Cap.29 - Uchiha

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Affacciato alla finestra della stanza degli ospiti, l'ennesima sigaretta accesa tra le dita della mano destra e l'ormai fidata bottiglia di gin nell'altra - aveva scoperto subito dove Naruto l'avesse fatta sparire - Itachi osservava il fitto via vai di persone che affollava il viale in quella calda serata estiva.

Le luci delle lanterne tra i rami dei ciliegi che si riflettevano nel fiume, voci squillanti, sorrisi, risate...una serata normale, in quella che era la vita normale di gente altrettanto normale.

Non c'era mai stato nulla di normale, invece, nella sua vita, e se ancora stentava a credere ai perché che si celavano dietro al tornado di eventi di quegli ultimi due mesi ciò che era successo quella sera gli pareva invece pura fantasia.

Ma non lo era.

Era reale.

Il dolore, era reale. Il tradimento.

Bruciavano e lo tormentavano molto più di quanto stessero facendo ancora le sue ferite.

Quello che aveva detto era vero, sebbene in quel momento avesse soltanto voglia di fuggire a migliaia di chilometri di distanza da Tokyo non aveva la minima intenzione di mandare tutto a puttane proprio ora che erano sul punto di ottenere la loro vendetta ; Sasuke avrebbe assolto al suo compito, il mattino dopo anche Naruto avrebbe fatto la sua parte mentre lui avrebbe presentato ad Oba i documenti per concludere l'accordo e pregando che tutto filasse liscio il loro piano avrebbe finalmente messo un punto a quel tetro capitolo nella storia degli Uchiha aprendo una nuova finestra sul futuro.

Ma quale, futuro?

Che senso aveva davvero controfirmare quelle carte?

L'avvio del business ad Osaka avrebbe dovuto sancire l'inizio di una seconda era per i loro affari, per la famiglia; sì, provava profondo rancore verso Madara per averlo allontanato dal grande amore della sua vita, ma non poteva fare a meno di pensare a quanto si sarebbe sentito fiero per aver finalizzato grazie all'aiuto di Kakashi un simile progetto insieme a suo fratello; esattamente ciò che il nonno si sarebbe aspettato da loro come nuovi leader a capo dell'impero che gli aveva lasciato in eredità.

Ma lui non aveva più un fratello.

Né un fratello, né uno zio.

Non dopo quello che gli avevano fatto.

Ed era proprio per questo però che provava rabbia anche nei confronti di sé stesso, perché nonostante tutto sapeva che finché non avesse udito di persona la voce di Sasuke che gli confermava di aver portato a termine il suo incarico sarebbe rimasto lì, in attesa, ad ascoltare quella sottile vena di angoscia che lo attraversava ogni volta che a suo fratello veniva commissionata un'esecuzione sebbene fosse certo che ne sarebbe uscito vivo come al solito eseguendo il lavoro alla perfezione.

Infatti sì, anche Sasuke - così come Sakura - era stato chiaro nel dichiarare che l'ultima cosa che voleva era mandare a tutto a rotoli; non era quello l'intento con cui avevano deciso di uscire allo scoperto pur essendo evidente che avevano pianificato di farlo in tutt'altro modo, anzi; gli avrebbero comunque parlato quella stessa sera e avevano addirittura tirato in ballo la parola 'trasparenza', per mettere le carte in tavola così da proseguire con il piano e chiudere la questione con la volontà di ripartire con tutti quanti da zero.

'Trasparenza', certo.

Come no.

Non era stata particolarmente trasparente la loro scelta di prenderlo per il culo fino a quel punto.

Ma lui? Lui invece era stato, trasparente?

'Almeno cerca di essere onesto con te stesso.'

Erano queste le parole che gli aveva rivolto Sasuke.

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