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«Sapevamo che ti avremmo trovato qui, piccolo disgraziato

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«Sapevamo che ti avremmo trovato qui, piccolo disgraziato.» sta per tornare a colpirlo, ma viene fermato dalla mamma, che gli fa notare «Vuoi davvero punirlo un'altra volta?».

«Questo è successo per causa tua!» il marito alza la voce, ma la moglie continua a guardarlo «Così non tornerà mai a casa.» così l'uomo sembra quasi calmarsi, ma il tono è ancora freddo e severo.

«Jisung, cammina, si torna a casa.» gli ordina subito, facendogli cenno di andare via con loro. Il ragazzo mi guarda, come per trovare il coraggio di parlare, poi risponde «Io non torno a casa, rimango qui».

Il padre allarga le narici e sgrana gli occhi, come se il figlio avesse fatto una cosa inconcepibile. «Cammina brutto insolente.» continua ad avanzare, ma mi paro davanti, fermandolo «Signor Han, non si permetta di toccarlo».

Mi guarda con tutto il disprezzo che ha nel corpo e, serrando la mascella, esordisce «Come ti permetti? Non sono affari tuoi!» alzo lo sguardo nel suo e continuo a parlargli «È a casa mia, signor Han. Uscite di qua».

L'uomo guarda il padre, stando al riparo dietro le mie spalle, che prima di uscire lo avverte «Non ti azzardare di tornare più a casa.» esce dalla porta e chiama la moglie a sé «Torniamo a casa».

«Sei felice qui?» gli chiede la mamma, prima di andarsene, con l'espressione visibilmente sofferente per la situazione. Jisung le si avvicina, afferrandole le mani e annuisce «Sì mamma, sono felice e sto bene qui».

Gli stringe le mani, sorridendogli «Va bene, puoi chiamarmi per qualsiasi cosa e ti risponderò.» lo abbraccia prima di uscire di casa, poi gli sussurra «Ti manderò dei soldi extra. Non mi interessa quello che dice tuo padre, sei pur sempre mio figlio e in quanto tale, rimarrai il mio bambino».

Mi rivolge uno sguardo e mi sorride, abbracciandomi subito dopo. «Prenditi cura di lui. È il mio bambino.» quasi non comincia a piangere, mentre mi accorgo da chi abbia preso Jisung, la magia dell'abbraccio. Ritorna poi in macchina per non scoppiare in lacrime davanti a noi, chiudendosi la porta alle spalle.

[…]

Passano alcuni giorni, mentre la vita da coinquilini con Jisung sembra quasi essere perfetta, fuori da ogni logica scientifica. Non solo è cambiata la nostra relazione diventando leggermente più speciale giorno dopo giorno, ma la mia vita sembra essere completamente migliorata.

Bussano alla porta e andando ad aprire, vedo Changbin con le lacrime agli occhi. «Changbin, cos'è successo?» gli chiedo preoccupato, cerco di farlo entrare in casa, ma non appena provo a toccarlo, mi scosta la mano.

«Non fare il finto tonto...» comincia il discorso, mentre rimango immobile ad ascoltarlo. «So tutto. Jieun mi ha raccontato tutto di quella notte!» le sue urla sembrano far tremare l'intero condominio.

«Changbin, io...» cerco di spiegargli come stanno le cose, ma mi interrompe con voce grossa «Perché non me l'hai detto?! Mi hai fatto soffrire da solo e inconsapevole.» mi avvicino per rincuorarlo come mi ha insegnato Jisung, ma non sembra volermi toccare.

«Non mi toccare. Fai finta che non ci conosciamo quando mi vedi, soprattutto a lavoro.» va via dopo aver detto le sue ultime parole, lasciandomi quasi pentito nel non avergli parlato a fatto compiuto...

Sbatto la porta e mi getto sul divano, con i gomiti sulle ginocchia, mentre continuo a pensare e pensare... perché ci resto male? il Minho di prima non si sarebbe fatto problema nel dirgli addio...

«Minho sei pronto per scendere?» mi chiede Jisung entrando a casa pochi minuti dopo, ricordandomi «Mi hai promesso che avremmo passato la giornata a divertirci.» con un leggero broncio.

Prendo un respiro profondo e comincio a prepararmi, cercando di distrarmi il più possibile.

«Dai muoviti Minho, non voglio affrontare le file interminabili.» mi tira dal polso con estrema eccitazione per il programma della giornata, una volta scesi dal palazzo.

Decidiamo così di avvisarci verso un altro luna park e, non appena arriviamo in strada, mi afferra la mano e la stringe.

Sento ancora la stessa strana sensazione dall'interno, provocandomi piacere e il battito cardiaco accelerato, facendomi sorridere come riflesso.

«Voglio provare tutte le...» si ferma immediatamente, cambiando espressione, notando la presenza della banda dei cretini.

«Hey Jisung, come va?» chiede quasi ignorandomi, ma poco m'importa, mentre sento la presa del corvino allentarsi, finché non separa definitivamente le mani, inserendo la sua nella tasca del giubbotto.

Gli sorride in risposta e comincio a sentire l'udito come ovattato da tutto il resto. Solo una domanda mi si palesa nella mente: perché?

Perché l'ha fatto? perché sembra così impaurito nel dirlo a Kyongjin? ha davvero così paura di farsi vedere con me in quel modo?

«State insieme per caso?» chiede quasi sarcastico l'idiota, ma Jisung mi ferisce ancora di più con la sua risposta. «Ma no, come possiamo stare insieme? Mi aiuta solo con il progetto.» ride poco dopo e con questo riesco a sentire il mio cuore spezzarsi... avrei dovuto stare più attento a chi l'avrei dato...

Sento quasi il mondo crollarmi addosso, implonendo su se stesso. Il suo tono, le sue parole, le sue intenzioni... non posso credere di essermi aperto con lui... pensavo fosse una persona diversa, ma a quanto pare è dello loro stesso ramo.

«Ci vediamo a scuola.» va via così insieme ai suoi simili, una volta poi che Jisung si assicura che è fuori di vista, ritorna a prestare attenzione a me, ma non ricambio.

«Scusami Minho, non so cosa mi sia...» comincia con le scuse, ma sono stanco, lo interrompo e parlandogli con tono neutro «Non voglio sentire nessuna motivazione. Sono stanco ora, torno a casa».

Mi giro e torno indietro, mentre Jisung cerca di fermarmi afferrandomi il polso. «Minho aspetta...» continua a cercare di scusarsi e spiegarmi come stanno davvero le cose, come se non l'avessi capito.

«Ci vediamo per completare la ricerca. Bisogna aggiungere solo le ultime cose, poi la consegneremo.» non mi riferisco per niente alla sua volontà nel spiegarmi le cose.

Too Different || MinSungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora