_.-° Capitolo V °-._

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Il suo cammino si fece molto più lento e difficoltoso, ma Taynarim non era disposta a cedere davanti a quella vegetazione problematica. Aiutandosi con le mani e gli zoccoli anteriori, cercò di farsi strada strenuamente, abbassandosi quando le fronde scendevano sulla sua testa e saltando quando le radici uscivano dal terreno, apparentemente allo scopo di farle sgambetto.
Dopo quelle che le parvero ore, la giumenta si costrinse a fermarsi nei pressi di una delle pozze acquitrinose che costellavano le Paludi Meridionali. Sapeva che il Portale doveva essere da quelle parti, ma poiché non aveva mai attraversato quell'angolo dell'isola non aveva la più pallida idea di quale fosse il punto preciso. Suo padre le aveva detto che quando fosse stata nei dintorni se ne sarebbe accorta, ma ancora non le sembrava di notare niente di diverso dal solito. A parte la puzza di acqua stagnante, ovviamente.
Con un sospiro nervoso, si lasciò cadere a un paio di metri dal bordo dell'acquitrino e prese nuovamente la borraccia tra le mani. Gli occhi chiari continuavano a guardarsi intorno e le sue zampe erano pronte a scattare. Sapeva che da quelle parti si aggiravano dei Rettiliani e non aveva alcuna intenzione di incontrarne. Erano esseri subdoli e pericolosi, che si erano votati alla magia oscura e agli Dei dell'Oltretomba. Sacrificavano i loro nemici all'Altare del Sangue e cercavano in tutti i modi di assorbire quanta più energia possibile per assoggettare il Mondo al loro volere. Insomma, erano esseri da evitare il più possibile. Anche più degli Yeti.
Mentre ancora si guardava intorno alla ricerca di qualche indizio su dove potesse trovarsi il Portale, Taynarim scorse un movimento poco lontano in mezzo alla boscaglia. Lasciò subito cadere la frutta che stava gustando e dopo aver recuperato lo zaino di cuoio cercò di nascondersi dietro uno degli alberi più grossi a disposizione. Sapeva che la sua stazza non era decisamente facile da occultare, ma di certo ci avrebbe provato al meglio delle sue capacità.
Tentando di fare il minor rumore possibile, si spostò in modo che la sua parte equina venisse celata da alcune enormi felci, mentre con la sua parte umana continuava a sbirciare appena da dietro il largo tronco di una latifoglia sempreverde. In quella perpetua penombra distingueva solo pochi contorni, ma non appena la vista le fu un po' più chiara, riuscì a scorgere due figure lacertiliane strisciare a quattro zampe. Un brivido le corse lungo la schiena e decise di rimanere immobile a sbirciare solamente di quando in quando la situazione.
I due lucertoloni si fermarono nel punto in cui lei aveva sostato fino a pochi istanti prima e curiosi raccolsero il raspo d'uva che aveva abbandonato per andare a nascondersi. I due si scambiarono occhiate e strani sibili, facendo schioccare le mascelle da rettile e lanciando occhiate interessate nei dintorni. La stavano cercando e se avessero fatto bene attenzione, probabilmente l'avrebbero anche trovata.
Con il cuore che galoppava rapido nel petto, Taynarim rimase immobile a fissare quelle due figure squamose che continuavano a parlottare nella loro lingua, e quando ripresero la via, tornando a strisciare il ventre liscio a terra, lei tirò un sospiro di sollievo. Se l'era cavata per un soffio, ma era sicura che in futuro non le sarebbe andata così bene.
Facendo attenzione a provocare il minimo rumore possibile, Taynarim venne fuori dal suo nascondiglio e si diresse con passo morbido nella direzione opposta a quella presa dai due lucertoloni. Se erano da quelle parti, significava che anche il Portale lo era e che quindi non era molto lontana dalla sua destinazione.
