Capitolo 14.

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-Cosa diavolo ti è preso?- sbottò irritato Gerard dopo aver violentemente chiuso la porta alle sue spalle.

-Cosa mi è preso? Mi è preso che non mi sarei mai aspettato che tu pensassi che io fossi in grado di vendere il mio culo a dei vecchi arrapati per soldi, ecco cosa mi prende.- rispose in modo freddo Frank, tentando di tenere il sangue freddo.

-Frank, mi dispiace okay? Non avrei mai voluto dire una cosa del genere, né farti stare male in questo modo.- ribatté Way, cercando di calmarsi in tutti i modi possibili.

-Mi spieghi cosa diavolo ti spinge a scusarti con me? Perché cazzzo ti importa così tanto di me da venirmi addirittura a cercarmi in giro per Belleville?- domandò Frank, irritato.

Non riusciva proprio ad accettare che a qualcuno importasse di lui, anche perché era una situazione totalmente nuova.

-Mi spinge il fatto che proprio non riesco ad accettare il fatto che tu respinga via tutti! Mi sono ripromesso di salvarti da te stesso ed io rispetto sempre le mie promesse! Senza dimenticare il fatto che aspetto ancora quella risposta!- quasi ringhiò Way, fissando gli occhi di Frank quasi maniacalmente.

-Quella risposta non ha più senso d'esistere! Ti sei dimostrato uno come tutti gli altri.- ribatté il più piccolo, mandando a puttane il suo intendo di rimanere calmo e con il sangue freddo.

-Frank, Frank ascoltami: se davvero fossi come tutti gli altri, l'idea di cercarti per Belleville nemmeno mi sarebbe passata per la testa, fidati! Ho sbagliato, e lo so perfettamente, ma siamo dannati esseri umani, e gli esseri umani non sono perfetti, anzi! Sono tutto tranne che perfetti! L'unica cosa che ti chiedo, è quella di fidarti di me e... e so che ti sto chiedendo il mondo, ma se mai me la dessi, non oserei tradirla nemmeno con la mente, credimi.- controbatté Gerard, stringendogli leggermente le braccia con le mani.

-...perché?- domandò Frank, abbassando lo sguardo, ormai sul punto di far uscire un'intera cascata di lacrime. Nessuno gli aveva mai detto una cosa simile e nessuno aveva mai fatto cose simili per lui, e che faceva? Lo respingeva, come un coglione. Si, il coglione qui era proprio Frank, non Gerard.

-Perché...Dio quanto mi costa dire questa cosa...Frank, faccio e dico tutto ciò perché sei l'unico dopo tanto tempo fa battere il mio cuore, perché sei l'unico che dopo tanto tempo mi fa sognare, e si, dico ''che mi fa sognare'', perché non ho fatto altro che avere incubi e notti insonni prima di incontrarti; Frank, io penso di essere innamorato di te, ed ho paura di questo, perché l'ultima volta ci ho sofferto molto, ma voglio correre questo rischio...se tu sarai con me.- gli rivelò Way, con le lacrime agli occhi che imploravano d'uscire dai suoi occhi.

-Gerard, cristo santo... Io... Io non lo so, non so davvero cosa dire. Mi stai facendo impazzire, te lo giuro: ogni volta che penso a te in un modo diverso da quello scolastico, la mia paura mi blocca e mi fa pensare a te come un semplice professore, qualcuno di impossibile da raggiungere. Io ho paura, tanta paura e ... e non voglio innamorarmi, perché so che prima o poi succederà qualcosa che ci dividerà, ma ti perdonerei lo stesso, perché i tuoi occhi mi mandano il cervello a farsi fottere ed io non voglio, non voglio fare la parte di quello che perdona sempre perché i ricordi gli mangiano l'anima. Vorrei essere forte abbastanza da non avere paura di lasciarmi andare.-

Ecco la goccia che fece traboccare il vaso.

Gerard lo avvicinò a sé e lo abbracciò più forte che mai.

-Non oserei mai farti del male, piccolo mio.-

Dopo quelli che parvero minuti infiniti, Frank parlò, con il viso e gli occhi ancora rossi per il pianto.
-Gerard... io continuo a non avere un posto dove vivere, quindi... mi chiedevo se fosse possibile... ecco... capito?- chiese imbarazzato Frank, con lo aguardo rivolto verso le sue scarpe.

-Intendi vivere con me? Oh... uhm, si... penso che vada bene, ma l'unico posto in cui dormire, eccetto il mio letto, è il divano.- rispose Way, indicando il divano dietro le sue spalle.

-Oh, non ci sono problemi, dormirò comodamente sul divano.- ribatté dolcemente il più basso, asciugandosi gli occhi arrossati con la manica della felpa.

-Vado a prendere la tua valigia, che è rimasta in macchina, tu resta pure qui.- lo avvisò il più grande, per poi uscire velocemente di casa.

Frank si sedette sul divano: per quanto sarebbe durata questa situazione? Gerard avrebbe presto scoperto quelli e, secondo il più piccolo, lo avrebbe cacciato di casa. Andiamo, chi mai vorrebbe un autolesionista sotto il proprio tetto, con la costante paura di poter trovare il corpo nel bagno o in una qualsiasi altra stanza della casa?

Il piccoletto si alzò le maniche di quella stessa felpa che ormai aveva da tre giorni e tolse le garze: cristo santo. Oh, quanto si faceva schifo...seriamente Gerard si stava innamorando di un tipo come Frank? Avrebbe voluto fermare il tempo, tornare indietro ed impedire al Frank quindicenne di non iniziare con quel dannato lento suicidio! Probabilmente ora avrebbe una vita più...normale, forse.

Non appena Frank sentì il rumore della porta che si apriva, abbassò le maniche e mise le garze che aveva tolto dentro la tasca dei jeans.

-Eccomi qui!- sorrise Gerard, mostrando al più piccolo la grande valigia alle sue spalle.

-Okay, uhm... dove...dove possiamo metterla?- domandò imbarazzato Frank.

-Possiamo metterla in camera mia, qui ingobrerebbe, anche perché mio fratello passa tutto il giorno qui quando è libero dal lavoro.- ridacchiò il maggiore, guardando il divano.

-T-Tuo fratello? Oh, allora io sono solo d'intralcio, non fa nulla, troverò un altro posto, non voglio mettermi in mezzo, insomma, sare d'impiccio e non voglio essere d'impiccio, soprattutto per voi e non fa nulla, davvero.- disse Frank, senza nemmeno prendere aria, parlando molto velocemente.

-Frankie, non ho capito nulla di quello che hai detto, eccetto "tuo fratello". Comunque, non fa assolutamente nulla, la camera sua ce l'ha e poi raramente è libero dal lavoro, o meglio, dai lavori. Fa da babysitter e.. aspetta, com'era l'altro? Mh... oh, si, penso lavori dentro uno di quei sexy shop in centro. Oh, e non chiedermene il motivo, mi domando come la cosa non lo imbarazzi a volte, ma poi ricordo che è il contrario di me, quindi poco importa.- ribatté Way, ridacchiando e gesticolando con le mani.

Successivamente la loro chiacchierata fù interrotta dallo squillare ininterrotto di un cellulare. Chi diavolo poteva chiamare all'ora di pranzo?

-Cazzo.- imprecò Frank

-Che succede?- domandò Gerard, accigliandosi.

-Mia madre.- rispose Frank, fissando il suo cellulare, spaventato dal fatto che, forse, l'avrebbe costretto a partire per l'altro continente.

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Mama, We All Go To Hell ~ FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora