Capitolo 3

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- Giorno 0 -

<<È arrivato... il giorno del giudizio...>> l'uomo anziano stava bisbigliando con le mani congiunte, inginocchiato sui gradini verso l'altare. <<Dio ci punisce per i peccati commessi in millenni di atrocità.>> quando pronunciò quella frase, Andrew rivolse uno sguardo allibito al fratello minore. <<Sii razionale per una volta, ti prego.>> ribatté. Erano i due sacerdoti della cattedrale di Pawntown. Era una responsabilità molto alta, molti turisti provenienti da tutto il mondo assistevano alle loro messe ogni anno. <<Se Dio ci avesse voluto punire, lo avrebbe fatto tempo fa, non credi? E poi non c'è da temere, qui siamo al sicuro.>> continuò lui, sedendosi su una panca. Il più giovane si alzò in piedi, avvicinandosi all'altare. <<Tutte le persone stanno morendo là fuori. E noi ci siamo nascosti, abbiamo chiuso le porte...>> sussurrò cupo. Le grida della gente fuori dalla chiesa erano ovattate, ma non per questo meno agghiaccianti. Qualcuno stava bussando pesantemente contro le porte all'ingresso. <<Non abbiamo scelta, fratello. Non sappiamo cosa siano quelle cose. Dobbiamo proteggere questo sacro luogo.>> chiarì Andrew, sperando con tutto il cuore che fosse la scelta giusta. L'altro sacerdote allungò la mano per prendere qualcosa dall'altare, accanto al pane. <<Una scelta Dio la concede sempre. Possiamo scegliere di rispettare la sua volontà.>> Andrew si precipitò da lui intuendo le sue intenzioni ma era troppo tardi. <<No!>> gridò in un disperato tentativo di fermarlo. Il suo corpo inerte cadde rovinosamente a terra con un coltello conficcato nella gola, trascinando con sé la tovaglia bianca che ricopriva l'altare, tingendola di rosso.

- Giorno 515 -

Non appena Mike si avvicinò al massiccio portone di legno della facciata anteriore della cattedrale, sentì una voce maschile dall'altra parte che gli parlava. <<Non possiamo aprire questa porta, devi andare sul retro!>> L'emozione che provò quando udì una voce che non fosse la sua non gli permise di reagire. <<Devi muoverti, figliolo!>> incalzò la voce. Si riprese dal trance, e si mise a camminare un po' incerto verso la fiancata della cattedrale. Mano a mano che avanzava accelerava il passo, trovandosi infine a correre per raggiungere la parte posteriore della struttura. Quando arrivò a destinazione, cercò un ingresso lungo la parete, ma non trovò nulla. Solo fredda pietra e marmo. Sentì un improvviso peso sul petto, e aggrottò le sopracciglia. Un cigolio metallico lo fece sobbalzare, mentre una grata si apriva dal terreno a una ventina di metri dietro lui, nel mezzo del piazzale. La sua mano guizzò verso il fodero mentre si voltava. Quello che vide lo fece restare a bocca aperta: una ragazza stava correndo verso di lui. <<Vieni con me, svelto. Non voglio farti del male.>> garantì lei, alzando le mani libere. Mike la guardò negli occhi e capì che fosse sincera. Era scosso, ma riuscì a mantenere la calma. <<Come sai che puoi fidarti di me?>> domandò alla ragazza, mentre allontanava la mano dal pugnale. <<Non c'è tempo, vieni!>> Lei gli prese il braccio e cominciò a strattonarlo verso il buco da dove era uscita. Lui la lasciò fare, assecondandola. Non aveva contatti fisici umani da moltissimo tempo, se non si considerava quella volta in cui aveva fatto a botte con un bandito che lo aveva aggredito in un bar a Pawn Square. <<Entra, svelto.>> lo incitò la ragazza, indicandogli la scaletta che portava in profondità. Lei si guardava attorno, ed era nervosa. Mike notò che stringeva i pugni con forza, e respirava velocemente. Non se lo fece ripetere. Iniziò a calarsi nel buio sottostante, seguito dalla ragazza subito dopo, che richiuse piano la grata e la richiuse con un lucchetto. Quando Mike si staccò dalla scaletta e mise i piedi per terra, si accorse che il pavimento era bagnato. I suoi occhi cominciavano ad abituarsi al buio: il corridoio si estendeva in due direzioni, una portava sotto la chiesa e l'altra proseguiva nel senso opposto, verso cui scorreva il fiume di acqua sotto di lui provocato dalla pioggia. Una lampadina gialla fissata al soffito illuminava l'ambiente di una luce fioca. Si addossò alla parete per fare spazio alla ragazza, che saltò giù da mezzo metro di altezza con un forte splash. <<Come ti chiami?>> le chiese. <<Amy.>> rispose lei, che sembrava già iniziare a rilassarsi. <<E tu?>>. Mike non si fidava ancora del tutto, ma decise comunque di essere sincero: <<Puoi chiamarmi Mike.>> Ripensò alla voce maschile che aveva sentito, e al lampo di luce dal campanile. <<Chi siete? Da quanto tempo siete rifugiati qui?>>. Voleva saperlo, doveva saperlo. Doveva sapere tutto quanto. Amy iniziò a camminare nella prima direzione, risalendo il corso d'acqua. <<Siamo dei sopravvissuti, proprio come te.>> La sua voce echeggiava nello stretto tunnel. Lui la seguì ascoltandola. <<Siamo qui dentro da più di un anno ormai.>> a quella frase Mike sgranò gli occhi. <<Ma non so per quanto ancora riusciremo a resistere... le scorte stanno iniziando a scarseggiare.>> Aprì la porta di metallo che segnava la fine del corridoio, e Mike insistette con la prima domanda che le aveva fatto. <<Come fate a sapere di potervi fidare di me? Potrei essere un ladro, o avere cattive intenzioni...>>. Nel tempo aveva visto così tanta malvagità da parte delle persone che la gentilezza di quella ragazza lo insospettiva. Quando anche lui oltrepassò l'uscio si accorse che due persone lo aspettavano nella nuova stanza. Amy chiuse la porta dietro di lui, barricandola.

Real Monsters: La Chiave della SopravvivenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora