Mi ha concesso due giorni di assenza giustificata, poi mia madre mi ha cacciato di casa a calci intimandomi di tornare a scuola. La combo "falsa emicrania = cellulare requisito" devo ammettere che ha aiutato.
Ho dormito per ore, restando al buio anche durante la veglia, senza dover scambiare una parola con nessuno tranne che con me stessa. Sempre se non consideriamo gli accidenti che ho mandato a Roy (nella mia testa), gli insulti che ho riservato ad Emma (sempre nella mia testa) e le disgrazie che ho augurato a Ethan (idem come sopra).
Sono stata così bene a crogiolarmi nella mia sofferenza, avvolta nel bozzolo delle mie coperte e consolata da una confezione maxi di fazzoletti extra morbidi e da un quintale di m&ms con le noccioline. Perché rinunciare a una vita così perfetta, isolata, drammatica?
Adesso come lo gestisco questo umore di merda con gli altri? Con i professori, con i compagni, con quelli che incontrerò per strada, con l'autista del bus e la cuoca della mensa? Come?
Faccio per uscire di casa, ma mia madre mi ferma e mi restituisce il cellulare
«Non provare mai più a fare una bravata come quella dell'altra sera! Potrei metterti in punizione a vita.»L'eventualità non mi sembra così tremenda, a dire la verità. Ma accetto il cellulare e lo metto nello zaino, non sono ancora pronta a riaccenderlo.
***
«Tu sei quella nuova, vero?» mi chiede all'improvviso un ragazzo, seduto al banco accanto al mio.
«Ehm... sì», rispondo, squadrandolo meglio. Non credo di averlo mai visto prima d'ora.
«Ciao, io mi chiamo Patrick», mi dice semplicemente, tendendo la mano.
«Piacere, io sono Kate», replico un po' a disagio, stringendogliela.
«Sai, qualche mese fa ero io "quello nuovo"», aggiunge, continuando a stringermi la mano. «Mi fissavano tutti in cerca di qualche segnale di malattia mentale, probabilmente.»
«Stessa identica sensazione», gli confido. «Ma poi passa, vero?»
«Solo quando arriva un nuovo nuovo», mi confessa Patrick, ridendo. «Comunque se hai bisogno di qualcosa...»«Ho io bisogno di qualcosa», sento dire alle mie spalle. Poi una mano mi afferra il polso con tale forza che mi strappa via dal mio banco, dalla mia sedia e dai miei libri.
«Ehi! Vuoi lasciarmi?» mi lamento, urlando.Ethan il Barbaro non risponde, continua a trascinarmi per qualche passo e poi mi spinge dentro uno sgabuzzino pieno di scope e carta igienica.
«Allora? Hai pensato al nostro accordo?» mi chiede.
«Mi dispiace ma sei l'ultimo dei miei problemi al momento», gli spiego. Poi allungo la mano verso la maniglia per tornarmene in classe.«Aspetta», mi dice calmo, impedendomi di andarmene. Mi giro e lo guardo, inizio a sentirmi un po' a disagio. Anzi, ho proprio paura.
«Non mi sento bene», provo a dire subito. «Devo andare, scusa».Stavolta sono talmente veloce che apro e scappo via. Forse sono un po' esagerata... torno in classe proprio un attimo prima della campanella.
Patrick è ancora seduto al suo posto, accanto al mio, mi sorride e torna a leggere qualcosa sul suo libro di arte.Durante la pausa recupero il cellulare in fondo allo zaino e lo accendo. È stato spento per più di due giorni.
Appena si attacca alla Wi-Fi della scuola iniziano ad arrivare decine di notifiche. Una trentina di messaggi da parte di Emma, un paio di mio padre, zero da parte di Roy. Più un messaggio di... appena lo seleziono per leggerlo squilla il telefono. È Emma.«Sono a scuola, non posso parlare» le rispondo, fredda.
«Kat ti prego! Ti avrò mandato mille messaggi!»
«Trentadue, per l'esattezza», sottolineo antipatica. «Non ti sei chiesta perché non ho mai risposto?»
«Lo so, perché mi odi», piagnucola.
«No. O meglio: non solo. Ero in punizione e mia madre mi ha requisito il cellulare.»«Ma allora mi vuoi ancora bene!»
«Un pochino, ma molto meno di prima. Ti sono arrivati i miei accidenti?»
«Forti e chiari, grazie.», ridacchia.
«Non farmi mai più una cosa del genere, Emma. Lo sai che odio le bugie.»
«Tecnicamente era più una omissione che una bugia...»
«Hai capito benissimo, non fare l'ingenua», la rimprovero. «Ora devo andare. Ti chiamo stasera, prepara un monologo di scuse.»
«Ok», replica, sollevata.
«Ci voglio anche una canzone», la avverto.
«Ma...»
«Scritta da te e con musica originale», aggiungo.
«Ok... mi metto a lavoro!»
«Ecco, brava.»Riattacco e leggo il messaggio.
SCONOSCIUTO: Visto che mi sei scappata ti aspetto all'uscita. Ci vediamo al parcheggio delle moto.
Ma perché ce l'ha con me?
Registro il suo numero sotto "E.T. Il barbaro" e valuto la possibilità di bloccarlo, ma non lo faccio. Alla fine è un mio compagno di classe, non voglio iniziare subito con il piede sbagliato.«Ti va di studiare insieme?» mi sento chiedere. «Potremmo prepararci per l' interrogazione di Arte, se ti va».
Eccone un altro. Ma a New York i ragazzi sono tutti così diretti e prepotenti?
«Mi spiace Patrick, ma al momento sono in punizione fino a data da destinarsi, magari un altro giorno.»
«Certo, nessun problema», risponde tranquillo. «A domani!» E se ne va.Alla fine della scuola sono distrutta, i due giorni di reclusione mi hanno stancata più del previsto, soprattutto a livello cognitivo. Così quando esco, per un attimo mi scordo del mio "appuntamento".
«Ehi, ragazzina. Dove pensi di andare?»
«A casa, perché?»
«Voglio parlarti un attimo», mi dice.
«Ethan, mi dispiace ma non posso. Mia madre mi ha fatto giurare di tornare a casa immediatamente dopo la scuola, e se non obbedisco saranno guai.»
«Non mi sembravi tanto "obbediente" l'altra sera», osserva lui, con quel ghigno strafottente. «Comunque non ci vorrà molto. E poi ti accompagnerò a casa in moto, così arriverai in tempo.»A questo punto dovrei dirgli che non mi fido. Che non monterò mai sulla sua maledetta moto. Il punto è che è seduto su una Honda Fireblade, una delle mie preferite!
«Sentiamo», gli dico.
«Prendili», mi dice, allungandomi dei soldi. «Sono i 150$»
Allungo la mano e glieli sfilo subito: «Devo dire che mi hai sorpreso, finalmente hai capito che farmi pagare per un bacio è stato assurdo!»
«Neanche per idea. Gli affari sono affari», replica divertito. «Questi sono soldi che do io a te per farmi passare il test finale di storia. Se non lo passo, me li riprendo.»
«Mi sembrava troppo bello per essere vero...» osservo a bassa voce.
«Visto che non vuoi che ti paghi in natura, ti offro dei soldi. Che dici, mi aiuti?»No.
"No" sarebbe l'unica risposta sensata da dargli, ma questi soldi mi servono per il volo per Denver. A quanto pare il mio piano è fallito miseramente e devo metterli da parte per tornare a trovare i miei amici, almeno mentre penso a un altro piano.
«Ok», mi arrendo. «Però lo faremo alle mie condizioni e studiando agli orari che ti dico io, siamo intesi?»
«Ok.»
«Ci vediamo qui a scuola domattina alle 7 in punto», lo informo.
«Ok», replica, senza fare una piega.
«Studieremo prima che inizino le lezioni.»
«Ok, ora monta su che ti porto a casa». Mi porge un casco aperto e mette in moto la sua Honda.
«Prima mi togli una curiosità?» gli chiedo.
«Spara.»
«Come fai a sapere che vado bene a storia? Sono appena arrivata.»
«Ho letto il tuo fascicolo confidenziale. So tutto di te.»
Ah.✨✨✨✨✨
Ed eccoci alla fine del capitolo 6. Ormai la storia ha preso una piega chiara MA io sono famosa per stravolgere tutto quando uno meno se lo aspetta 😬
Quindi non crediate che sia oro tutto ciò che luccica 🤭😉
Alla prossima 🩷
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Whispered love - un amore inaspettato
Chick-LitKate ha 16 anni e si è appena trasferita a New York. Il divorzio dei suoi genitori l'ha costretta a lasciare tutto: la sua casa, la sua migliore amica, la sua scuola... e l'amore della sua vita: Roy! Decisa a vendicarsi di sua mamma, Kate scappa di...