Capitolo 16- Rimani con me?

177 11 5
                                    



Capitolo 16
Rimani con me?

I giorni passarono e JJ si curò di ignorarmi per bene.

Non sapevo cosa facesse né dove fosse, ma Kie mi aveva aggiornata non appena sapeva qualcosa del suo amico: era anche lei molto preoccupata per lui.

Quel pomeriggio mi decisi ad uscire di casa perché attendere un messaggio da parte sua per avere informazioni su JJ mi pareva troppo insopportabile anche per la mia povera anima.

«Esci?» Mia madre sbucò sulla soglia di casa.

I suoi occhi chiari mi fissarono. Era vestita di tutto punto; indossava dei pantaloni larghi e corti di lino e una camicia bianca che lasciava scoperte le braccia.

«Sì, anche tu?» Domandai per trovare una spiegazione al suo look.

Annuì. «Rose mi ha chiesto di vederci per un caffè.» Mi informò e il tono di voce che usò non mi piacque per nulla.

«Cosa state tramando?» Incrociai le braccia al petto, la squadrai da capo a piedi.

Mise su un'espressione angelica. «Assolutamente niente.» E se ne andò svelta, lasciandomi da sola sulla soglia di casa mia.

In quel momento, la mia tata passò per la veranda per annaffiare le piante e, dal sorriso divertito che aveva in volto, pareva sapesse qualcosa in più rispetto a me.

«Che storia è questa?» Le chiesi, avvicinandomi.

«Tua madre vede di buon occhio Rafe Cameron, non è una novità.» Non mi guardò, ma era chiaro cosa intendesse dire.

Alzai gli occhi al cielo. «Si da il caso che la mia situazione con Rafe sia già abbastanza complicata di suo, non mi serve che qualcuno la complichi ulteriormente.»

«Potrebbe sistemarla.» Ipotizzò per poi scomparire nel parco della nostra villa.

Rimasi spiazzata per un attimo, poi scossi la testa; non avevo modo di preoccuparmi anche di quello.

Mi sarei limitata a non ostacolare la relazione fra Rafe e Sofia e a rimanere solo un'amica per lui.

Sebbene gli ultimi avvenimenti ci avessero separato.

Uscì dalla mia proprietà e camminai a passo svelto verso il molo di Figure Eight, dove speravo avrei incontrato Ryan.

Avevo bisogno di un consiglio da parte sua, che era un Pogue e che sembrava essere piuttosto ferrato in fatto di relazioni sentimentali.

Lo trovai alla solita postazione, sotto lo stand del signor Harris. Lo richiamai a gran voce, ma non mi sentì.

Mi avvicinai alla svelta, gli andai incontro rapido e lo chiamai di nuovo. «Ryan!»

Il biondo sollevò la testa e mi guardò con un accenno di sorriso, ma era chiaro non avesse voglia di vedermi perché non smise di fare ciò che stava facendo né mi dedicò attenzioni.

«Che fai?» Provai ad attaccare bottone.

I suoi occhi azzurri tornarono alla rete da pesca che stava riparando, le sue dita si muovevano rapide sui fili rigidi della plastica blu.

«Lavoro.» Rispose con un tono di voce basso e monotono.

Rimasi spiazzata dal suo modo di fare, non ero abituata a quella versione di lui: Ryan era sempre stato un ammasso di energie.

Mi sedetti accanto a lui. «Tutto bene?» Domandai confusa, cosa era cambiato? «Mi sembri strano.»

Si alzò per prendere un utensile. «Perché dici così?» Ancora una volta evitò di guardarmi.

Back Home, GinnyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora