Scuola

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"Quindi dici che se l'è scopata?" chiede Ortega, lasciandosi cadere la spiga di grano di bocca.

"Certo che se l'è scopata, e poi non l'ha più neanche richiamata. E poi lei si è messa a gridare davanti a lui e lui l'ha colpita, proprio al centro del corridoio. Per questo è stato sospeso." dice Amy.

Incredibile, io non ne sapevo niente, eppure ce lo vedevo Samir Arafat a fare una cosa del genere, con tutte le sigarette che si fuma e l'alcol che beve, e tutti quei tatuaggi... c'è proprio da aspettarselo.

"Povera Britney, è anche dovuta andare dallo psicologo dopo quella volta." dice con la bocca.

"Sì, ma non è per quello che dici tu," dice Ortega, "lo psicologo le serve perché è asperger."

"Ancora peggio! Andare a letto con una ragazza asperger come se fosse bere un bicchier d'acqua, Cristo!" dico io.

"Deve avere una sorta di fetish, Britney è la quinta ragazza autistica con cui va a letto." dice Amy, "E su le venti che si è fatto in tutto è una grossa percentuale. Credo lo aiutino i tatuaggi che ha sulle braccia, con tutte le espressioni buffe che ci sono disegnate sopra, le aiutano a relazionarsi. È come quel documentario di qualche anno fa, "Life Animated" dove quel ragazzo autistico cresceva guardando i cartoni Disney."

Sbotto: "Sì però poi le picchia ste ragazze, è questo che mi lascia un po' basita."

"Non puoi mica giudicare da questo."

"Voglio dire, questo picchia le ragazze autistiche, che mi devo mettere a ballare? Tipo 'trallallà trallallà, questo picchia le autistiche!' Gesù Cristo!"

Entriamo in classe che è appena suonata la campanella, pronte a fare quell'ultimo sforzo prima delle vacanze. Il posto di Samir è due posti avanti a me sulla destra, che la prof lo voleva in prima fila.

Nonostante questo lui mentre la prof spiega anziché prendere appunti sta facendo barchette di carta. Lo guardo con sommo disprezzo e repulsione. Ma lui sembra che mi stia guardando, coi suoi occhi bianchi, come bocce per pesci tra le palpebre, piene di latte e con un pesce palla che vi guizza sulla parete.

A un certo punto la prof lo richiama, gli dice di venire alla lavagna per risolvere un esercizio. io trattengo il fiato. Lo guardo tirarsi su sulle sue flessuose braccia eburnee ricoperte da tatuaggi, con le adoniche mani piantate sulla cattedra.

Senza dire una parola, molleggiando con le mani nelle tasche dei blue jeans si avvicina alla professoressa. Si ferma a un centimetro dalla giovane insegnante, rimangono viso a viso, tant'è che lei arrossisce. Poi senza dire una parola prende dalla sua cattedra la mela che le avevano portato e la addenta a pochi centimetri dal suo fiato, sprigionando un succo dolce che gli cala sopra i tendini del collo. Lei ha come un sussulto.

Poi lui esce di tasca un foglietto bianco, glielo mette in mano ed esce di classe, con il petto in fuori, guarda solo un secondo verso di me, mi fa l'occhiolino.

La prof ancora rossa in viso rimane a guardarlo che quasi si sorprende di trovarsi ancora il biglietto tra le mani, alla fine si decide ad aprirlo e lo legge ad alta voce:

"Salve professoressa,

sono la mamma di Samir, ieri mio figlio aveva mal di pancia e non ha potuto studiare per l'interrogazione, 

firmato, la signora Arafat."

Siamo tutti basiti a tal punto che solo dopo venti minuti la prof si rende conto che Samir è uscito e non ha fatto avere più sue notizie.

la prof chiede dunque a un ragazzo di andarlo a cercare nei bagni dei maschi, ma questi torna poco dopo con scarsi risultati. Quindi la prof indica me e mi chiede di andarlo a cercare nel bagno delle femmine, è un amico di Samir a suggerire che possa essere là, in quanto il rosa dei bagni delle ragazze gli permette di calmare i suoi demoni interiori.

La prof mi dice portagli anche il suo biglietto, dopo essersi messa il rossetto e aver stampato un bacio sulle parole "aveva mal di pancia".

Cammino e già sto in ansia, tant'è che Amy prima di partire aveva uscito dalla sua protesi economica una bomboletta di spray al peperoncino e me l'aveva prestata.

Cammino rileggendo il bigliettino, con la scrittura sinuosa della signora Arafat, non riesco a decidere se se l'è scritto da solo o se veramente sua madre gliel'ha scritto. Ma sono solo pensieri che non servono ad altro se non dilatare il tempo che mi separa dall'entrare in bagno. 

E invece sono giunta alla soglia, e sento già dei gemiti che ronzano come una vecchia caldaia in un magazzino deserto. Lo sgocciolio,  come di un intruglio viscido che cade tra il ferro e la polvere e il cemento, in quel senso di soffocamento claustrofobico, in quel concetto nucleare di sepolcro, come di essere già alla tomba e a ogni passo avvicinarsi a quella cosa ancestrale e ineccepibilmente nuova, la macabra fioritura di ciò che sta guatando nell'ombra del sarcofago. E quei gemiti maniacali, quelle risate, di maschio e di femmina, come un sabba tra streghe, man mano che le gambe mi trascinano alle porte bianche dei gabinetti... La prima cabina, vuota, il verme conquistatore della decomposizione mi mangia dentro; provo ad aprire la seconda, sento un'altra voce da dentro rispondermi sottile sottile, "occupato"; ho un groppo in gola, non resta che la terza. Avvicino la mano alla maniglia, sento l'anima che cerca di guizzare fuori dal mio corpo, tutti i peli sul mio ventre fremere come la schiena di un gatto; giro il pomello, i gemiti hanno un sussulto.

Davanti a me, orripilata, assisto alla scena di Samir Arafat avvinghiato con Selina, la presidentessa del club di Minecraft della scuola, nonché autistica anche lei. Stanno.... Copulando!

Scappo veloce come il vento fino al cortile, con le lacrime agli occhi. Mi nascondo dietro un muretto e rimango lì per dieci, venti, trenta minuti. E tra tutti i pensieri che mi tempestano in testa, uno spicca per intensità e dissonanza da tutti quelli che prima io abbia ascoltato: il desiderio irrefrenabile di toccarmi!!!

QUANTI STUPIDI ERRORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora