Bad blood

88 5 0
                                    

Now we got problems, and I don't think we can solve 'em.

«Sicura di aver preso tutto?» Nyx iniziò a gironzolare per tutta la camera, aprendo tutti i cassetti. Le andai vicino e le toccai le spalle, facendola girare esattamente di fronte a me.
«Ho tutto, sta' tranquilla.» Annuì accarezzando le mie punte mosse.
Poi improvvisamente fece una smorfia e mi abbracciò.
«Come posso sopportarli adesso senza di te?» Sentirla piagnucolare per quel motivo mi provocò una risata, perché non c'era nemmeno bisogno di specificarlo, sapevamo intendesse i ragazzi.
I nostri ragazzi.
«Ci sarò anche da lontano, sempre.» le sussurrai all'orecchio mentre le circondai il corpo in un abbraccio.

Presi le mie valigie e scesi le scale con Nyx che mi seguì a ruota, non chiudendo nemmeno a chiave la porta.
I corridoi immensi, le scale sempre scivolose poiché gli addetti alle pulizie non riuscivano mai ad avere una pausa, le numerose finestre ad ogni piano, le gare di combattimento, i balletti tipici miei e di Ren nel corridoio all'alba, appena tornati da una serata.
Tutto ciò, non lo avrei vissuto per molto tempo.
Non avrei visto Nasir e Nikos con le loro mani velenose. Le stesse mani che per sbaglio, al primo anno, quasi uccisero il professor John, poiché erano alle prime armi e attivarono involontariamente il proprio potere, facendo fuoriuscire dalle labbra dell'uomo una schiuma bianca.
Fortunatamente, nessuno si fece male, John se lo aspettava.
Non avrei visto Nyx che in preda ai nervi lanciava piccoli fulmini dappertutto, rincorrendo i ragazzi.
Non avrei visto Gavriel, che oltre a dormire profondamente, riusciva a fare quotidianamente cento giri di campo entro tre minuti esatti. Sicuramente la stanchezza era anche dovuta alla sua velocità.
«Fai la brava e se un ragazzo o una ragazza si avvicina a te con l'intenzione di provarci, chiamami che arrivo a Seattle solo per distruggerli.» affermò convinto il gemello geloso, riducendo il mio viso in una smorfia rassegnata.
La mia migliore amica scoppiò a piangere dal nulla, poiché disse che "Non sapeva esprimere i propri sentimenti a parole" e che quindi, le salì l'esasperazione, ma come biasimarla.
Oltre lei invece, altri due ragazzi non riuscirono a staccarsi dal nostro abbraccio.
Da una parte, il ragazzo dagli occhi verdi con sfumature azzurre all'interno, che continuava a ripetermi cose dolci.
«Smetterò di dormire così tanto e continuerò ad allenarmi ancor più seriamente. Lo faccio per te, Trixie.» annuì serio e ciò mi provocò una strana felicità nel petto.
Dall'altra parte invece c'era il gemello calmo, che mi disse semplicemente:
«Le cose che volevo dirti già le ho dette. Ma prova a trascorrere questa "missione" anche come un modo per capire te stessa, scavarti a fondo.
Non mettere da parte la tua vita per colpa delle responsabilità che ti assegnano gli altri, pensa anche alla tua salute mentale.
Scopriremo dove si trova zio.
Te lo prometto Beatrix.»
Con la sensazione di avere gli occhi lucidi, un abbraccio in più se lo meritò. E credo di non aver mai messo tutto l'impegno in qualcosa come in quell'abbraccio. Volevo fargli capire che l'amore che lui e Nasir riservavano nei miei confronti, era l'unica cosa a tenermi viva.

«Andiamo?» chiese Ren, dopo gli ultimi saluti.
Sapevo che con lui avrei parlato lì, prima di entrare nell'edificio.
Annuii e prima di girarmi definitivamente guardai tutti, con un sorriso già malinconico sul volto.
Il moro mi prese la mano e mi fece un leggero cenno con il capo.
Allora presi un respiro e chiusi gli occhi.
In un soffio, come se il mio corpo si fosse trasformato in vapore, arrivammo in un vicolo disabitato e malconcio.
L'unica cosa ad occupare un po' di spazio in quella stradina era un bidone verdognolo posto alla parte destra del muro.
Anche lì il cielo era limpido. Il clima non era afoso ma nemmeno fresco, anche se a distanza di minuti tirava una leggera brezza.
Se a New York prima erano le 10:30, lì erano esattamente le 07:30, poiché la nostra città natale era avanti di tre ore.
Ciò voleva dire che avrei avuto una buona mezz'ora per arrivare alla scuola, senza intoppi.

«Senti» una voce mi risvegliò. Ren mi prese il viso tra le mani e iniziò a parlare.
«I discorsi motivazionali non li so fare, ma ci sono e mi mancherai. Se avessi bisogno, ti verrei a prendere subito, anche tra un'ora.»
Lo abbracciai con tutta la forza del mondo.
«Ti voglio bene.»
E scomparse.
Respirai rumorosamente per trovare coraggio e iniziai a camminare, con le mie due valigie affianco.

StrangersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora