Mi risvegliai per qualche secondo, sentendo delle lievi oscillazioni del mio corpo, e cercai di capire cosa stava succedendo e, soprattutto, dove mi trovavo.
Vedevo quasi tutto sfocato e buio, come se fossi dentro a qualcosa. Cercai di aprire di più gli occhi ma non riuscì a vedere altro se non a sentire qualcosa, o meglio, qualcuno che mi accarezzò la testa. Poi richiusi gli occhi e tornai nel buio più profondo.
Quando riaprì gli occhi, per la troppa luce che mi disturbava, ci misi qualche minuto prima di capire che non mi trovavo a casa mia o a casa di Rachel.
Era una stanza molto bella e tenuta con cura ma non la riconoscevo quindi, nonostante il prepotente mal di testa che sentivo avanzare, iniziai a preoccuparmi e a chiedermi cos'avessi combinato.
Mi alzai lentamente e fortunatamente notai che avevo ancora i vestiti addosso, così recuperai le scarpe e iniziai a esplorare questo posto misterioso.
'In che casino ti sei messa!' mi rimproverai.
Mi soffermai a guardare l'arredamento, molto moderno e con colori che variavano dal nero al bianco. Un'enorme finestra dava su di un terrazzo che intravedevo dalle tende, così curiosa andai a vedere. Per mia fortuna riconobbi la zona di New York e tirai un sospiro di sollievo perché in realtà, immaginavo di trovarmi chissà dove.
Fu in quel momento che sentì bussare alla porta e non sapendo che dire o che fare, mi limitai a restare lì ferma e immobile. Il mio battito iniziò ad accelerare, un po' per la situazione e un po' per la paura.
Vidi la maniglia scendere e la porta pian piano si aprì.
<<oh buongiorno brunetta, pensavo dormissi ancora>>
La sua voce fu come musica per le mie orecchie e una parte di me fu sollevata di sapere che non mi trovavo da uno sconosciuto, ma nonostante tutto, non riuscivo a muovermi o a parlare.
<<per caso hai perso la voce?>> continuò a domandare Mark avanzando con un bicchiere in mano.
Peccato che quel senso di pace cessò subito perché realizzai che mi trovavo a casa sua, da sola e mi venne il dubbio di non aver combinato comunque qualcosa con lui. Notai che mi fissava perché evidentemente aspettava una risposta così mi sforzai di dire qualcosa.
<<ciao, che ci faccio qui?>>
<<diretta come sempre tu eh? comunque sei a casa mia come puoi vedere, perché ieri ai avuto la bella idea di ubriacarti..>> e mentre rispondeva mi porse il bicchiere.
Lo guardai interdetta così lui mi rassicurò dicendo che era solo qualcosa per farmi passare il mal di testa.
<<non potevi portarmi a casa? o da Rachel?>>
<<casa mia è più vicina e non mi sembrava il caso, visto lo stato in cui ti trovavi>>
<<beh non serviva poteva aiutarmi Rachel, dopo quello che ci siamo detti poi..>> affermai abbassando lo sguardo perché comunque mi dispiaceva per la situazione.
Lo sentì avvicinarsi e con un dito mi sollevò il viso per guardarlo dritto negli occhi.
<<Rachel non era messa tanto meglio di te e poi, discussione a parte, io non ti avrei mai lasciato da sola men che meno se in difficoltà>> mentre me lo diceva con quel suo tono così serio e severo allo stesso tempo, rimasi a fissare i suoi occhi sempre così belli e intensi da togliere il fiato.
Quando sentì la sua mano appoggiarsi sulla mia guancia per accarezzarla, mi svegliai da quel breve incantesimo e indietreggiai quel tanto che bastava a staccarmi da lui.
STAI LEGGENDO
Dimmi che lo vuoi
Romance''A quel punto avevo le idee chiarissime. Gli strinsi il colletto e lo avvicinai al mio viso.'' Come in una serata, tutto può cambiare..