_.-° Capitolo XV °-._

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Il Mercato della Periferia di Kheopys era un luogo al contempo tetro e affascinante. Gli alti palazzi dietro cui era nascosto procuravano una specie di ombra perenne che rendeva l'ambiente cupo e quasi spettrale. Gli odori che nelle strade maggiori si disperdevano all'aria, sembravano concentrarsi in modo pungente, così come i rumori molesti. Nonostante l'aspetto ben poco invitante, sembrava che quel luogo fosse alquanto popolato e ogni bancarella per quanto piccola e malconcia vantava almeno uno o due clienti intenti ad osservarne e valutarne le merci. Lo sguardo dei mercanti era quanto mai poco affidabile e Taynarim fece una smorfia incrociando lo sguardo di Rettiliani, Satiri e anche un paio di creature mai viste prima.
«Non mi piace questo posto» affermò diffidente, continuando a stare al passo della felina ma ponendo molta più cautela.
«Questo perché sei intelligente. Le persone furbe non vengono da queste parti con leggerezza.» commentò Daxjes.
Lanciandole un'occhiata, la centaura si rese conto che anche l'altra sembrava più guardinga. Lo notava dai muscoli guizzanti evidentemente tesi sotto il manto candido e anche da come le pupille si fossero ristrette. Con quella penombra avrebbero dovuto allargarsi per cercare di abbeverarsi di più luce possibile, e invece le sue erano evidentemente concentrate sui particolari che la circondavano.
Stranamente, invece che farla sentire in allerta, quel comportamento la tranquillizzò. Sospirò impercettibilmente prima di riportare lo sguardo sulle persone che si aggiravano per quel luogo lugubre e puzzolente, e cercò di capire quale potesse essere il suo obiettivo.
«Bene. A chi mi consigli di rivolgermi?» domandò quindi passando attentamente lo sguardo sui vari mercanti all'opera. Mentre si dedicava a quel giro d'ispezione, i suoi occhi incapparono in un'altra di quelle creature color della sabbia con strane macchie a forma di mezzaluna di una tonalità leggermente più scura e su di questo si soffermò con più attenzione: era estremamente alto, ben più di lei, e decisamente longilineo, quasi scheletrico a onor del vero. Possedeva quattro braccia che teneva ben serrate al petto e coperte da una specie di tunica che arrivava fino in fondo ai piedi. La sua testa era un ovale quasi perfetto e il cranio si allungava mostruosamente all'indietro; le orecchie erano leggermente appuntite e quel particolare soggetto aveva deciso di abbellirne i lobi con alcuni ciondoli colorati. Il volto smunto e quasi incavato era praticamente privo di naso, anche se poteva scorgere un paio di fori che dovevano fungere da narici, sotto un paio di coppie di grinze della pelle. Gli occhi poi erano qualcosa di ancora più bizzarro: nessuna pupilla si muoveva all'interno della sclera che sembrava interamente sopraffatta dall'iride, eppure c'era una strana luce di riflesso che sembrava aiutare a capire dove lo sguardo fosse rivolto; per il resto, quelle pozze monocrome sembravano fatte interamente di scuro metallo liquido.
«Non ad un Kupleriano di certo?» le arrivò la voce di Daxjes.
Taynarim si riscosse da quell'esame approfondito a cui stava sottoponendo la creatura tetrabracciata e spostò gli occhi chiari sulla sua attuale guida.
«Kupleriano?»
«Non ne hai mai visto uno?»
La felina la osservò con curiosità prima di spostare gli occhi sulla creatura di cui stavano parlando e Taynarim si scrollò di dosso la sensazione di derisione che aveva creduto di percepire nella sua prima frase.
«No.. che cos'è?» chiese quindi curiosa, tornando a sua volta a fissare il soggetto del suo interesse.
«Nessuno lo sa con certezza. Sono molto chiusi. Si sa solo che sono venuti dalle stelle. Sono atterrati qui secoli fa, subito dopo che il mondo fu creato dai Tre Supremi. La loro nave volante è caduta nell'isola di Wherdut e da allora sono stati costretti a rimanere qui. Anche se quasi nessuno si è mai addentrato abbastanza in quel posto sperduto per confermare queste voci..»
Affascinata dalla voce della Parda e dalla storia stessa di quegli strani esseri, Taynarim rimase immobile a fissare il Kupleriano, che lentamente mosse gli occhi grigi su di lei. Con il cuore che perdeva un battito, la centaura si irrigidì mentre i loro sguardi si incrociavano e per tutto il tempo che rimasero agganciati il respiro le rimase fermo in gola. Quando finalmente un paio di palpebre apparvero a interrompere quel contatto quasi mistico tra loro, la ragazza riuscì a tirare il fiato, costringendosi a scostare lo sguardo dal volto alieno dell'essere.
«Tutto bene?»
La voce della felina le arrivò quasi ovattata e fu in parte come una carezza rassicurante, al punto che Taynarim si ritrovò a sospirare di sollievo.
Scuotendo la testa per riprendere il controllo si voltò a fare un mezzo sorriso rassicurante alla Parda accanto a lei e la trovò a fissarla impensierita.
«Sì. Tutto bene»
Daxjes non sembrava convinta ma, forte di quel suo carattere che ammirava sempre di più, non fece domande, limitandosi ad annuire ed indicarle poi con un cenno del muso un angolo un po' più remoto rispetto a dove si trovavano.
«Da questa parte» le disse, prima di muoversi sinuosa nella direzione indicata.
Con un ultimo sguardo al Kupleriano, Taynarim si affrettò a seguire la Parda e a porre nuovamente attenzione all'intero Mercato. A ben guardare non era così grande: occupava a malapena metà di una strada larga ma trascurata, e anche se all'inizio poteva sembrare dispersivo, poteva intuire un certo schema tra una bancarella e l'altra.
Quando tornò a fissare la strada tracciata dalla Parda davanti a sé, dovette fermarsi di colpo per non andare a sbatterle addosso. Inchiodò giusto in tempo per non calpestarle la lunga coda inerme a terra e per un attimo il suo temperamento nevrile tornò ad affacciarsi fuori dell'angolino dove si era rintanato fino ad allora.
«Ma che..? Perché ti sei fermata?!»
Daxjes si voltò a lanciarle un'occhiata stranita, poi sbatté le palpebre come se fosse la prima volta che la vedeva.
«Siamo arrivate. Quanto pensavi che fosse lontano?»
Taynarim le lanciò un'occhiata diffidente, poi spostò lo sguardo sul buco in mezzo alla parete davanti a cui sostavano.
«E io dovrei infilarmi lì dentro?» chiese incredula.
«Solo se le informazioni che cerchi sono davvero importanti per te» affermò tranquillamente la Parda sedendosi accanto a lei.
Taynarim le spedì un'altra occhiata scettica, poi tornò a fissare il buco oltre il quale avrebbe dovuto scivolare.
«Non ci passerò mai. E' troppo piccolo!» esclamò sicura di quello che diceva, andando a incrociare le braccia al petto come una puledra che faceva i capricci.
Daxjes si lasciò sfuggire una risatina, poi si mosse verso il buco con sicurezza. Era troppo piccolo perfino per lei, ma questo non sembrò impensierirla minimamente.
«Non tutto ciò che vedi è come sembra» le sussurrò prima di inoltrarsi attraverso la parete.
Quello che appariva come un muro in parte diroccato e con assi di legno esposte, ma pur sempre di solida pietra, sembrò molleggiare contro la figura della Parda, riverberando la sua figura entrante in tante onde intorno a sé che si dissolsero rapidamente tanto quanto erano apparse dietro a Daxjes.
Scioccata da quanto appena accaduto, Taynarim si avvicinò lentamente al muro che aveva appena inghiottito e fatto sparire la Parda, per poi tentare di attraversarlo con il solo palmo della mano destra. Quando se lo vide scomparire oltre il falso intonaco, capì che dietro quel trucco doveva esserci lo zampino di un Changeling.
Con la mascella serrata in una ferrea morsa, la centaura prese un bel respiro cercando di calmare il proprio istinto, che le imponeva a gran voce di girare i quarti posteriori e andarsene. Tuttavia una minuscola parte di lei le sussurrava che se Daxjes l'aveva portata fin lì, significava che era il posto giusto dove trovare ciò che cercava. Si fidava di quella Parda, anche se non sapeva fino a che punto, considerato dove l'aveva portata.
Deglutì cercando di mantenere il controllo, poi trattenendo il fiato decise di superare a sua volta quella soglia magica e chiuse gli occhi ponendo una zampa davanti all'altra. Attraversare quel muro invisibile era come immergersi in una cascata d'aria delicata: sentiva i peli del corpo rizzarsi, ma al tempo stesso non avvertiva freddo, solo la curiosa sensazione di una carezza solleticante su ogni centimetro di pelle che passava oltre il portale. Era stranamente piacevole anche se non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura.
Quando finalmente fu interamente all'interno di quel luogo, avvertì un leggero scampanellio diffondersi nell'aria dissolvendosi morbidamente al suo orecchio e si decise a schiudere le palpebre. Ciò che vide la stupì non poco: il posto era riccamente adornato, pieno di accessori dai decori dorati o di oggetti bizzarri mai visti prima d'allora. C'era uno strano odore di fumo e legna bruciata, ma era qualcosa di gradevole non di acre. E a ben notare, poteva sentire dolci note musicali rincorrersi nell'aria che le ricordavano il tintinnare di gioielli e il dolce flauto di Pan.
Mentre si guardava estasiata intorno, riuscì a posare lo sguardo sulla sua amica Parda che sembrava quanto mai interessata a uno strano oggetto sferico dalle sembianze di insetto. Era come se si aspettasse di vederlo muovere e non vedesse il momento che lo facesse.
Perplessa davanti all'espressione curiosa dell'altra non si accorse dapprima del Satiro che si fece avanti da dietro un arazzo sapientemente disposto in modo da coprire una seconda stanza.
«Benvenute, mie care signore, nella Bottega delle Meraviglie! Come posso esservi utile?»
Subito lo sguardo di entrambe si calamitò sul proprietario e per un lungo istante Taynarim avvertì il ribollire del sangue scrutandone la fisionomia caprina. Tuttavia si accorse presto che quel Satiro non era lo stesso che l'aveva ingannata e così il suo buonsenso riprese il controllo sul caratteraccio.
«Ho bisogno di alcune informazioni» rispose quindi con diffidenza incrociando nuovamente le braccia al petto.
«Ah! Informazioni! Non esiste cosa più preziosa..» commentò vago il Satiro avvicinandosi a uno strano oggetto a conca e immergendovi un dito. Ne raccolse una punta di una strana sostanza dai dubbi effetti e se la spalmò all'interno della bocca prima di tornare a rivolgersi a lei. «E che tipo di informazioni andate cercando, signorina?» chiese con sguardo malizioso mentre finiva di succhiarsi il dito.

Cuore di CentauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora