arrivò calma alle sue orecchie e Taynarim si sforzò di non voltarsi per controllare che lo fosse davvero. Aveva deciso di ignorarlo e fare finta che non esistesse per concentrarsi sul suo Destino, ma si stava già dimostrando difficile.

«Cibo, acqua e un riparo per stanotte.»

«Riparo?»

«Siamo in viaggio dall'alba e tu devi finire di recuperare le forze. Inoltre potrebbe volerci un po' per trovare un posto che ci accolga. Ripartiremo domattina per il Lago.»

«Io sto bene. Se è solo per me che ti vuoi fermare qui, possiamo risparmiarcelo.»

Prima ancora di finire la frase, poté percepire chiaramente l'occhiata di fuoco sulle proprie spalle e non riuscì a trattenersi dal lanciare uno sguardo furtivo al mustang che le seguiva.

«Ci fermeremo. Non credo che qualunque cosa tu voglia raggiungere scapperà stasera.» si impuntò lo stallone.

«Infatti. Inoltre, se non te ne sei accorta, stai barcollando da quando siamo scesi dall'idropulsore.» il tono della Parda adesso sembrava leggermente divertito, ma alla centaura non piacque lo stesso.

Incrociò le braccia al petto e scostò lo sguardo sulle bancarelle. «Io non sto barcollando.» borbottò sottovoce. Ma era una bugia e lo sapeva perfettamente.

Da quando aveva rimesso gli zoccoli a terra si sentiva più stanca di quando era salita sulla zattera sonica e avvertiva ogni passo riverberarsi sul costato escoriato. Per fortuna né Daxjes né Seldan avevano detto una parola, ma quella sensazione oscillante non sembrava intenzionata ad abbandonarla. Era come se non fosse mai scesa veramente da quell'aggeggio e la cosa la irritava.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 17, 2023 ⏰

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