Buio. Mi circondava.
Non capivo dove mi trovassi ne come ci fossi arrivata, tanto meno che cosa mi stesse succedendo.
Poi qualcuno parlo, una voce maschile. Sentii dei piccoli colpetti sulle guance e mi convinsi ad aprire gli occhi.
All'inizio erano solo ombre indistinte, poi misi a fuoco un ragazzo all'incirca della mia età.
«Ti senti bene?» mi domandò. La sua voce era calda e rassicurante, la stessa che avevo sentito prima.
Annuii.
«Hai avuto un calo di pressione e sei svenuta, probabilmente per lo stress»
Gli rivolsi un debole sorriso, incapace di formulare qualsiasi frase sensata.
Aveva i capelli castani e ai lati delle labbra si notavano due graziose fossette.
Lo sguardo mi cadde sulla targhetta che aveva appuntata sul petto. Anche lui.
Se ne accorse e mi rivolse uno sguardo preoccupato: «È un problema?»
«No» risposi, per poi scostare la felpa che copriva la mia targhetta.
Ora fu lui a sorridermi. Era carino, in effetti.
«Sai dire qualcos'altro oltre a si e no?» scherzò.
«Si»
Entrambi ci lasciammo scappare una risatina.
«Sono Sam. Sam Davis»
«Hermione Granger»
«Piacere»
«Grazie per avermi.. ehm.. aiutata» mormorai piuttosto impacciata.
«Figurati. Sei sola?»
«Si» risposi, lanciando un occhiata al rosso che si guardava attorno disorientato, così fuori posto. Non si era accorto di nulla.
«Ascolta, se non te la senti di stare qui puoi venire con me e la mia famiglia» propose quindi Sam indicando un gruppetto di persone poco distanti.
«Non voglio disturbare» arrossii.
«Dai, non fare la timida» e così dicendo mi prese la mano e mi condusse dai suoi.
«Ehi ragazzi» richiamò l'attenzione «vi presento Hermione».
Un vociare confuso mi salutò, poi un uomo, probabilmente il padre di Sam, mi strinse la mano.
«È un piacere signorina»
Aveva lo stesso sorriso del figlio.
-
Era passata mezz'ora e ancora l'udienza sembrava non aver intenzione di inziare. In compenso continuavano ad entrare persone dal portone principale e lo spazio iniziava ad essere limitato.
Presto mi ritrovai spalla a spalla con Sam.
Alle 11 in punto due uomini in divisa iniziarono a chiudere le porte e il silenzio calò sulla sala.
Si udirono un paio di colpetti e migliaia di teste si girarono verso il seggio dei magistrati. La Umbrigde, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, cercava di richiamare l'attenzione. Quando fu soddisfatta del risultato si schiarì la voce e iniziò: «Buongiorno a tutti, benvenuti. Oggi, come ben saprete, si terrà il processo durante il quale sarete assegnati ad una far alcune delle nostre più prestigiose famiglie di purosangue, che si prenderanno cura di voi per i prossimi.. beh, per l'eternità!»
Sam sputò a terra disgustato. Lei non se ne accorse e continuò: «Molto bene, possiamo iniziare. Ora vi chiameremo in ordine alfabetico e vi faremo qualche domanda di routine, per accertarci della vostra identità»
Rivosle uno sguardo d'intesa ai suoi colleghi e Lucius le porse una pergamena che lei srotolò con un colpo di bacchetta.
«Che l'udienza per l'assegnazione dei Mezzosangue sulla base del Decreto 23 abbia inizio!»
-
Lettera F.
Procedendo in ordine alfabetico eravamo arrivati alla F.
Il mio cuore aumentava di velocità ad ogni persona che, in lacrime, diventava una sottospecie di schiavo.
G.
Ero sola. Sam era stato portato via qualche lettera fa' e così la sua famiglia.
Continuavo a ripetermi di respirare, ma si era dimostrato più difficile del solito. Avevo le mani sudate e faticavo a reggermi in piedi tanta era l'ansia.
«Hermione J. Granger»
Quache paia d'occhi si voltarono nella mia direzione e fui costretta ad abbassare lo sguardo, in preda al panico.
«Vieni avanti»
Un passo dopo l'altro, molto lentamente, arrivai fino alla sedia disposta al centro esatto della sala, dove gli stessi uomini che avevano chiuso il portone mi fecero accomodare. Immediatamente due cinghie di cuoio si levarono dai braccioli della sedia e mi avvolsero i polsi. Un mormorio si levò tra i presenti, siccome ero la prima ad essere sottoposta a questo trattamento speciale.«Questo cosa significa?» sbraitai. Dimenai le braccia cercando di allentare la presa, ma più opponevo resistenza più sentivo le cinghie stringersi sui polsi.
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Dirty blood ||Dramione
FanfictionChiamatelo destino, chiamatelo fato o caso. I greci erano soliti chiamarlo moira, ma anche Ananche. In qualunque modo lo si voglia chiamare, senza di esso la nostra storia non sarebbe possibile. Senza di esso probabilmente la storia di una strega di...