Con fare guardingo e al contempo eccitato, la centaura superò diversi tronchi di albero, aggirando lateralmente l'acquitrino maleodorante, raggiungendo così l'altra sponda e ricominciando a districarsi tra basse liane e alte epifite. Se non fosse stato così difficile da attraversare, quel posto non sarebbe stato poi così male. Togliendo le pozze stagnanti, ovviamente.
Dopo aver fatto ancora qualche decina di metri, Taynarim avvertì una strana sensazione serpeggiarle sulla pelle scura. Era la prima volta che le capitava e di certo non era la solita sensazione di quando si trovava in pericolo. No, era qualcosa di diverso. Era come se qualcuno cercasse di carezzarla senza farle male e al contempo la attraesse da qualche parte. Con un'espressione curiosa e basita, Taynarim seguì quella sensazione che si faceva sempre più forte mentre superava l'ennesima felce troppo cresciuta.
Guidata da quella mano invisibile, spuntò all'improvviso in quella che sembrava una piccola radura e i suoi occhi si posarono sull'immenso Portale dai ricchi colori blu e viola. Sembrava che mille e mille fulmini si fossero uniti in una danza circolare e che continuassero a rincorrersi tra schiocchi e ronzii luminosi.
Estasiata da quello spettacolo, non si accorse minimamente del Rettiliano di guardia, che non appena la notò le puntò contro una lunga lancia dall'aspetto primordiale, sibilando qualcosa.
Solo dopo diversi secondi, Taynarim si rese conto della sua presenza, e strabuzzò gli occhi vedendolo gettarsi a terra e strisciare nella sua direzione. In un gesto istintivo, si alzò sulle zampe posteriori, imbizzarrendosi e cercando di tenerlo lontano, ma nemmeno la minaccia dei suoi zoccoli sembrò intimorirlo più di tanto.
Quando il lucertolone tentò di afferrarla da un fianco, Taynarim saltò di lato per impedirglielo, ma le sue unghie di rettile erano ormai ben salde al suo garrese e presto la centaura si ritrovò cavalcata da quell'essere orribile.
Con un gesto nervoso prese a sgroppare violentemente e il rettiliano perse la presa su di lei, ricadendo nuovamente a terra. Approfittando di quel piccolo vantaggio, Taynarim gli si fece addosso e con un movimento preciso abbatté gli zoccoli a un soffio dalla testa del lucertolone.
Quello rimase immobile per lunghi attimi, probabilmente convinto di essere morto, poi lentamente schiuse una delle membrane laterali degli occhi e puntò un'iride giallognola dalla pupilla verticale su di lei. Si fissarono per un lungo istante e la centaura incrociò le braccia al petto fissandolo dall'alto in basso.
«Sssssei sssleale..» sibilò con una strana voce roca.
«Tu mi hai attaccata per primo» ribatté lei fissandolo con astio.
«Volevo sssssolo rrissscuoterre il dazzzzzio..»
«Dazio? Per cosa?»
«Perrr il passsssaggio» indicò lui (o lei, non avrebbe saputo dirlo) con un cenno del muso rettiliforme.
«E da quando si paga una tassa a voi per passare?» si informò diffidente.
«Dalla sssstipulazzzione del Patto..»
Taynarim assottigliò lo sguardo e puntellò le mani sui fianchi umani chinandosi appena verso il rettile, che istintivamente si ritrasse, quasi si aspettasse di venire colpito.
«Intendi il Patto con Fhamorel di Passolungo?» chiese ancora diffidente.
Il lucertolone annuì, lasciando che la lingua biforcuta saggiasse l'aria fuori dalle labbra squamose, prima di spostare lo sguardo oltre di lei.
«Forssssse avressssti fatto meglio a pagarrre e andarrrtene..»
Lei non capì cosa intendesse, finché qualcosa di duro non la colpì alla nuca. Avvertì il dolore intenso e poi si ritrovò sdraiata accanto al lacertiliano. Ebbe appena il tempo di vedere altri due suoi simili, poi calò il buio.

Cuore di CentauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora