Capitolo 2

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Continuai a scendere per quelli che mi sembrarono secoli. Poi una fessura luminosa fece capolino dal fondo della cabina e in breve mi illuminò completamente, facendomi strizzare gli occhi.

«Il Ministero della Magia vi augura una buona giornata» si congedò finalmente la voce.

Spalancai la porta della cabina e mi diressi verso l'Atrium come indicatomi.

Essendo già stata al Ministero diverse volte non mi sorprendevo più della grandezza di quel posto, del soffitto blu in movimento, dei numerosi camini sui lati, dell'enorme statua dorata posta al centro del salone, ma notai diverse teste rivolte verso l'alto con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata. In effetti il posto era più gremito del solito: altri Mezzosangue, pensai.

Senza accorgermene ero arrivata davanti ai cancelli dorati, appena prima della Sorveglianza.

Mi sporsi oltre il bancone cercando di richiamare l'attenzione dell'uomo grassoccio seduto dietro, il quale sembrava piuttosto noncurante della fila chilometrica che si stava formando a causa del suo disinteresse.

«Eh ehm» tossicchiai.

Quello si sporse, squadrandomi con aria interrogativa.

«Dovrei registrarmi per prendere parte al processo d'assegnazione» spiegai.

L'uomo lanciò uno sguardo alla targhetta che avevo sul petto e mi fece cenno di avvicinarmi. Prima mi passò una specie di metal detector d'oro sul corpo, poi, dopo avermi chiesto la bacchetta, la adagiò su uno strano congegno d'ottone, dal quale uscì una strisciolina di carta con su scritti i dati della bacchetta.

«Senti ragazzina» mi richiamò «in teoria dovrei distruggere tutte le bacchette di proprietà Mezzosangue».

Il mio cuore perse un battito. Non potevano farlo!

Ero sul punto di urlare in faccia al sorvegliante quando questi aggiunse sottovoce: «Ma per te potrei fare un'eccezione».

Non capivo.

«Insomma» continuò accennando alla mia targhetta «ormai tutti qui sanno chi sei, cosa hai fatto e...»

Si sporse sopra il bancone mettendo in vista la targhetta appuntata sul panciotto: Mezzosangue.

«Buona fortuna» mi augurò facendomi l'occhiolino.

Gli sorrisi e mi allontanai verso l'ascensore.

Non sapendo esattamente a che piano andare, fermai una signora bionda che veniva a passo spedito nella mia direzione:

«Mi scusi,» domandai «sto cercando l'aula dove si terrà l'udienza per l'assegnazione dei Mezzosangue, potrebbe ind..»

Mi aveva sorpassata con faccia disgustata senza nemmeno lasciarmi concludere la frase.

Piuttosto scocciata mi diressi verso un signore dal mantello verde scuro, battendogli sulla spalla «Scusi, sa dirmi dove posso trovare l'aula per l'udienza dell'assegnazione dei Mezzosangue?»

«Mezzosangue?» esclamò allarmato, poi vide la targhetta «Per carità!»

E così dicendo indietreggiò pallido, per poi voltarsi e fuggire rapidamente.

Ma insomma! Non ho la peste!

Fece altri 3 tentativi, che si conclusero in modo anche peggiore.

Infine mi rassegnai rimanendo impalata davanti all'ascensore, non sapendo dove andare.

Dopo una manciata di minuti notai un gruppetto di maghi venire veloci nella mia direzione.

Sui loro soprabiti luccicava una targhetta argentea.

Senza dare nell'occhio mi misi in coda al gruppo, che intanto era salito in ascensore.

Richiusi la grata dorata alle mie spalle e aspettai che qualcuno si decidesse a fare qualcosa.

Come a leggermi nel pensiero la ragazza in testa al gruppo allungò il braccio e premette l'indice sul quinto bottone.

Con uno stridio di cardini l'ascensore prese a scendere e la stessa voce della cabina telefonica iniziò ad annunciare ogni piano che passavamo. Al quinto si udì «Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale» e ci fermammo appena l'ascensore si allineò col pavimento.

Aprii la grata e misi un piede fuori, seguita dal gruppo.

Non sapendo verso che parte andare, rallentai il passo e lasciai che il resto della comitiva mi sorpassasse, mettendomi poi al loro seguito.

Dopo aver attraversato un ampio salone dal soffitto d'oro e con diversi stendardi appesi alle pareti, imboccammo un lungo corridoio sulla sinistra, fermandoci davanti ad un portone di legno che recava la scritta Ufficio Internazionale della Legge sulla Magia.

Ringraziai che non dovessi essere io ad entrare per prima.

Non ne avrei avuto il coraggio.
-
La prima cosa che vidi fu la schiena del ragazzo in fondo al gruppo.

Quando di colpo virò a destra ciò che mi si presentò davanti mi colse impreparata a tanta bellezza: un enorme salone dal pavimento d'avorio conteneva migliaia, se non milioni, di streghe e maghi di ogni età, razza e paese stipati sugli spalti che correvano lungo le pareti, anche queste di un blu notte come il soffitto.

Al centro, dove gli spalti di destra e sinistra si incontravano, vi era un seggio rialzato e, seduti dietro ad un lungo tavolo d'oro, stavano cinque figure: la prima a sinistra, stretta in un tubino verde acido, era la falsa e bionda giornalista Rita Skeeter, la Penna Prendiappunti e il block notes posato al suo fianco come d'abitudine.

Alla sua sinistra, a debita distanza, vi era nientemeno che Lucius Malfoy. Aveva qualcosa di diverso, molto diverso. I capelli grigi, la barbetta incolta e gli occhi infossati gli conferivano un'aria molto più sciupata di come ricordavo. Era distrutto.

Subito dopo di lui, al centro, sedeva lei. Ricordava vagamente una grassa caramella rosa, o un rospo se preferite. Dolores Umbrige, Ministro della Magia e stronza diplomata in persecuzione e tortura dei Mezzosangue.

Lì a fianco, Bellatrix Lestrange era occupata a rigirarsi la bacchetta tra le dita e dall'espressione che le aleggiava sul viso si direbbe che fosse piuttosto divertita dal suo passatempo. O forse l'idea di tutti quei Mezzosangue in trappola la esaltavano.

E per finire... In realtà non riuscii subito a vedere chi fosse l'ultimo giurato, essendo voltato di schiena.
Aveva le spalle strette, piuttosto magrolino, la giacca scolorita e rattoppata, una chioma di capelli rossi..

No. Non lui. Ti prego Dio, non lui. Non farmi questo.

E poi si girò. Ronald Weasley.

Dirty blood ||DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora