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Trascorsero varie settimane e di Alexander neanche l'ombra. Sembrava sparito dalla faccia della terra. Non veniva a lavoro, non lo incontravo 'per caso' in strada e non rispondeva ai miei messaggi.
Dopo quello che abbiamo condiviso, anche se é poco, il suo distacco mi ferisce. Credo di meritare una spiegazione. Forse mi ignora per la scenata successa a casa mia, sarebbe comprensibile, però mi basterebbe anche un messaggio del tipo "Ehi Marianna tuo fratello è un coglione non può funzionare ciao".
O forse sono stata io ad illudermi che c'era addirittura *qualcosa* fra noi.
In ogni caso siamo 'amici' e comunque lui mi sta evitando come la peste.

Quel giorno arrivo al locale prima del previsto e sono felice di vedere Chloe che deve iniziare il turno al mio stesso orario.
In questi giorni le ho raccontato cosa è successo il giorno in cui ho firmato il contratto (omettendo il bacio) e lei, a differenza degli altri, non mi ha giudicata come "preferita del capo" o robe simili.
È rimasta contenta per me, dicendo che ora possiamo conoscerci meglio, e infatti ho stretto una forte amicizia con lei. Siamo andate a mangiare fuori in uno dei ristoranti sulla terrazza, con vista della Tour Eiffel. Mi ha mostrato tantissimi luoghi meravigliosi e sono stata sul punto di cambiare idea su questa città.
Chloe è molto simile a me e ci troviamo sempre d'accordo su cosa fare e dove andare.
Infatti quella sera stessa ci mettiamo d'accordo per andare in un pub che ospita una band musicale inglese.
Terminata la giornata lavorativa ci salutiamo e lei mi raccomanda di essere puntuale quando verrà a prendermi un'oretta più tardi.
Appena torno a casa mi fiondo sotto la doccia e poi  mi preparo velocemente, indossando un vestitino brillantinato viola con le spalline sottili fatte di pietre  luccicanti.
Mentre infilo le décolleté nere mia madre bussa alla porta già aperta della mia stanza.
"Esci?" chiede vedendomi scappare da un lato all'altro della camera.
"Si, vado in quel pub che ti avevo detto insieme a Chloe. Mi da anche un passaggio al ritorno." Dico infilando gli orecchini luminosi a goccia.
Lei annuisce persa tra i pensieri.
"È stato un bene che ti sei allontanata da quel ragazzo" dice piano e mi salgono le lacrime al ricordo suo, della sua dolcezza, dei suoi occhi...
"Non mi sono allontanata. Forse per la vostra sgradevole reazione non vuole parlami più." Stringo i pugni lungo I fianchi, conficcando le unghie nei palmi.
"Qualsiasi sia il motivo, va bene così."
Il tono con cui lo dice, così sprezzante nei suo confronti, mi fa salire la rabbia e vorrei urlare fino a perdere il fiato.
La supero senza degnarla di uno sguardo e dopo aver afferrato la mia borsa sul tavolo esco sbattendo la porta.
Alexander non è un mostro, io lo conosco. Quello che ha fatto il padre non deve avere ripercussioni su di lui, ma sono comunque incazzata perché non me ne ha parlato. Quando abbiamo ragionato sulle nostre famiglie non è uscito nessun dettaglio macabro su omicidi o altro.
Naturalmente l'avrà nascosto per non spaventarmi, a patto che lo sappia.
'Certo che lo sa, è ovunque su internet ' mi ricorda la mia coscienza. 
Infatti dopo la confessione di mio padre sono andata a cercare informazioni e ho trovato cose stranissime. A quanto pare Edmond Gareste, il padre di Alexander, è veramente un rinnomato dottore qui a Parigi. Ha salvato molte vite e aiutato persone compiendo quasi un 'miracolo'.
E anche la storia dell'omicidio è scritta negli articoli, ma poco dettagliata.
A quanto pare lui ha effettuato un operazione su questo bambino, che per un suo errore medico, è morto quel giorno stesso. Sicuramente è una cosa grave però non credo l'abbia fatto con l'intenzione di ammazzarlo, dopo tutto siamo esseri umani, gli errori capitano a tutti, ad alcuni sono più gravi, dato che si ha in mano la vita di un altro essere umano.
Fatto sta che non è scritto da nessuna parte che sia una brutta persona.
Inoltre un dettaglio che mi è rimasto impresso, è stato il fatto che da nessuna parte, in nessun articolo, podcast, video o foto si parli di Alexander. Non c'è nessuna menzione di un figlio, niente di niente, come se non esistesse. Mi chiedo il perché.

La Ford focus grigia di Chloe interrompe il flusso dei miei pensieri, non appena si ferma avanti a me con lo stereo a tutto volume.
Accantono in un angolo del cervello Alexander e il suo strano mondo, per sta sera non voglio pensarci.
Lei parte a tutto gas cantando a squarciagola una canzone orrenda. Diciamo che non siamo d'accordo proprio su tutto.
"Sei molto bella e questo trucco ti mette in risalto gli occhi blu" dice facendomi l'occhiolino.
Sta sera ho esagerato più del solito con un ombretto argentato,abbinato alle spalline del vestito, l'eyeliner nero e un pizzico di colore sulle guance, giusto per non sembrare una morta che cammina.
La ringrazio con un sorriso timido e lei fa uno dei suoi soliti parcheggi orrendi avanti all'entrata del pub.
Scendo dall'auto e mi abbasso il vestito a disagio. A casa mi sembrava perfetto, ma ora con tutte queste persone che mi osservano, è troppo corto.
Un gruppo di ragazzi che fumano vicino alla porta mi fischiano quando passo, e Chloe, molto cortesemente gli fa il dito medio.
Ridacchio alle sue spalle mentre lei dice il nome della nostra prenotazione ad una ragazza all'ingresso. Ci accompagna ad un tavolo per due e ci lascia i menù.
Il locale è molto rustico, con le pareti curve come grotte, costellate di mattoni. Un palcoscenico si erge al centro fra i tavoli e dalla parte opposta un lungo bancone di legno scuro, su cui si possono sorseggiare cocktail di ogni tipo.
Ordiniamo due porzioni di anelli fritti di formaggio e due birre, che ci vengono serviti immediatamente.
La band inizia a cantare subito dopo il nostro arrivo e il locale si riempie di gente.
Alla fine di una canzone bellissima, che io e Chloe abbiamo cantato dall'inizio alla fine, mi alzo per andare in bagno e la mia amica alza il pollice in segno di approvazione, rimanendo seduta al suo posto.
Mi avvicino al barista intento a lucidare una caraffa di vetro e gli domando dove si trovi la toilette. Lui mi indica un lungo corridoio sulla sinistra e io mi avvio camminando a fatica sui tacchi alti.
Quando raggiungo la porta e sto per aprirla una voce alle mie spalle, fin troppo familiare, mi fa rabbrividire.
"Marianna ti ho trovata.."
Giro lentamente la testa, sperando di avere le allucinazioni, e invece no. Luca, il mio ex fidanzato, è proprio avanti a me. Con un jeans troppo skinni per i miei gusti e una polo, mi squadra dalla testa ai piedi con bramosia.
"Che cosa ci fai tu qui?" chiedo ancora in preda allo shock.
"Sono venuto per chiederti di stare insieme. Ti prego Marianna, non ce la faccio senza di te...." Si avvicina pericolosamente e io arretro sbattendo la schiena contro il muro.
"Ti ho già detto come la penso a riguardo, non capisco il motivo per cui hai fatto tutta questa strada." Rispondo dura.
"Perché io ti amo."
È così vicino che posso sentire la puzza di alcool nel suo alito. Mette le sue braccia ai lati del mio viso, poggiandole alle parete.
Lo spintono via disgustata e lui mi guarda come se mi vedesse per la prima volta.
"Smettila! Devi rispettare la mia decisione. Voglio stare da sola."
La sua espressione cambia, da cane bastonato a inferocito. Assottiglia le palpebre e qualche ruga di espressione compare sulla sua fronte.
Con passo troppo calmo ritorna vicino e mi stringe le spalle con forza, scuotendomi come una bambola.
"Adesso sei diventata libertina, Marianna?" Chiede con tono calmo ma pronto ad esplodere.
"Lasciami stare Luca...ti prego" lo imploro con gli occhi lucidi.
So bene di cosa è capace, non è la prima volta. È sempre stato violento con me. Prima un pizzicotto, poi uno schiaffo...tutto per gelosia. Pensa che sia di sua proprietà, come si possiede un oggetto.
"E come cazzo ti sei vestita eh? L'aria di questo posto di merda ti ha rincoglionita per caso?" Furioso afferra una bretella sottile del vestito e la strappa.
Emetto un gridolino quando il vestito si piega rivelando il reggiseno. Lo rialzo e cerco di mantenerlo su con il braccio.
"Nessuno ti deve guardare hai capito?" Grida così forte sul mio viso che chiudo gli occhi dalla paura, finché qualcuno non lo trascina via da me e inizia a pestarlo a sangue.
Quel qualcuno è Alexander. A terra, inginocchiato su Luca, mentre gli riempie la faccia di pugni.
"Alex fermati!" Urlo strattonandolo dalla maglia finché non si rialza e guarda con occhi vitrei la sua vittima.
Il suo sguardo è crudo, duro...non ha quel calore che conosco.
Mi avvicino a lui per guardarlo negli occhi e improvvisamente mi abbraccia.
Mi stringe forte e affonda il naso nei miei capelli, respirando a fondo. Un respiro quasi liberatorio.
Ricambio l'abbraccio circondando la sua vita con le braccia magroline.
Alzo gli occhi per guardalo e lui mi sorride. Come se non avesse appena fatto una rissa con il mio ex, come se non fosse sparito per settimane. Mi osserva dall'alto del suo metro e novanta con una fossetta sulla guancia e il calore di nuovo nei suoi occhi.
"Che scena carina..." Luca è dinuovo in piedi con la bocca sanguinante e un tono duro, privo di emozioni. Inizia a battere le mani e ghigna malefico.
"Complimenti Marianna, sei diventata anche un attrice adesso. Vuoi stare da sola eh? E lui chi è? Chi CAZZO È MARIANNA? Neanche un mese che sei qui e già hai fatto la puttana con un altro?!" Grida imbufalito avanzando verso di me con un braccio alzato.
Mi porto le mani al viso in segno di protezione ma Alexander si para immediatamente avanti a me, nascondendomi dietro la sua schiena. Blocca il braccio di Luca e gli assesta un altro cazzotto. Infine lo afferra per il collo e lo costringe a guardarlo in faccia.
"Tu adesso sparisci da qua, te ne torni nella tua bella città e non ti permetti mai più neanche di stare nello stesso posto di Marianna, altrimenti io ti ammazzo con le mie stesse mani" sussurra Alexander con quel tono da diavolo che farebbe paura anche a lui in persona.
"Hai capito?!" Urla stringendo la presa finché Luca non annuisce.
Lo spintona via e lui si accascia a terra, il viso tumefatto e di un colorito strano per il poco ossigeno. Punta lo sguardo su me, mentre si massaggia la gola dolorante. Uno sguardo deluso, schifato, amareggiato. Finché non si alza e sparisce tra la folla di persone.

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