capitolo 5

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Cosa? Ma è pazzo?
< Alex siamo fratelli, ma tu rendi conto?> dico più forte che mai.
<No, non è vero> ribatte lui.
Non trovo le parole per parlare.
<Leila non siamo fratelli>
<Non capisco> mi stendo sul divano con la mente in subbuglio.
Che cosa sta dicendo?
<Devi credermi Leila>
mi dice più calmo del solito.
In quel momento la porta d'ingresso si spalanca e appare mia madre più furibonda del solito.
<Alex ti ho detto di prendere le medicine> Ma da dove è arrivata questa? Da una giungla?
<Mamma perché non sei al lavoro?> le domando con calma.
<Sta zitta ora!> ribatte. Ammutolisco.
<Va bene io me ne vado in camera e vi dico che siete tutti pazzi, PAZZi!> scandisco la voce sull'ultima parola e salgo in camera. Chiudo la porta e resto in silenzio per un po'. Poi sento mia madre dire qualcosa ad Alex. Purtroppo non capisco mezza sillaba.
Che cosa sta nascondendo? Mia madre non l'ho vista così arrabbiata da quando è morta mia sorella.
E poi perché prendersela con me?
Sento Alex e mia madre uscire di casa così ne approfitto per entrare nel ripostiglio.

È passata un'ora da quando sto la dentro. Ho trovato tutte le foto che avevo custodito nella "cassaforte":
ERANO tutte foto di me con mia sorella, solo che ora c'ero solo io. Alex l'ha ritagliate.
Premo gli indici sulla fronte. Perché? Perché un fratello dovrebbe fare una cosa del genere?
Sono così... confusa che non mi rendo conto che sono le cinque e mezzo passate, e devo fare ancora i compiti!

Ceniamo in silenzio. Con quello che è successo questo pomeriggio non ho il coraggio di guardare negli occhi mia madre.
Mio padre si schiarisce la gola:< Vanessa come è andata scuola?> rompe il silenzio. Che devo rispondergli?
<Bene, come sempre> dico secca.

Sono sul letto e ripenso a quel che mi aveva detto Alex:"Ti amo".Dio, siamo fratelli!
Sento delle voci in corridoio e poi la porta della mia stanza si apre.
Chiudo li occhi di scatto.
<Si, sta dormendo> è la voce di mamma. Sempre lei! Ma che starà facendo?
Quando richiude la porta, apro gli occhi e mi dirigo lì aprendola a spiraglio. Sento che dicono che devono andare in un posto, non si capisce il nome.
Quando sento che non c'è neanche il minimo rumore, scendo giù.
Con mani tremanti prendo il cellulare e provo a chiamare la mia amica: < Rispondi, ti prego> imploro.
<Leila?> mi dice con voce impastata dal sonno.
Le spiego quel che è successo e le dico di venire qui.
Quindici minuti dopo apro a Leila in vestaglia e il mio migliore amico.
<Che ci fai anche tu qui?> gli domando.
<Mi ha accompagnato> risponde Cassandra ancora assonnata.
Sapevo che Daniel guidava anche se aveva diciassette anni e mezzo.
<Stavo guardando in giro per la casa> dico scandendo le parole <..e ho trovato questo> mostro un bigliettino stropicciato con un disegno e qualche parola scritta.
<Cos'è?> domanda la mia amica.
<Non lo so, sembra una mappa> rispondo incerta.
<Leila?> mi guarda un po' preoccupata.
<Dimmi> dico io senza alzare gli occhi dalla "mappa".
<Sei sicura di quel che hai visto? Voglio dire, forse..>
<Cassandra sono sicurissima!> forse alzo un po' troppo la voce, perché la mia amica sobbalza.<scusa> dico.
<Io..io credo di conoscere quel posto, ma.. non ne sono certo> ci voltiamo entrambe verso Daniel.
<Veramente?> gli domando con una punta di speranza.
<Si..forse..saliamo in macchina>

Guardo fuori dal finestrino della macchina. Alberi e alberi.
<Da quant'è che viaggiano?> domanda Cassandra.
<Forse un'ora..> dice Daniel.
<Ragazze, riuscite a vedere dove stiamo?> continua lui.
Purtroppo con il buio pesto non si vede un granché.
Daniel frena la macchina di colpo.
<Ei, che fai..>
<Zitta Cassandra, ho..ho sentito qualcosa>
Restiamo in silenzio per qualche minuto.
La mano della mia amica si intreccia nella mia.
<Ho paura Leila..ho paura> mi dice.
Il mio migliore amico scende dalla macchina.
<Daniel dove vai..> gli domando spaesata.
<Ora torno> e richiude lo sportello della macchina.
Io e Cassandra ci lanciamo uno sguardo.

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