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"Filì, lievt 'a 'nnanz, si no t'accir !" è l'urlo che pervade il pianerottolo, seguito dal tonfo di una porta.

Suonano al campanello. È un rapido susseguirsi di squilli, di cui il secondo più breve, ma impaziente.

La moglie gli rivolge uno sguardo supplichevole.

Con estrema riluttanza, Carmine abbandona il divano, palcoscenico di un rarissimo momento di tranquillità in cui stava coccolando Rosa e il suo pancione, senza avere un pensiero al mondo.

Nel lanciarle un ultimo sguardo languido, prima di raggiungere la porta, si sorprende per l'ennesima volta in contemplazione del suo profilo, di quelle forme morbide per lei insolite ma così donanti.

È praticamente tutta pancia, ma è rimasta comunque proporzionata senza prendere eccessivo peso.

Alzando gli occhi al cielo, impegnandosi nell'ennesimo, fallimentare tentativo di nascondere quanto le attenzioni di Carmine le facciano piacere, e soprattutto la rassicurino, Rosa lo stuzzica: "C r'è ?"

È sempre serio sull'argomento, perciò replica con devozione assoluta: "Comm si bell, mammamij..."

Rompendo con violenza il loro idillio, arriva una terza scampanellata, lunga e decisa.

Con un'espressione di divertimento misto a tenerezza, la moglie lo incalza con un cenno dolce.

Ben presto si ritrovano a sentirsi grati di essersi aggrappati a quel diversivo breve ma intenso.

In maniera totalmente inaspettata quanto travolgente, il tornado Naditza fa irruzione.

Evita di commentare il ritardo nell'aprire, concentrando tutto il proprio disprezzo sulla combinazione perfetta tra una constatazione e una dichiarazione di guerra: "Quell'uomo è impossibile, cazzo!"

I proprietari dell'appartamento in cui si è appena imposta senza dire né buongiorno né buonasera, perplessi, si scambiano una rapida occhiata. Non ha specificato il soggetto, ma non è difficile intuirlo.

Senza aggiungere altro, imbocca la via del corridoio su cui si affacciano bagni e camere da letto, sempre sotto lo sguardo attonito di Carmine e Rosa, che lentamente assume la posizione da seduta: certamente sono abituati agli atteggiamenti eccentrici della loro amica, ma questa è un'assoluta novità.

Avendo forse intuito che le sue azioni non siano esattamente didascaliche, nel giro di pochi secondi si riaffaccia e, col tono seccato di chi sta ripetendo un concetto ovvio per l'ennesima volta, puntualizza: "Rò, di solito si presuppone che, se una entra sconvolta in casa dell'amica, quella la segua subito!"

I suoi interlocutori individuano il campanello d'allarme nel termine forbito e nell'uso del congiuntivo: se arriva al punto di dimostrare indirettamente a Filippo di essere raffinata, la situazione è serissima.

Va da sé che sia richiesta una replica in linea con uno spirito tanto insolito da risultare inquietante.

Avvalendosi del contegno più impassibile di cui sia capace, quello che rispolvera qualora senta la necessità di autoconvincersi di saper frenare le pretese inopportune di Futura senza fare sceneggiate, per tutta risposta Rosa se ne esce con: "Ma per andare dove?", enfatizzato dall'inarcare il sopracciglio.

È sufficiente per far crollare l'atteggiamento passivo-aggressivo tipico delle inquiline dei quartieri alti: tra l'alzare gli occhi al cielo, uno sbuffo spazientito e incredulo, e un "Afammocc !" soffocato, Naditza si introduce nel bagno principale, forte del principio per cui sia l'unico luogo in cui sia impossibile venire disturbate, perlomeno stando a ciò che ha imparato frequentando tutti quegli ambienti snob; l'unica situazione di collettività in tal senso mai sperimentata prima risaliva al contesto del carcere, e farsi la doccia come minimo in cinque alla volta sotto supervisione di una guardia, per quanto in un clima perlopiù di concordia, non corrispondeva esattamente all'idea di intimità che sognava fin da quando s'era resa conto di poter aspirare a qualcosa di meglio che vivere ammassati in una roulotte.

Dipingiamolo insieme, questo futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora