Esco dal locale dopo essermi cambiata e per un secondo sono felice di sentire l'aria fresca sul viso anziché l'odore di patatine fritte. Mi incammino a passo lento verso il mio quartiere che, data la stanchezza, raggiungerò nel doppio del tempo. La discussione avuta con Pierre mi ha messo di cattivo umore. È stato già difficile venire qui e lasciare la mia vita, poi una volta trovato un lavoro che almeno mi consentirà di essere indipendente, mi vogliono buttare fuori per il mio pessimo francese. Noi italiani non facciamo tutte queste storie quando gli stranieri non sanno la nostra lingua, invece qui sono fin troppo patriottisti.
Il vento freddo che mi punge si tramuta presto in goccioline d'acqua e mi ritrovo sotto un acquazzone man a mano sempre più fitto. I vestiti si inzuppano e si incollano al mio corpo insieme ai capelli diventati tutt'uno con la maglietta.
Sbuffo sonoramente perché credo che nella mia vita non ci sia fine alle disgrazie.
Continuo a camminare nonostante la pioggia perché si sta facendo davvero tardi, quando ad un tratto si ferma accanto a me un Suv bianco. Non mi fermo e proseguo per la strada, non sia mai adesso devo litigare pure con qualche mal intenzionato.
La macchina continua a stare al mio passo e qualcuno mi chiama dall'interno.
"Marianna!"
Mi giro al suo di quella voce e trovo Alexander che mi fa segno con la mano di avvicinarmi.
"Ciao" dico stringendo gli occhi per la pioggia
"Avanti sali ti do un passaggio a casa, dove vai sotto a questo temporale?" dice alzando il tono della voce per sovrastare qualche tuono.
Non so se perché sono stanca o semplicemente perché ho preso più fiducia in lui ma faccio il giro e salgo in macchina senza proteste.
Appena entro il sedile si riempie di una pozzanghera d'acqua data dai miei vestiti fradici e divento improvvisamente rossa per l'imbarazzo di aver sporcato una macchina così costosa.
"S-scusami è meglio che scendo sto facendo un casino..." dico afferrando la maniglia.
Lui si allunga e mi afferra un braccio. Mi giro a guardarlo e le sue iridi verdi, che mi ricordano quelle di un gatto, luccicano in tono gentile.
"Non fa niente" Mi dice con la mano ancora attorno al mio braccio. "Tieni se vuoi ho un cambio nello zaino" dice porgendomi lo zaino pescato dai sedili posteriori, mentre io mi esamino il punto in cui c'era la sua mano, che ha lasciato uno strano calore.
"Dovrei cambiarmi avanti a te?" rispondo acida tornando alla realtà
Lui alza le spalle e mi indica il dietro del suv con i finestrini oscurati. "Puoi farlo dietro....non guardo" promette vedendo il mio sguardo incerto.
Dato che già mi vogliono licenziare, non posso darmi malata, sarebbe un altro punto a mio sfavore, tanto vale cambiarmi.
Mi arrampico e passo nel retro, iniziando a sfilarmi la maglia umidiccia, non prima di essermi accertata che Alexander non sbirci.
Indosso la sua lunga felpa nera, che profuma di colonia e tabacco, e dei pantaloni di tuta dello stesso colore. Raccolgo i capelli zuppi in una crocchia disordinata sulla testa e infilo tutti i miei vestiti nello zaino che mi ero portata dietro.
Saltello sul sedile del passeggero e lui si gira a guardarmi. Mi squadra da capo a piedi con uno sguardo strano, dopodiché si sofferma sul mio viso. Non riesco a distogliere lo sguardo dal suo, sembra magnetico. Quei capelli biondi perennemente arruffati ,mi fanno venir voglia di infilarci le dita dentro, per testare quanto siano morbidi. Mi rivolge un sorriso timido e gli spunta pure una fossetta vicino alle labbra piene.
"Cosa facevi sotto al temporale?" Chiede lui mettendo fine alla mia trance.
"Ho finito di lavorare e devo tornare a casa...non potevo aspettare che smettesse di piovere" dico guardando difronte a me.
Nel frattempo lui riparte e la pioggia si infittisce ancora di più.
