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Sono passate svariate settimane, a scuola e a lavoro faccio finta che Jisung e Changbin non esistano

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Sono passate svariate settimane, a scuola e a lavoro faccio finta che Jisung e Changbin non esistano.

Consegno l'ordine di un tavolo e ritorno dietro al bancone, continuo così a far finta di essere da solo, cercando un metodo per distrarre la mente.

Rimango quasi a fissare le stoviglie, come se dovessero spostarsi da un momento all'altro. «Vogliamo essere serviti da lui.» il tono beffardo è sempre lo stesso, non sembra essere cambiato, indicando poi me.

Mi avvicino a loro senza dire nemmeno una parola di benvenuto, sarebbe da incoerente. Comincia a pronunciare il suo ordine, poi aggiunge «Ah giusto, voglio anche che tutti sappiano quanto tu sia malato».

Le loro risate cominciano ad entrarmi nella testa, rimbombando all'interno del cranio. «Smettetela.» esordisce Jisung rientrando dal retro, rivolgendosi direttamente a Kyongjin. «Dai Jisung, stavamo solo giocando, ma ha un problema, ha bisogno di curarlo.» il toro continua così con il suo sorrisetto simpatico quanto urtare il mignolo contro uno spigolo di un lunedì mattina.

«Non sono problemi che ti riguardano, se proprio vogliamo considerarlo un problema, che non lo è.» continua difendendomi il corvino, facendosi avanti e fronteggiando quella specie di essere identificato.

Kyongjin comincia a guardarlo, storcendo leggermente il naso e chiede «Anche tu sei gay?» Jisung prende un respiro profondo e subito spiega «No. Voglio solo che lo lasciate in pace.» l'altro sembra quasi arrendersi, afferra il suo ordine e mi lancia i soldi addosso, lasciandoli cadere.

«Credo che dovresti raccoglierli, Minho.» mi sussurra, scandendo al meglio il mio nome, poi va via ridendo con i suoi amici.

Non mi smuovo di un millimetro, tenendo immobile ogni muscolo, limitandomi soltanto a respirare per potermi calmare. «Mi dispiace per...» lo interrompo subito, uscendo dal bancone e dirigendomi verso un tavolino per ripulirlo.

«Non osare parlarmi e smetti di scusarti per quello che fanno le altre persone. Le altre persone fanno qualcosa solo quando vogliono.» gli ribadisco il concetto di settimane fa, sembra quasi averlo come un vizio, un'azione che facendola, lo fa stare bene con se stesso.

[...]

«Ci vediamo domani Changbin.» il corvino lo saluta, poi continua rivolgendomi uno sguardo «A domani, Minho.» ma evito di ricambiare lo sguardo, vedendolo andare via poi con la visione periferica.

Finisco di spazzare, poi sento Changbin sbuffare, rimproverandomi «Non credi di essere stato troppo duro con lui?» rimango in silenzio, ma sfortunatamente continua «Puoi fare lo stronzo con me, Minho. Ma non con Jisung, non se lo merita».

«Mi ha raccontato tutto, anche il motivo del vostro litigio, ma credo che potresti perdonarlo. Ha soltanto paura.» continua a parlarmi come se volessi ascoltare, ma una volta che sto per andarmene a compito finito, mi tira indietro dalla maglia e chiude la porta.

«Ora basta fare il bambino, è il momento di ascoltare, che ti piaccia o no. Ti ho perdonato quando Jisung mi ha raccontato tutto e i tuoi sentimenti per lui e viceversa.» mi spinge, facendomi sedere su una sedia, poi mi impedisce di alzarmi, mantenendo le mani sulla sedia.

«Stammi a sentire, non vuoi parlarmi? Per ma va bene, ma ti ho perdonato e ora tocca a te. Jisung ha paura in questo momento, solo tu puoi aiutarlo a farlo sentire meglio.» continua così il discorso, continuando poco dopo con un sospiro «Sei il mio miglior amico Minho e fai un favore a te stesso, parla con lui, sorridigli, esisti per lui».

Comincio a pensarci bene, ma mantengo l'espressione abbastanza neutra, però continua nonostante tutto «Ti ama davvero Minho, ha solo paura di perderti e, credimi, si sta pentendo di ciò che ha fatto ogni singolo secondo delle sue giornate».

«Questo non spiega il perché con i genitori sembra quasi che lo sapessero, mentre con Kyongjin ha finto tutto.» gli rispondo, almeno gli parlo, anche se non con il tono più amichevole, ma è già abbastanza. «È perché è così, già sapevano tutto e il padre non lo accettò. Ora fai un favore a te stesso e va' da lui.» si sposta subito, prendendo la sua giacca e poi continua prima di andarsene verso casa.

«Capisci la sua paura e dagli il coraggio di far vedere a tutti chi è davvero. Aiutalo come lui ha fatto con te.» ribadisce aprendo la porta, così prima che vada, gli parlo piano «Non l'ho chiesto io.» lo vedo fermarsi e parlarmi di spalle «Non c'è bisogno che una persona te lo chieda, l'ha fatto senza aspettarsi nulla in cambio».

Sospiro malinconico e correggo «Non mi riferivo a lui, ma a te. Non ti ho chiesto io di perdonarmi.» volto la testa al mio lato, mentre lo vedo girarsi e con un sorriso, mi dice «Non c'è stato bisogno, mi sono innamorato di un'altra persona».

«Come si chiama la fortunata?» scherzo domandandogli, ma lui mi guarda mettendo le mani nelle tasche «È un lui.» lo guardo sgranando gli occhi dalla sorpresa.

«Lo so, ho paura anche io, perciò dovresti capirlo perché io lo capisco, non è facile.» aggiunge notando la mia espressione, così gli chiedo «Non ti piacevano le ragazze oppure sei bisessuale?» ma lui butta fuori una leggera risata, poi spiega meglio «Sto solo sperimentando, so solo che mi trovo molto bene con lui, ma quando siamo in pubblico ho un po' di paura».

Comincio a ridere al pensiero e gli faccio notare «Il Mister Muscolo Seo Changbin ha paura? Questa è nuova, forse staranno arrivando gli alieni o il mondo sta per implodere su se stesso.» emette una risata non davvero divertita, poi chiarisce «Tutti hanno paura di qualcosa, anche tu».

«Io non ho paura di niente più ormai.» esordisco a testa bassa, ma non sembra volerci credere. «Invece hai paura di perderlo definitivamente. Dimostrami il contrario.» mi riserva uno sguardo quasi giudicante, poi aggiunge «Se non ti muovi a fare come ti ho detto, lo perderai per sempre. Non puoi farti questo, Minho... meriti di avere una persona come lui».

Rimango leggermente di sasso nel sentire la verità in quelle semplici parole, così mi saluta poco dopo «A domani Minho.» mi sorride leggermente, così ricambio il sorriso e il saluto.

«A domani Changbin.» lo vedo andare via, prendo tutta la mia roba e mi avvio verso casa, non smettendo poi di pensare a tutto quello che mi ha detto... e inoltre non mi sarei mai aspettato da Changbin una cosa del genere... il tizio più coraggioso che conosco ha paura di qualcosa.

Too Different || MinSungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora