2. Occultamento

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Tsunade: Cosa significa "lo so io"?? Dimmi dov'è quel corpo, Hatake!

Kakashi: Con tutto il rispetto, gli anziani non godono della mia massima fiducia in merito. Si accontenti della testimonianza dei miei colleghi riguardo al decesso.

Tsunade: Sono io l'Hokage, e prendo io le decisioni quí! Non costringermi a spedirti da Ibiki.

Kakashi: Faccia come crede, io non parlerò.

Si volta dirigendosi verso la porta ed esce dall'ufficio del capo villaggio, apre il solito libro e cammina con calma leggendo fino a raggiungere i suoi allievi al campo di allenamento.
Si aspettava che sarebbe stato convocato di prima mattina, a nessuno può andar giù che qualcuno faccia sparire il corpo di un ricercato tra i più pericolosi, ma poco gli importa visto che adesso è considerato molto pericoloso anche lui dopo ciò che è successo ieri.
Non appena è lì si trova costretto a schivare un katon e subito dopo un chidori, dunque immobilizza con dei fili di chakra il ragazzo che lo ha attaccato per poi caricarselo in spalla e raggiungere gli altri due, lo posa seduto a terra accanto a loro sapendo già quali sono le rimostranze del giovane Uchiha.

Kakashi: Sasuke, adesso devi calmarti. Capisco come ti senti ma non potevo fare altrimenti.

Sasuke: Dovevo ucciderlo io quel bastardo! Era il mio unico scopo e me lo hai tolto.

Kakashi: Possiamo parlarne con calma dopo gli allenamenti?

Sasuke: Che senso ha per me allenarmi ormai?

Naruto: Oh, ma dai! Siamo una squadra, non diventerai la nostra palla al piede!

Sasuke: Non intrometterti!

Naruto: Vuoi essere un rammollito per il resto della vita?!

Sasuke: Prova a ripeterlo e ti ammazzo!

Naruto: E come? Sei legato come un salame.

Kakashi sospira e ritorna a leggere il libro attendendo che quei due la smettano di litigare, nemmeno Sakura si intromette più nei loro battibecchi avendo ormai capito che è uno spreco di energie dato che non la ascoltano minimamente.
Passano interi minuti, forse quasi mezz'ora, prima che si ristabilisca il silenzio e Naruto si butta seduto a terra, a gambe incrociate, con l'aria offesa. Il Sensei non sa cosa si siano detti non avendo più ascoltato una parola, nemmeno lo chiede essendo già esasperato solo per le loro urla, deve però appianare la situazione con Sasuke, non può aspettare.

Kakashi: Naruto, Sakura, allenatevi voi due oggi, io vi osservo da quí.

Sakura: Va bene, maestro.

I due si spostano al centro del campo per mettersi a lavoro e Kakashi si siede accanto a Sasuke. Gli spiega cosa è successo veramente al suo clan mentre supervisiona gli altri suoi allievi, parla con tutta la calma possibile stando attento a non enfatizzare troppo sulle responsabilità del villaggio temendo che il ragazzo possa finire col cambiare obiettivo.

Sasuke: Chi ha ordinato la strage allora?

Kakashi: Non lo so, ma prima o poi lo scopriremo.

Sasuke: Perché...Itachi non mi ha detto niente? Perché ha preferito farsi odiare?

Kakashi: Semplicemente per non metterti in pericolo. Se ti avesse raccontato tutto ed il responsabile di tutto questo sarebbe venuto a scoprirlo...probabilmente non saresti quí adesso.

Lo libera dai fili di chakra vedendo che sta rimanendo calmo. Il ragazzo si porta la testa tra le mani, piange in silenzio, sapere questo ha riaperto la sua ferita, lo ha investito come se stesse rivivendo quel maledetto giorno, ed ora si sente lui stesso in difetto, si sente in colpa per aver odiato suo fratello senza mettere in dubbio la sua sincerità, non ha mai avuto il minimo dubbio che potesse avergli mentito quella sera che lo trovò in piedi davanti ai cadaveri dei loro genitori. Ed ora non può più sistemare quel rapporto e tornare a come erano anni fa.

Kakashi: Ce l'hai ancora con lui?

Sasuke: No. Avrei voluto sapere la verità prima, magari lo avrei visto ogni tanto di nascosto.

Kakashi: Certo, è comprensibile. Te la senti di allenarti un po' ora?

Sasuke annuisce e si alza pronto a riprendere il proprio percorso di ninja, servirà anche a sfogare la sua frustrazione ed a non pensare troppo.

Naruto: Finalmente!

Sasuke: Ti farò piangere, stai attento.

Naruto: Vediamo se ci riesci.

Kakashi sorride sotto la maschera, adesso gli fa piacere sentirli lanciarsi le solite provocazioni, e, mentre i due si scontrano, lui allena Sakura tenendo comunque tutto sotto controllo.

Arrivata l'ora di pranzo li porta tutti da Ichiraku sperando che Naruto non gli faccia spendere un patrimonio come suo solito, davanti al ramen diventa letteralmente senza fondo.

Sakura: Ancora non riesco a capire dove le mette tutte le ciotole che ordina.

Kakashi: È un mistero anche per me, credimi.

Sakura: Sono contenta che lei è riuscito a calmare Sasuke questa mattina, non appena ha sentito che Itachi era stato ucciso è uscito di testa...

Kakashi: Me ne sono accorto. Comunque dovevo per forza combatterlo, l'Akatsuki lo aveva mandato quí per un rapimento insieme ad un altro, però il secondo membro dell'associazione è fuggito.

Sakura: Chi volevano rapire? L'Hokage?

Kakashi: No, una persona che detiene ancora più potere di Tsunade.

Sakura: Chi c'è più forte di lei?

Kakashi: Qualcuno che deve ancora sviluppare tutto quel potenziale.

La ragazza non insiste oltre comprendendo che il suo maestro resterà sul vago riguardo questo argomento, probabilmente è un segreto del villaggio e non può parlarne con nessuno. Si volta a guardare Sasuke dispiaciuta per lui, ma al contempo è sollevata che non abbia più l'ossessione per il fratello a tormentarlo.

Dopo un'oretta Kakashi saluta i suoi allievi lasciandogli il pomeriggio libero, fa qualche passo con Sasuke lungo la strada di ritorno a casa di quest'ultimo.

Sasuke: Non c'è bisogno che mi accompagni, non scappo.

Kakashi: Non si sa mai.

L'Uchiha si ferma e lo guarda scocciato per questa mancanza di fiducia. Sarà anche stato marchiato da Orochimaru, ma ormai non ha più intenzione di seguire quell'uomo, non ha più quella strada della vendetta da seguire che gli fece prendere in considerazione la cosa.
Il sensei intanto si guarda bene in torno prima di dirgli il suo vero intento.

Kakashi: In realtà devo chiederti di venire a casa mia, voglio dirti altri particolari che non deve sentire nessuno.

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