"Hai già trovato un lavoro?" chiede mentre si allunga per verificare che non arrivino macchine all'incrocio.
"Si beh...è stata una cosa molto improvvisata. Ma tanto non resterò a lungo..."
"Perché?" dice sorpreso
"Non credo di piacergli. Anzi forse non piaccio a nessuno in questo paese. Non capisco se quei pochi mi aiutano per pietà o per semplice dovere morale" concludo amareggiata.
"Se vuoi posso essere il tuo primo amico di Parigi. Io sono sincero, dato che ti sto aiutando nonostante sia un cazzone" risponde ridendo Alexander e facendo ridere anche me per la prima volta da quando sono qui.
"Hai ragione....sarai il mio unico amico sincero" dico sorridendo di cuore.
"Sono sicuro che se mostrassi di più questo bel sorriso anziché la solita faccia imbronciata, riusciresti ad andare d'accordo con qualcuno"
(Ha definito bello il mio sorriso?)
Intimidita dal suo commento non rispondo e guardo fuori dal finestrino, stringendomi un po di più nella felpa.
Inizio a sentire anche i brividi di freddo e la testa pesante, spero solo di non ammalarmi dopo due giorni che sono qui."Marianna....ei...siamo arrivati"
Alexander mi scuote delicatamente il braccio e apro gli occhi di scatto.
Mi sono addormentata?
Mi sento debole e infreddolita. I capelli sono ancora bagnati e le goccioline che colano nella felpa mi fanno salire i bridivi.
"Ti senti bene?" chiede preoccupato avvicinando il dorso della mano alla mia guancia. Il suo tocco è caldo, fuoco sulla mia pelle ghiacciata e pallida, e distinto mi spingo contro per sentirne meglio il calore.
Mi ritraggo all'istante, stupita del mio stesso gesto. "Si sto bene, ti ringrazio del passaggio. Appena posso ti ridó i vestiti"
Lui ridacchia e dice: " Sono curioso di come farai a trovarmi"
Agrotto le sopracciglia non cogliendo il significato delle sue parole e poi capisco. Non ho un suo contatto, non ho niente. Fin ora è sbucato fuori come un angelo custode.
Prendo il suo telefono poggiato sul posacenere della macchina, lo sblocco e inserisco il mio numero. Glielo passo e lui sorride di nuovo.
"Beh a presto allora. Buonanotte Mari"
"Buonanotte Alex" rispondo al suo nomignolo e mi infilo nel mio portone.Quando varco la soglia di casa le luci sono tutte spente e i piatti sporchi nel lavandino mi fanno intendere che hanno già cenato, comprensibile dato l'orario.
Percorro il corridoio fino alla mia stanza e quando afferro la maniglia un rumore mi fa sobbalzare dallo spavento.
Nicolas apre la sua porta di scatto e mi rivolge uno sguardo truce, squadrando il mio abbigliamento.
"Cos'hai addosso?"
"I miei vestiti si sono bagnati, è scoppiato il temporale mentre tornavo" rispondo piccata.
"E scommetto che ti sei cambiata in mezzo alla strada. Oltretutto questi non sono neanche miei. Di chi sono? Dello stronzo?"
continua alzando la voce.
"Shhh fai silenzio cretino o sveglierai mamma e papà. E comunque quello che faccio non ti riguarda." Rispondo secca
"Marianna stai lontana da quel ragazzo e non farmi incazzare." Mormora a denti stretti.
"Non sono fatti tuoi chi frequento e poi cos'ha che non va?"
Mi sto iniziando ad alterare. Cosa ne sa lui di Alexander neanche lo conosce.
"Non mi piace, punto."
Detto questo si gira e sbatte la porta alle sue spalle. Alzo gli occhi al cielo e ormai stremata da questa terribile giornata mi infilo direttamente sotto le coperte.
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Anima contro anima
ChickLitMarianna è una ragazza di vent'anni, costretta a lasciare la sua città natale, Venezia, per trasferirsi a Parigi. Il suo primo impatto è devastante, odierà quel luogo con tutta sé stessa, fin quando non incontrerá Alexander. Lui sa essere dolce e p...