Capitolo 9

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Non avevo ricordi nitidi di quando feci la varicella ma le parole che stavo per dire a Lucas risuonavano ancora nella mia testa con il suono della voce di mia madre: < Lucas allora li vedi questi segni rossi che ti stanno venendo su tutto il corpo non devi assolutamente toccarli. So che ti faranno prurito e vorrai grattarti ma devi resistere se no ti rimarranno le cicatrici per tutta la vita. Va bene?> Annui e andammo  a  fare un bagno veloce.  Per ora lo sfogo sulla pelle era ancora controllato quindi non gli dava ancora molto fastidio, sarebbe stato peggio nei giorni successivi. Nel frattempo Alfred aveva chiamato Theo dicendogli di tornare a casa il prima possibile e di chiamare il dottore.

Lucas si era addormentato praticamente subito. Io scesi in cucina per preparare qualcosa da mangiare nel caso si svegliasse visto che aveva saltato la cena. < Ho chiamato il dottore e ha detto di non preoccuparsi tutti i bambini la prendeno a questa età, non deve grattarsi e finché i puntini rossi non huariscono non puòtornare  a scuola.> Theo era sbucato all'improvviso dall'angolo della cucina e si era seduto sulla sedia vicino al bancone. < Ha anche detto che deve essere controllato costantemente, e quindi volevo chiederti se per questa settimana potresti trasferirti qui. Ti pagherò delle ore in più non preoccuparti. Si tratta solo di sette giorni e non ci incroceremo neanche.>, Era seduto con le braccia appoggiate al bancone e la testa verso il basso come se fosse preoccupato per qualcosa. < Va bene nessun problema avviserò l'università che non riuscirò ad andare alle lezioni. Per tua fortuna mentre sono qui avrò più tempo per pensare a cosa scrivere nella tua rivista>, lo provocavo perché sapevo che ora aveva bisogno di me e il coltello lo avevo io dalla parte del manico stravolta. Non rispose ma si mise a guardarsi le mani, così lo incoraggia a parlare: < Cè altro?>. < Si. Ecco io non ho mai fatto la varicella, e il dottore ha detto che negli adulti potrebbe essere più grave, quindi per questi giorni Lucas non deve muoversi da camera sua e io non devo vederlo.> Il mio commento fu fin troppo spontaneo. < Beh, non èun problema tanto sai benissimo come evitarlo è da cinque anni che lo fai>. Lui mi fissò come se le mie parole lo avessero colpito come un proiettile   <Qual è il tuo problema?> mi disse, < Il mio? Qual è il tuo?!> si alzò dalla sedia e io finii di preparare la cena. < Hai un bambino di cinque anni che sta male e non gli parli, non lo guardi, non lo tocchi. Mentre lui farebbe qualsiasi cosa per passare anche solo un secondo con te. Come puoi trattate così tuo figlio?>, Non avrò questa conversazione con te!>, < Prima o poi dovrai affrontarlo, oggi o domani, con me o con lui non ha importanza, quel giorno è dietro l'angolo e più fuggi più lui si avvicina>. Avevo così tante cose da dagli a partire dal fatto che il suo era un atteggiamento egoista che  non portava da nessuna parte Ma prima che potessi aggiungere altro se n'era già andato. Sembrava impossibile avere una conversazione normale con lui.

Svegliai Lucas < Ehi tesoro svegliati. Mangia qualcosa e poi puoi tornare a dormire va bene?> annui ancora addormentato e cenò all'inizio controvoglia ma poi la fame prese il sopravvento e mangiò tutto.< Domani devo andare a scuola?> mi chiese, < No, per almeno una settimana starai a casa, sei contento? >. Annuì quasi sorridendo.  Gli toccai la fronte per sentire se avesse ancora la febbre. Per fortuna la tachipirina aveva fatto effetto quindi la temperatura si era abbassata, < C'è una cosa che devo dirti. .....In questi giorni non potrai vedere tuo padre, dovrai rimanere nella tua camera. Vedi questa malattia è molto contagiosa e tuo padre non l'ha mai avuta, ai bambini come te non fa niente ma alle persone più grandi potrebbe farle stare molto male. Mi dispiace tanto>. Non che lo vedesse spesso ma a volte a cenavano insieme. Erano sempre cene silenziose e senza sguardi ma almeno erano nella stessa stanza per qualche ora. Vidi il suo viso diventare ancora più triste di quanto già sembrasse. < Possiamo vedere un film?> mi chiese e io annui. < Una notte al museo, lo hai mai visto?>, < No>, ricordai che la prima volta che vidi questo film fu con Sara, all'inizio della nostra amicizia e divenne il film fazzoletto bianco, ovvero quando litigavamo o avevamo bisogno di una pausa da tutto lo guardavamo. < Sono sicura ti piacerà.>

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