Cap. 2 - Disco (ma anche strip) club 🕺🏻

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Due piccioni con una fava.
A scuola non vado un granché bene, ma in quanto a idee geniali non mi batte proprio nessuno!

Il piano è questo: stanotte, intorno a mezzanotte, esco di nascosto. Mia madre è stanchissima in questi giorni, per via del trasloco, e di sicuro non si accorgerà di niente. Prendo la metro e vado in una discoteca, la prima che ho trovato su google.

Arrivata lì faccio una diretta su TikTok, ballo a caso con degli sconosciuti e bevo un paio di cocktail usando il mio documento falso.

Emma mi reggerà il gioco, domattina racconterà di avermi visto sui social a sua madre che immediatamente informerà la mia: se la conosco bene, lei non resisterà e andrà a guardare la diretta che avrò prontamente salvato per fargliela trovare subito 😬

Andrà su tutte le furie, capirà che New York è un posto stroppo pericoloso per una ragazzina della mia età che non si ferma davanti a niente. Le prenderà il panico di non riuscire a gestirmi da sola e torneremo a Denver. GENIALE!

Vi chiederete: ma non erano due i piccioni da prendere con una fava?! Vero. Infatti (lo so, sono il diavolo in persona) ho raccontato al mio ragazzo del mio piano e sicuramente, vedendomi sola in mezzo a un sacco di bei ragazzi newyorkesi, morirà di gelosia!

Lo so. Lo so. Mi spetterebbe di diritto il Nobel per la miglior stratega contemporanea, ma ai riconoscimenti penserò dopo. Per adesso mi basta tornare a casa mia.

«Non hai ancora disfatto la valigia», mi rimprovera mia madre, sorprendendomi stesa sul letto a cazzeggiare.
«No», rispondo. «Sto curiosando su internet per avere qualche anticipazione sulla mia nuova scuola», mento, chiudendo subito la tab con i migliori disco club di New York.

«Ottimo, tesoro. Sono contenta che tu stia iniziando a prenderla per il verso giusto. Sono fiera di te. Lunedì finalmente incontrerai i tuoi nuovi compagni, sono emozionata io per te.»

«Già», taglio corto, chiudendola fuori dalla mia camera. Adesso ho cose più importanti da fare, tipo scegliere l'outfit adeguato al mio piano.

«Così sembri una sex worker pronta per andare a lavoro», osserva Emma, guardandomi su FaceTime.

«L'idea è proprio quella, devo attirare l'attenzione altrimenti il piano non funzionerà. Mia madre deve impallidire di fronte al mio outfit, deve pensare che io non sia pronta per New York.»

«Ok, come vuoi. Allora opterei per gli shorts e le calze a rete bucate. E il crop-top nero.»
«Ottimo», replico. «Anfibi o tacchi?»

«Direi che le Dr. Martens sono preferibili, a meno che tu non voglia rimorchiare un vecchio viscido con gli stessi anni di tuo padre.»

«Mio padre non è vecchio e viscido», ribatto, offesa.
«Ok, esempio sbagliato, lo ammetto. Comunque così stai da Dio!»

«Ok, dimmi buona fortuna!»
«Buona fortuna, Kat. Spacca tutto! E magari cerca di non farti molestare.»

Ok, la prima parte è filata tutta liscia: sono uscita di casa silenziosa come un gatto e ho raggiunto la fermata della metro a piedi in dieci minuti. Per fortuna è sabato sera e c'è un sacco di gente in giro, se il vagone in cui viaggio fosse semi deserto temo che sarei già morta di paura.

Schivo un paio di «Ciao, carina, chi sei/come stai/dove vai?» e lascio due dollari nel cappello di due ragazzi che suonano benissimo. Controllo le indicazioni sul navigatore del telefono e scendo alla mia fermata.
È tutto sotto controllo.

Salgo in superficie e mi ritrovo praticamente davanti al locale, meglio di così si muore! Prendo il cellulare e inizio la diretta su TikTok.

«Ciao amici! Come sapete mi sono trasferita a New York a causa di un problema famigliare, dovrò ricominciare la mia vita qui e non vi nascondo che sono in para totale. Così per riprendermi un po' da questi giorni difficili ho deciso di portarvi con me nella mia prima uscita solitaria da "non ho amici". Sarà divertente!»

Entro nel locale e sfodero il mio documento falso: è quello che usavo a Denver per bere qualcosa insieme ai miei amici, di tanto in tanto.
Finalmente accedo alla sala principale da cui proviene una musica assordante.

La prima impressione è WOW! Poi però c'è qualcosa che non mi convince, anche se ancora non ho capito cosa.
Mi guardo intorno e... ho capito! Sono tutti maschi, tranne le cameriere mezze nude, ecco cosa mi... e sono anche tutti vecchi! Non vedo nessuno che abbia meno di trent'anni!

Mi avvicino alle pareti del locale e finalmente vedo qualche ragazza, che però agita il culo intorno a un palo da lap dance.
Molto bene, sono finita in uno strip club, non in una discoteca.

«Ehi ragazzina», sento dire alle mie spalle. «Che ne diresti di farti una privata con me?»
Mi giro e mi ritrovo una specie di babbuino alle calcagna, improvvisamente rivaluto l'osservazione di Emma sul mio abbigliamento da sex worker 😅

«Giù le mani dalla mia ragazza, Frank», sento dire da una voce nettamente più giovane.
Mi giro dall'altra parte e vedo un ragazzo, più o meno della mia età.

Indossa una t-shirt tagliata sulle spalle e dei bei muscoli che gli definiscono le braccia. Mi sento afferrare la mano e trascinare via.

«Ehi!» mi lamento, ma lui sembra non calcolarmi. Mi porta fuori dalla sala, sfiliamo davanti alla biglietteria e ci troviamo fuori. «Ho pagato venti dollari per entrare!» piagnucolo.
«Sei fortunata. Se fossi stata un uomo te ne avrebbero scuciti 150», osserva divertito. Poi si blocca: «Ora vai a casa. Non sono posti per ragazzine, questi.»
«Nemmeno per ragazzini», gli faccio notare.

Poi, finalmente, finiamo sotto un lampione: posso guardarlo in faccia. Mascella definita, viso scolpito, occhi verde acquamarina: è bellissimo.

All'improvviso mi ricordo che il mio cellulare, che porto a tracolla, sta continuando a registrare la diretta.

Lo afferro, lo punto verso di lui e dico: «Ecco amici, il mio primo quasi-non-più-estraneo di New York! Come hai detto che ti chiami?»
«Non l'ho detto», risponde.

«Non c'è che dire, ragazzi! Abbiamo beccato il classico newyorkese che se la tira», commento guardando la telecamera del cellulare.

«Mi chiamo E.T.» aggiunge lui, sbuffando.

«Amici, mi correggo! Sembra proprio che io abbia incontrato un alieno! E dicci, E.T., hai telefonato a casa?» scoppio a ridere.

Appena mi riprendo, scopro che non è più dove era prima, mi giro e lo rincorro mentre lo vedo avviarsi di nuovo verso strip-club.

«Aspetta, E.T.!»
«Cosa vuoi ancora, ragazzina? Chiama un Uber e torna a casa.»
«Non voglio tornare a casa!» mi lamento. «Mi sai indicare una discoteca... ehm, normale? Per ragazzi della nostra età?»
«Non in zona, e comunque è tardi, torna a casa.»
«E se ti dessi 200 dollari, mi accompagneresti?» gli chiedo, mentre estraggo il malloppo e strizzo l'occhio alla telecamera del telefono.

«Dove li hai presi?» mi chiede.
«Non sono affari tuoi», taglio corto.
«Se l'hai tubati, non...»
« Li ho presi in prestito dalla borsa di mia madre, ok?»
Me li prende dalle mani e se li infila nei jeans neri, stretti e sfilacciati: «Andiamo», mi dice.

✨✨✨✨✨
Fine del secondo capitolo. Spero che vi stia piacendo anche se al momento in pratica lo sto leggendo solo io 🤣 ma ormai la storia di Kat e Ethan ha il diritto di essere raccontata!

Whispered love - un amore inaspettatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora