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*Alexander*
Il viso pallido di Marianna mi ricade a peso morto sul petto e cerco in tutti i modi di svegliarla. Scotta tantissimo, la febbre si è alzata notevolmente. Pigio il pedale dell'acceleratore il più forte possibile, mandando a benedire vari divieti stradali. Il suo piccolo corpo è ancora inerme sulle mie gambe mentre guido a tutta velocità verso casa mia. E pensare che voleva anche tornare a piedi, la cocciuta. Se le fosse successo qualcosa sarei morto.
Lei è entrata nella mia vita come un fulmine, quel giorno in cui mi ha dato del cazzone pensando che non la capissi. Questa è la cosa che più mi piace di lei, il suo carattere scontroso, il fatto che non si faccia comandare o mettere sotto i piedi. Dio quando è entrata nel mio ufficio oggi pomeriggio come una furia....non sapevo se farle firmare quel maledetto contratto o baciarla schiacciata sulla mia scrivania.
Lei ha un qualcosa di diverso dalle altre. I suoi occhi azzurri come il ghiaccio che sembrano trapassarti l'anima quando ti guardano. Non sorride mai, è sempre imbronciata, ma quando lo fa.....
Basta Alexander concentrati.
Dopo vari semafori rossi e incroci passati quasi volando, arrivo dinanzi alla mia maestosa villa. Proprio la stessa che Marianna ha definito 'di proprietà di uno stronzo', ed è così. Mio padre è lo stronzo più grande del mondo. Fortunatamente è fuori città per questioni che riguardano il suo amato lavoro. Scendo dall'auto e apro lo sportello del passeggero, prendendola tra le braccia. È leggera come una piuma, gli occhi chiusi con profonde occhiaie nere che li circondano, l'espressione imbronciata anche quando dorme e la bocca rossa stretta.
La guardia mi apre il cancello e osserva la ragazza che giace in braccio a me.
"Buonasera signore" dice come al solito.
"James avvisa immediatamente Judith di preparare un bagno ghiacciato in camera mia."
"Certo signore" risponde lui avviandosi in casa mentre io praticamente corro all'ingresso, spalanco la porta e mi dirigo in camera mia.
Poso Marianna sul letto e vedo che si stringe su se stessa per il freddo, facendosi piccola nella mia felpa.
Sono felice che la indossi ancora, vuol dire che le piace avere il mio odore addosso.
"Signore il bagno è pronto"
La governante Judith viene a passo svelto verso di noi.
"Oh mio dio chi è questa ragazza? Ma è bollente!" Esclama impaurita toccandole la fronte.
"Portami una pezza con l'aceto, devo farla svegliare" la imploro nel panico e lei sparisce e ritorna alla velocità della luce.
Le poggio la pezza bagnata sulla fronte e cerco di svegliarla in tutti i modi.
"Marianna....svegliati...ti prego"
Lei storce il naso infastidita dalla puzza di aceto e apre lentamente le palpebre.
"Alexander..." mormora così piano che il suono non raggiunge neanche il mio orecchio.
"Si brava piccola, resta sveglia" le dico e inzio a spogliarla.
Le tolgo il mio felpone di dosso, lei rabbrividisce e si avvicina a me per trovare una fonte di calore.
Quando arrivo alla biancheria intima mi fermo e mettendole un braccio intorno alla vita la sollevo in posizione eretta, camminando piano verso il bagno.
"Judith per favore, una cena calda e qualche medicina per farla stare meglio, grazie." Lei annuisce e scompare chiudendo la porta.
Marianna sta di merda, la carnagione pallida e i brividi che gli solcano tutto il corpo.
Senza pensarci troppo la alzo di peso e la infilo nella vasca da bagno. Lei strabuzza gli occhi e spalanca la bocca, mantenendosi al bordo così forte che le nocche si fanno bianche.
Di colpo è sveglia e vigile, mi guarda ansimando per il freddo e stranamente....mi sorride.
"E adesso perché ridi? Stai delirando per la febbre?" chiedo sorridendo a mia volta.
"Sorrido perché nessuno si è mai preso cura di me in questo modo..."
Mi guarda intensamente ed io imbarazzato mi siedo sullo sgabello al suo fianco, poggiando gli avambracci in avanti.
"Ho fatto bene a trascinarti di peso in macchina, guarda alla fine cosa è successo, testarda che non sei altro" dico battendole scherzosamente il pugno sulla testa e lei ride di nuovo.
Cazzo se continua così non resisto.
"Ti senti meglio?"
"Più o meno si...il ghiaccio fa effetto." Risponde battendo i denti.
"Dai ti aiuto ad uscire..."
Le porgo la mano e lei afferrandola si rialza.
I cubetti di ghiaccio ricadono in acqua con un tonfo sonoro, mentre io mi perdo ad ammirarla. Il suo corpo è perfetto, con le curve al punto giusto, i capezzoli induriti dal freddo che spuntano da sotto il reggiseno e lei che rabbrividendo cerca di coprirsi con le mani.
Distolgo lo sguardo per non metterla in imbarazzo e le passo un asciugamano.
Se resto in questo bagno un minuto di più non rispondo delle mie azioni.
"Ti vado a prendere qualcosa per dormire"
Dico guardando altrove e lei annuisce.
Torno in camera e prendo dal cassetto un pantalone di tuta e una felpa che mi va piccola, sicuramente a lei starà perfetta.
Quando ritorno lì, la trovo seduta sullo sgabello dov'ero io prima, con l'asciugamano stretto intorno al corpo e lo sguardo incantato nel nulla.
"Tutto bene?" chiedo avvicinandomi e porgendole il cambio.
"Mi sono appena ricordata di aver lasciato il cellulare nello spogliatoio. Domani mattina quando non mi troveranno a casa impazziranno. Nicolas specialmente..." dice alzando gli occhi al cielo.
"Se vuoi ti presto il mio, puoi mandargli un messaggio."
La verità è che potrei anche riportarla a casa, ma non voglio.
Voglio che lei stia qua con me, perciò le metto davanti come unica opzione quella del messaggio. Sono egoista lo so.
"Mi prendi in giro se ti dico che non so nessun numero a memoria?"
Cerco di trattere una risata ma lei se ne accorge e mette il brocio.
"Non ho promesso di non ridere" dico alzando le mani in segno di resa.
A quanto pare anche lei non si fa tanti problemi per tornare, meglio così. Se me lo chiedesse dovrei riportarla a casa.
"Allora io vado...ti aspetto di là" indico con un cenno del capo la mia stanza e lei inizia a spogliarsi delle mutandine e del reggiseno bagnati. Mi volto di scatto ed esco quasi correndo da lì.

Dopo svariati minuti Marianna esce dal bagno con indosso i miei vestiti e come sospettavo, le stanno bene. Si è sciolta i capelli lunghi, che ricadono come una pioggia nera in contrasto col grigio della tuta. È stupenda anche in maniera così semplice. Rimane ferma sulla soglia della stanza con gli occhi glaciali ad ossevarmi.
Forse la mette in soggezione il fatto che indosso solo un paio di pantaloncini e sono a torso nudo.
"Stai tranquilla dormo sul divano se vuoi" le faccio segno verso il divano in pelle nera dell'altra parte della stanza.
In cuor mio spero che mi faccia restare accanto a lei, ma ne dubito.
Lei non risponde e si viene a sedere sul letto vicino a me.
Le poggio fra le mani la zuppa calda di Judith e due pillole per la febbre, che lei prende e butta immediatamente giù con un sorso d'acqua. Poi incrocia le gambe e inizia a mangiare a piccoli passi come un coniglietto, squadrando l'ambiente circostante.
"La tua stanza è grande tipo come tutta casa mia." Dice ridacchiando.
"Ti manca tanto?"
"Un pó si. Dopotutto sono cresciuta lì." mormora alzando le spalle.
"Raccontami qualcosa di te..."
Lei mi guarda con gli occhioni da cerbiatto e dice:"Solo se poi mi racconti qualcosa anche tu."
"D'accordo." Dico facendomi più vicino a lei.
"Mio padre lavora per una fabbrica che ha aperto da poco una sede qui a Parigi, per questo ci siamo trasferiti. Mia madre faceva le pulizie in uno studio dentistico a Venezia ma qui ancora non trova nulla. Nicolas, mio fratello, che hai avuto lo spiacevole onore di conoscere in circostanze pessime, frequenta l'università qui. La sua ragazza Cherry è ancora a Venezia e non capisco come facciano a stare insieme. Anche io ero fidanzata lì,  con un ragazzo di nome Luca, ma aveva un comportamento di merda ancor prima che mi trasferissi e quindi l'ho lasciato. Un po per la distanza e un po perché era veramente asfissiante, a volte non sapevo come liberarmene."
Parla tutta d'un fiato e mi stupisco che sia così loquace, sarà colpa dell'influenza.
"Quindi ora non sei impegnata?" Chiedo saltando subito al punto a me interessato.
"No. Ma adesso tocca a te." Dice poggiando la schiena sull'infinitá di cuscini morbidi.
Mi mordo l'interno della guancia a disagio nell'affrontare un argomento simile. Questa sarebbe la prima volta che lo racconto a qualcuno.
"Dunque...mh...mio padre è un dottore, il più famoso in città a dire il vero. Tanto bravo quanto stronzo. Sono figlio unico, quindi sono un lupo solitario. Le persone mi invidiano per tutto lo sfarzo in cui vivo, ma non sanno che io venderei tutte le mie ricchezze per avere qualcuno a tenermi compagnia. I soldi non comprano la felicità, per me non c'è cosa più vera.
E poi....emh...mia madre....lei è morta. Di cancro quando avevo 11 anni. Era l'unica che mi capiva, era cosi simile a me. Dopo di lei mi é rimasto solo il vuoto della solitudine" Concludo con gli occhi lucidi e abbasso lo sguardo per non farmi vedere.
Improvvisamente due braccia magroline mi abbracciano, stringendomi forte. Ricambio l'abbraccio di Marianna e la attiro a me,  respirando il suo profumo, con il naso fra i suoi capelli.
Poi si allontana leggermente per guardarmi gli occhi e io vedo i suoi pieni di compassione, quasi tristi per me. Ma non la semplice pietà che provano tutti, sembra quasi che voglia assorbire il mio dolore.
"Ma ora basta discorsi tristi e dormiamo."
Faccio per alzarmi dal letto ma lei mi afferra rapida il braccio e punta di nuovo quella distesa di ghiaccio su di me.
"Ti prego...resta qui con me...." Mi chiede timida ed io, non aspettando altro, spengo la luce e mi stendo sul letto con lei.
Sento che fa lo stesso, infilandosi sotto le coperte e accoccolandosi stretta a me, con la testa sul mio petto.
In questo momento il mio cuore pompa così forte che ho paura possa sentirlo. Ho paura che possa sentire cosa prova il mio corpo per lei. Ma che dico il corpo....tutto. Io la voglio con tutto me stesso, anima, cuore, mente e corpo.
Allungo un braccio dietro le sue spalle e la stringo forte. Lei fa un respiro profondo come a scaricare tutte le emozioni e io inizio a giocare con i suoi capelli, accarezzandoli piano, fin quando non chiude gli occhi ed io mi addormento più felice che mai.

Anima contro animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora