CAPITOLO OTTO

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Mi risvegliai per qualche secondo, sentendo delle lievi oscillazioni del mio corpo, e cercai di capire cosa stava succedendo e, soprattutto, dove mi trovavo.

Vedevo quasi tutto sfocato e buio, come se fossi dentro a qualcosa. Cercai di aprire di più gli occhi ma non riuscì a vedere altro se non a sentire qualcosa, o meglio, qualcuno che mi accarezzò la testa. Poi richiusi gli occhi e tornai nel buio più profondo.

Quando riaprì gli occhi, per la troppa luce che mi disturbava, ci misi qualche minuto prima di capire che non mi trovavo a casa mia o a casa di Rachel.

Era una stanza molto bella e tenuta con cura ma non la riconoscevo quindi, nonostante il prepotente mal di testa che sentivo avanzare, iniziai a preoccuparmi e a chiedermi cos'avessi combinato.

Mi alzai lentamente e fortunatamente notai che avevo ancora i vestiti addosso, così recuperai le scarpe e iniziai a esplorare questo posto misterioso.

'In che casino ti sei messa!' mi rimproverai.

Mi soffermai a guardare l'arredamento, molto moderno e con colori che variavano dal nero al bianco. Un'enorme finestra dava su di un terrazzo che intravedevo dalle tende, così curiosa andai a vedere. Per mia fortuna riconobbi la zona di New York e tirai un sospiro di sollievo perché in realtà, immaginavo di trovarmi chissà dove.

Fu in quel momento che sentì bussare alla porta e non sapendo che dire o che fare, mi limitai a restare lì ferma e immobile. Il mio battito iniziò ad accelerare, un po' per la situazione e un po' per la paura.

Vidi la maniglia scendere e la porta pian piano si aprì.

<<oh buongiorno brunetta, pensavo dormissi ancora>>

La sua voce fu come musica per le mie orecchie e una parte di me fu sollevata di sapere che non mi trovavo da uno sconosciuto, ma nonostante tutto, non riuscivo a muovermi o a parlare.

<<per caso hai perso la voce?>> continuò a domandare Mark avanzando con un bicchiere in mano.

Peccato che quel senso di pace cessò subito perché realizzai che mi trovavo a casa sua, da sola e mi venne il dubbio di non aver combinato comunque qualcosa con lui. Notai che mi fissava perché evidentemente aspettava una risposta così mi sforzai di dire qualcosa.

<<ciao, che ci faccio qui?>>

<<diretta come sempre tu eh? comunque sei a casa mia come puoi vedere, perché ieri ai avuto la bella idea di ubriacarti..>> e mentre rispondeva mi porse il bicchiere.

Lo guardai interdetta così lui mi rassicurò dicendo che era solo qualcosa per farmi passare il mal di testa.

<<non potevi portarmi a casa? o da Rachel?>>

<<casa mia è più vicina e non mi sembrava il caso, visto lo stato in cui ti trovavi>>

<<beh non serviva poteva aiutarmi Rachel, dopo quello che ci siamo detti poi..>> affermai abbassando lo sguardo perché comunque mi dispiaceva per la situazione.

Lo sentì avvicinarsi e con un dito mi sollevò il viso per guardarlo dritto negli occhi.

<<Rachel non era messa tanto meglio di te e poi, discussione a parte, io non ti avrei mai lasciato da sola men che meno se in difficoltà>> mentre me lo diceva con quel suo tono così serio e severo allo stesso tempo, rimasi a fissare i suoi occhi sempre così belli e intensi da togliere il fiato.

Quando sentì la sua mano appoggiarsi sulla mia guancia per accarezzarla, mi svegliai da quel breve incantesimo e indietreggiai quel tanto che bastava a staccarmi da lui.

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