CAPITOLO UNO/PROLOGO

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Rimasi li ferma davanti alla finestra, a fissare le mille luci colorate che si stendevano su tutta la città di New York al calare della notte. Anche se in realtà, non erano quelle a interessarmi: non era il bellissimo paesaggio davanti a me a farmi brillare gli occhi o a farmi toccare nervosamente le mani.

Abbassai per l'ennesima volta lo sguardo sul mio orologio, le 20:58. 'Due minuti' pensai tra me e me.

Continuai a guardare fuori dalla finestra sempre più nervosa, perché così mi era stato ordinato. Fu allora che ripensai al messaggio che avevo ricevuto la mattina mentre mi dirigevo al solito bar per la mia abituale dose di caffè prima del lavoro.

Buongiorno Seleen, l'intervista che mi ha fatto ieri penso sia stata una delle poche che si possa definire tale. Tutte troppo impegnate a flirtare o a guardarmi i pantaloni...lei almeno ha cercato di non farsi notare ;) e per questo vorrei sdebitarmi questa sera, alle nove all'hotel Hilton. Sono sicuro che non mancherà... P.S. gradirei che al mio arrivo stesse guardando il bel panorama che offre. M

Non riuscivo ancora a spiegarmi perché fossi lì e perché avessi accettato senza neanche riflettere un secondo. Aveva notato che l'avevo fissato, che imbarazzo. Ma del resto come non poterlo fare, con un così bel trent'enne dai capelli nero corvino e gli occhi di un verde così intenso, da intervistare. Mi avevano mandato perché la migliore del giornale, ma non ero pronta a un avvocato così maledettamente perfetto. E ora lui voleva sdebitarsi. Con una cena pensai, o meglio, sperai. Stavo giusto decidendo di andarmene, che era tutta una grande sciocchezza, quando sentì la porta aprirsi e subito m'immobilizzai ritornando a fissare la finestra.

<<l'ho spaventata?>> sentì dire alle mie spalle mentre udivo i suoi passi sempre più vicini.

<<no no, è che ero sovrappensiero..>> cercai di rispondere riprendendo a respirare il più normale possibile per non fargli percepire la mia agitazione.

<<peccato, mi piace saper sorprendere le persone..>> mi disse già così vicino che ne sentivo il dolce profumo e la sua statuaria presenza proprio dietro di me. Iniziavano a tremarmi le mani, pessimo tempismo.

<<comunque...>> riprese mentre sentivo qualcosa muoversi dietro di me, un rumore di una cerniera <<può anche girarsi ora, non le ho mica chiesto di rimanere così tutta la sera>> disse ridendo mentre con una mano mi prese il polso e mi fece voltare. Nell'istante in cui i miei occhi finalmente incrociarono i suoi, penso che sarei potuta morire li, nella stanza. Continuava a fissarmi sorridendo ed io non sapevo che fare: non volevo di certo che vedesse quanto mi metteva a disagio ma nemmeno sembrare un pezzo di ghiaccio.

Durante la mia carriera mi ero sempre fatta notare per la mia tranquillità e caparbietà con cui svolgevo il mio lavoro: mai un coinvolgimento, mai un litigio, mai un errore e ora non potevo essere da meno. Perciò sfoderai il mio miglior sorriso e mentre lo superavo per andarmi a sedere sul letto risposi con voce ferma e sicura <<allora la prossima volta deve specificare signor Stewart, io eseguo tutto alla lettera, dovrebbe saperlo>>.

<<si non mi è nuova la sua bravura signorina Smith, ma la prego diamoci del tu se non ti dispiace>> disse mentre tirava fuori da un sacchetto una bottiglia di champagne e due bicchieri.

<<va bene Mark, comunque non serviva ti disturbassi tanto, ma ti ringrazio>>

<<nessun disturbo Seleen, è un vero piacere per me>> e mi porse il bicchiere con il suo solito sorrisetto che io avevo ormai soprannominato da 'acchiappa donne'.

Rimasi a fissarlo come una cretina mentre terminava il suo champagne guardando dalla finestra e ne approfittai per studiarlo meglio. Classico completo nero, cintura marrone in pelle e una camicia bianca col colletto sbottonato dalla quale si poteva capire che di peli non c'era nemmeno l'ombra.

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