Arrivo all'agenzia.
Ho la guancia completamente morta, insensibile e sputo ancora sangue.
Guardo la lucidissima targa di ottone sulla porta.
"Agenzia investigativa - Amico detective".
Entro. Tina è alla scrivania. Mi guarda. Tina è la mia segretaria. Ha lavorato per quarantanni alla FIAT, ora è in pensione. Abita nell'appartamento adiacente. Non si è mai sposata, senza figli e nessun parente in vita. Io sono il suo passatempo. Pulisce, ama la mia targa e non solo quello, prende le telefonate, e nell'attesa divora romanzi gialli.
<<Buongiorno signor Tono.>>
<<Buongiorno Tina, qualcuno ha chiamato?>>
<<Nessuno Signor Tono.>>
<<Humm.>>
Mi guarda, vede la guancia ma non mi chiede nulla.
Entro nello studio. Tolgo il caricatore e poso la Beretta sulla scrivania. Mi verso un bel bicchiere di Wisky e mi siedo. Ho solo venti euro nel portafoglio. Se non arriva qualcuno anche questo mese devo chiedere un prestito a Tina.
Mi tocco la guancia, con la lingua perlustro il buco, dove una volta c'era il mio fottuto giudizio, mi duole. Mi verso un altro wisky e mi risciacquo la bocca, penso di sputare nel cestino ma ci ripenso e ingoio tutto. Neanche l'wisky riesce a coprire il gusto rugginoso del sangue.
Allungo le gambe sulla scrivania e mi assopisco.
Sento bussare. Non sto sognando. Stanno bussando sul vetro della porta.
<<Sì.>>
Rispondo con la voce impastata.
<<Signor Tono, c'è un signore che desidera parlarle... può riceverlo o dico di ripassare...>>
<<No! No! Cinque minuti che finisco e poi lo faccia entrare.>>
<<Bene.>>
Tolgo l'arma e il bicchiere dalla scrivania. Sistemo l'ammasso di fogli da un lato e mi sistemo i capelli con le mani.
Passati i cinque minuti, sento la Tina bussare.
<<Avanti.>>
Entra un signore distinto, molto elegante, sopra i cinquanta ma ne dimostra dieci meno.
<<Prego, si accomodi.>> Dico, facendo un gesto impacciato verso la sedia vuota.
<<Piacere, mi chiamo Arturo Bandini.>> Mi dice, stringendomi con feremezza la mano.
Io, per educazione, mi alzo appena dalla poltrona e poi mi risiedo.
<<Prego.>
E ripeto il movimento per farlo accomodare e mentre ripeto un'altro e inutile prego, capisco che per oggi i prego a disposizione sono finiti.
Finalmente si siede.
<<Come posso aiutarla?>>
Silenzio. Dopo un attimo di indecisione, inizia a parlare:
<<Ecco, sono venutoa da lei perchè mi hanno parlato molto bene della sua agenzia.. so che è molto riservato e scrupoloso nelle indagini e so anche che mi posso fidare.. Amici comuni hanno garantito per lei..>
Mentre parla, penso a chi sono gli amici comuni, visto la qualita del vestito che indossa (alta sartoria), e il Piaget che porta sopra il polsino della camicia, un vezzo da egocentrici capitani d'impresa... cerco, frugo nelle mi sfilacciate sinapsi e il nome Arturo Bandini continua a non dirmi nulla e neanche l'ipotetiche amicizie paventate.
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SINFONIA PER ANGELI
NouvellesDue Killer alle prese con il caso e l'imprevedibile. La banalità del male si scontra con la realtà. Diavoli o angeli questo lo deciderà il racconto, per metà scritto dall'autore e per il resto, per il resto ci penserà il lettore.