Died Mountain Dew

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Hit me and tell me you're mine.
I don't why but I like it.
Scary?
My God, you're divine.



KAY'S POV

La biblioteca era estremamente silenziosa, ma erano gli sguardi degli studenti a fare rumore. Effettivamente vedere gli Hunters seduti ad uno dei tavoli con vari libri aperti a ricoprire ogni spazio vuoto del legno chiaro, non era una delle scene che ci si sarebbe aspettata di vedere quotidianamente. Per tre giorni consecutivi decidemmo di usufruire di quel luogo, sempre allo stesso punto: l'ultimo tavolo a destra, della fila più infondo.
Di certo il nostro obiettivo non era stato studiare, ma bensì parlare del famoso accaduto.

Erano passati tre giorni dalla sparatoria. Una volta tornati a casa quella sera, dopo l'ospedale, chiedemmo gentilmente di non far spargere la voce dell'accaduto. La responsabilità di andare dalla polizia era nostra. Seppur ci fosse stata tutta la scuola ad assistere, ognuno sembrava essere completamente tranquillo. Erano più stupiti dalla nostra presenza in biblioteca e ciò mi faceva molto ridere. «Siamo maggiorenni e abili, non possiamo dipendere da David.» incrociò le braccia Ryu, seduto a capotavola. «È l'unico che può aiutarci, mica siamo agenti 007 che riescono ad hackerare il mondo.» Azar ribattette lanciandogli una penna in faccia. «Non possiamo dirgli del fatto riguardante i due milioni e mezzo. Che poi perché? Ci hanno preso per donatori ai paesi poveri?» il biondo continuava a blaterare sciocchezze, facendomi sbattere molteplici volte la fronte sul tavolo.
«Potete smetterla? Già ci stanno guardando tutti.» V si appoggiò completamente allo schienale della sedia dopo essersi lamentato.
«Quando la prossima gara?» chiesi a nessuno in particolare mentre mi sistemavo i ricci che si erano rovinati a causa della testata contro il tavolo.
«Domani sera, Jason ha detto che avremo un turno ognuno.» prese parola Azar che fino a quel momento stava discutendo solo ed esclusivamente con Ryu. «Meglio, più soldi.» sussurrai o forse no, alla fine avevamo fatto tutti lo stesso pensiero.

Probabilmente eravamo stupidi, ma stavamo mettendo qualche soldo da parte a causa della minaccia. Non sapevamo a cosa saremmo dovuti andare incontro, l'unica cosa che potevamo fare era aspettare, non avevamo nessuno a cui chiedere aiuto.
Conservavamo il denaro giusto per precauzione, ma eravamo ancora a metà della metà, della metà.
«Certo che Latz è proprio bella però.» Si bloccò il più piccolo, guardando la porta della libreria aperta per via delle nuove arrivate. Contai fino a sessanta, dato che a me dieci secondi non bastavano per niente e misi le mani a mo' di preghiera cercando di non richiamare nessuna divinità dal cielo.
«Che poi sapete cosa? È completamente identica a lui. Nel senso, non solo per il pot- Kay cazzo mi hai fatto male!» si massaggiò la testa velocemente dopo il lancio del libro da parte mia.
«Così impari a dire stronzate.»

Il mio difetto più grande? La sincerità. In realtà io credevo fermamente fosse uno dei miei pregi più grandi, non tutti avevano il coraggio di sfruttare la propria libertà di pensiero e parola a pieno. Ma molte volte la mia sincerità si trasformava in "maleducazione" come dicevano i miei amici o meglio dire "comportamento da vero stronzo". Ciononostante, non avevo mai dato così tanto peso a questo aspetto del mio carattere, anche se ci avessi provato non avrei concluso nulla. Se non esprimevo ciò che mi passava per la testa, non riuscivo a stare tranquillo.


«Mi piace, sai?» esclamò ridendo rumorosamente. «Cosa?» si prese del tempo per rispondere. Era spaparanzato sul divano con una busta di patatine sul petto, la bocca circondata da briciole e sale e come sempre in lui, protagonista del suo viso era l'espressione genuina. «La tua schiettezza, non capisco perché gli altri continuino a rimproverarti.» Ghignai, alzando le sue gambe lunghe e abbronzate, per mettermi nell'unico spazio libero del divano e appoggiarle di nuovo sulle mie ginocchia. «Sai meglio di me che nella maggior parte delle situazioni lo sono fin troppo e "ferisco gli altri".» Imitai il tono di Ryu mentre mi sgridava. Da quando s'invaghì di Senka, sembrava essere diventato un pappamolle romantico. «Stronzate. Preferiresti una dolce bugia e restare rinchiuso nel tuo mondo solo perché non riesci ad accettare la realtà o una cruda verità in grado di farti aprire gli occhi e vivere la vita al meglio?» si alzò pulendosi la bocca col palmo della mano e si diresse verso il frigorifero per prendere una bottiglia d'acqua. «I nostri amici sono molto empatici, carissimo.» ironizzai, facendolo ridere e sputacchiare un po' d'acqua.
«Sai, se riuscissi ad essere sincero anche in ambito sentimentale, conquisteresti molte ragazze.»
«Dovrei dire "non voglio nulla di serio ma voglio solo sco-»
«C'è un intellettuale italiano -mi interruppe- Pier Paolo Pasolini, che in una sua poesia, "Supplica a mia madre" afferma che lui può avere rapporti solo ed esclusivamente fisici. Ritiene le persone "corpi senza anima" solo perché la sua è un tutt'uno con quella della madre.» ritornò a sedersi vicino a me.
Lo guardai confuso, per fargli capire che non avevo compreso il discorso. Sbuffò divertito. «Lui almeno aveva un preteso per scopare e basta, dato che era schiavo dell'amore materno. Ma tu, che spiegazione hai?» non ottenendo risposta continuò. «Immagino tu sia gay come lui e hai paura di dirmelo. E' ciò che ti ferma dall'essere sincero anche con i sentimenti.» gli lanciai un cuscino in faccia. «Che professore del cazzo» lo presi in giro mentre se la rideva.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 29 ⏰

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