As it was

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You know is not the same as it was.

Settembre, tre mesi dopo

Sospirai per trovare sollievo nell'ansia che ormai si era insediata all'interno del mio corpo.
Raccolsi i miei capelli biondo scuro in una coda morbida e feci cedere le gambe, sedendomi a terra.
Il cielo era limpido, nemmeno una misera nuvola, solo azzurro. L'aria fresca risultava piacevole per me senza forze, colma di sudore.
Anche se probabilmente non era la soluzione migliore per sentirsi sollevata.

«Hai fatto un bel lavoro, Beatrix, come sempre d'altronde. Quando li vedrai impazziranno anche solo guardandoti.»
L'incoraggiamento del professor John mi provocò un leggero sorriso.
Per molti quest'ultimo rappresentava il tipico uomo di cui invaghirsi.
Capelli lunghi corvini rendevano i suoi lineamenti marcati unici, gli occhi dello stesso colore del mare in seguito ad un acquazzone ti incantavano e le labbra carnose ti ipnotizzavano.
Per altri invece poteva essere un semplice uomo che a solo ventinove anni aveva realizzato il sogno di diventare insegnante di combattimento in una delle Scuole di Arti Magiche più famose al mondo.
Ma per noi, i miei amici, era sempre stato il fratello maggiore che teneva unita la nostra famiglia, il nostro punto di riferimento.
Dopo aver ricevuto il consenso, mi alzai in piedi e inizai a camminare verso l'entrata della scuola.
Ma una voce conosciuta mi fermò.
«Beatrix ricorda: lo facciamo solo per lui.»
Chiusi gli occhi e annuii, fuggendo via.

-

«Dicono che sia il più bello della scuola. Il tipico ragazzo di cui tutti sono ossessionati.
Anche gli altri suoi amici non sono da meno.»
Guardai la ragazza con fare sospetto mentre il fumo fuoriusciva dalle mie labbra rosate.
«Con questo cosa vorresti accennarmi, Nyx
Domandai mentre il mio sguardo si posò sul posacenere in cui venne sgretolata la sigaretta.
«Che puoi starci distante quanto vuoi, ma la sua bellezza di certo non passerà inosservata. Nemmeno per te, Beatrix. Quindi stai attenta.
Non dire però a nessuno dei ragazzi che te l'ho detto. Sai, ti ho avvertito solo perché tra donne e tra migliori amiche ci si capisce»

Scoppiai a ridere in seguito a quell'affermazione.
Seppur non sapessi niente di quel ragazzo, una cosa era certa: avrei solo scoperto la verità.
Quello era il mio unico obiettivo.
Non "invaghirmi" come diceva lei , ovviamente.
Nyx come poteva averlo pensato?
Finii la sigaretta e mi alzai dalla sedia panna, di cui il colore combaciava con la scrivania di fronte ad essa.

«A proposito, vado da loro adesso, sono le mie ultime ore, mi mancheranno le loro stupidaggini.»
Riuscii a prevedere la domanda della ragazza corvina ed uscii.
Stava semplicemente sul letto, i capelli raccolti e una sigaretta in mano. Voleva farmi capire implicitamente che avrebbe prima dovuto trovare le forze per abbandonare quel materasso e poi mi avrebbe raggiunto.

Ansiosa come non mai, camminai per i corridoi guardandoli con fare malinconico.
Quella scuola mi aveva portata alle peggio crisi isteriche, ma sarebbe mancata comunque.
Arrivai davanti ad una porta, con al centro il numero 460.
«Sono in mutande! Chiunque lei sia, la prego di aspettare!» portai le mie mani sul viso, scuotendo la testa.
Nessuno avrebbe mai cambiato quei ragazzi.

«Oh Trixie, sei tu. Ti avverto che Gavriel è in letargo e i tuoi carissimi fratelli staranno fumando una canna non so dove.»
Sospirai fortemente ed entrai in camera, buttandomi a peso morto sul letto del ragazzo che mi aveva gentilmente accolto.
«Come ti senti?» mi chiese, dopo attimi di silenzio.
Mi permisi qualche minuto e respiro in più, prima di rispondere.
«Non lo so Ren, da una parte ho paura, ma dall'altra so che questo è il mio dovere e sono elettrizzata dall'idea di andarci.
Però non voglio vivere un periodo in cui voi non ci siete.» Mi rigirai a pancia in giù sopra il materasso, coprendomi la faccia col cuscino.

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