Giselle

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San Diego, 24 maggio 2027

La luce iniziò ad entrare dalla finestra. Non avevo dormito neanche un minuto.

Avevo un unico desiderio, un unico pensiero. Per tutta la notte non ho fatto altro che pianificare.

Pianificare la mia fuga da questo posto dimenticato da Dio.

Era passato qualche mese, ma i ricordi di tre anni passati insieme erano più forti. Si erano radicati dentro di me e ora mi è impossibile liberarmene.

Cedric non c'è più. Se n'è andato via per sempre.

La morte non lo ha risparmiato. Il suo assassino neppure.

Le indagini non avevano portato a nulla, nessun sospettato, nessun movente. Niente di niente.

~~

Uscì dalla mia stanza, ancora in pigiama e scesi al piano inferiore. I miei genitori si erano separati poco dopo l'incidente. Trovai solo mia madre in cucina, mio padre aveva fatto i bagagli e in meno di una settimana era emigrato in Canada.

<<Giselle cara, sai che non dovresti uscire in pigiama. Cosa penseranno di te i vicini se ti presenti a scuola conciata così?>> disse mia madre con tono perentorio. Capivo perché mio padre l'avesse lasciata, ma non capivo perché lasciare anche me qui. Mia madre aveva sacrificato la sua buona reputazione e molti soldi nel matrimonio con mio padre e non si faceva mai scrupoli a ricordarglielo.

<<Giselle mi stai ascoltando?>> chiese dopo il mio prolungato silenzio - << Senti tesoro, so che è difficile perché Cedric era un così bravo ragazzo, di buona famiglia e pure sportivo, ma ne troverai un altro in men che non si dica! E ora vai a cambiarti, le apparenze sono tutto.>>

Non la ascoltai. Credeva davvero che la mia storia con Cedric fosse solo questo: un modo per farmi strada tra le famiglie più in della città.

Cedric, con quei capelli castano chiaro, gli occhi nocciola, che al sole diventavano come miele, mi aveva ammaliato sin dal principio. Non mi importava se fosse capitano della squadra di baseball della nostra scuola, non mi interessava della sua reputazione. Lo amavo davvero.

Tornai al piano di sopra, pentendomi di non aver preso neanche uno dei tost con la marmellata che c'erano sul bancone della cucina.

Mi avvicinai allo specchio e cercai di riconoscere il mio riflesso. I capelli ricci, scuri, più scuri delle mie giornate dopo la scomparsa del mio ragazzo. Cedric diceva che gli ricordavo un cioccolatino, un Bacio Perugina.

Lui faceva finta che non gli desse fastidio...
Non si tratteneva mai però quando eravamo solo io e lui. Era nato per portare avanti l'azienda di famiglia, una delle agenzie immobiliari più famose di San Diego. Non voleva che io gli rovinassi la reputazione...facendo cosa poi? Solo la mia esistenza gli causava stress, eppure non mi aveva mai lasciata. Un giorno mi rispettava e dava tutto l'amore del mondo e il giorno dopo mi toglieva anche il respiro a suon di insulti.

Non alzò mai le mani su di me. Sapeva cosa avevo passato a casa, sapeva che mia madre era violenta e quanto la sua rabbia potesse essere imprevedibile e devastante.

Per questo San Diego non è mai stato il mio posto. Tutti questi ricchi bianchi che volevano solo farmi sprofondare. Ovviamente la prima sospettata per il delitto di Cedric fui io. Credevano che volessi la sua fortuna, il suo posto nella società.

Per queste motivazioni, quel giorno decisi di chiamare mio padre. Ero disposta a seguirlo in capo al mondo pur di scappare da questa gabbia di matti.

Quel giorno andai a scuola e sfoggiai il miglior sorriso possibile, ma decisi di continuare a vestirmi a lutto. Una maglia a maniche corte, nera con i bottoni e un paio di semplici mom jeans scuri.

Neve rosso sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora