CAPITOLO 2

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LA NUOVA DIMORA

Mentre la Signora Catherine e Christopher discutevano a proposito del viaggio, il Signor Corenson li andò a chiamare, perchè dovrvano radunare le loro cose e andare in carrozza. Alla Signora vennero le lacrime agli occhi, perchè sapeva che non avrebbe più rivisto la sua splendida villa, a cui era tanto affezionata. Allora il marito prese sotto braccio la sua Signora e porgendole un bellissimo fazzoletto di seta ricamato, la indugiò ad andare a prendere posto nella carrozza. Lei gli disse che come sempre pensava solo al suo interesse e ai suoi profitti economici. A quel punto il Signor Corenson lasciò il braccio della Signora Catherine, girò sui tacchi e se ne andò senza guardarla neanche in faccia. Christopher vedendo la madre affranta mentre si asciugava una lacrima andò vicino a lei per chiederle cosa le fosse accaduto. Lei gli disse che aveva nuovamente litigato con il coniuge. Allora il ragazzo le prese dolcemente il braccio e la condusse al veicolo. La madre ancora scossa per l'accaduto, chiamò James e gli disse di andare a prendere posto e di farlo subito. Allora James le disse che non c'era bisogno di ricordarglielo perchè era abbastanza grande e responsabile per badare a se stesso. Christopher intervenne e gli disse di non usare ne quel tono, ne quelle maniere con sua madre. Christopher chiese alla madre, se ora era ponta per andare in carrozza. A quel punto Catherine diede un ultimo sguardo al suo maestoso salone e lasciando il cuore alla casa, si asciugò un'altra lacrima che le stava bagnando la guancia destra, si mise il suo cappellino rosso carminio con la veletta sugli occhi e se ne andò. La carrozza era molto bella e spaziosa. Fuori era color turchese, con ornamenti in oro puro. Dentro aveva i sedili rivestiti in pelle di camoscio e le tendine erano rosse. Il cocchiere aveva tra le mani le redini di quattro mestosi cavalli bianchi e sulla testa un cappello a tre punte azzurro-bianco, mentre era vestito con una giacca bianca e pantaloni grigi molto chiari, quasi a sembrare bianchi, ma per il freddo era costretto a coprirsi con una coperta di flanella marrone. Le strade della città erano infangate per colpa della pioggià torrenziale che era caduta il giorno prima sul territorio. Infatti il cocchiere aveva molta difficoltà a guidare i cavalli, perchè c'erano pozzanghere d'acqua dappertutto ed era difficile non far impantanare il mezzo.
Il viaggio durò tutto il pomeriggio. Arrivata sera la famiglia Corenson, raggiunse finalmente la sua nuova dimora. Quella era splendida e molto grande. All'esterno aveva un grande cortile con pavinenti in marmo. Al centro del cortile c'era una bellissima fontana. In fine il cortile era circondato da splendidi giardini, che allora volta erano circondati da splendidi roseti. Dopodichè la famiglia entrò dentro casa. Quella era costruita completamente con mormo e lapislazzuli. Ai lati c'erano due maestosi scalinate in marmo che conducevano al piano superiore, dove più che altro si trovava la zona notte e tutti avevano il loro guardaroba. Al piano terra c'erano due bellissime consol in marmo rosso, sopra di esse c'erano poggiati due grandi specchi incastonati in una cornice di oro e rubini. Poi la famiglia si diresse nel salone, dove c'era tutta la servitù disposta a semicerchio per dare il primo saluto ai nuovi proprietari. Arrivata l'ora di cena, i Corenson, dopo essersi rilassati un pò dopo il viaggio, si diressero in sala da pranzo e si sedettero nello stesso modo in cui si erano sempre seduti e cioè il Signor Corenson a capo tavola, la sua Signora, vicina a lui, al lato destro e i due figli sul lato sinistro. Prima Christopher essendo il maggiore e poi seguiva James. Dopo pochi minuti, la servitù servì loro del faggiano, con contorno di carote a rotelle e spinaci. La cena fu talmente squisita che tutti si leccarono i baffi. Dopo la cena il Signor Corenson, come era solito fare, sorseggiò un buon bicchiere di porto. Finito quello colui che era il Pater familias assegnò le camere da letto ai suoi due figli. James che aveva sempre da ridire su tutto, si lamentò. Non volevo avere la camera attaccata a quella dei suoi genitori. Il padre allora gli disse che quella era la sua decisione e che se non gli stava bene, poteva tranquillamente andare a dormire nel prato sotto il cielo stellato. Christopher, essendo molto buono e gentile, disse al padre che per lui non c'era nessun problema a fare cambio camera con il fratello. Allora il Signor Corenson disse a Christopher, che essendo James due anni più piccolo di lui, doveva stare con la camera più vicina ai genitori. James disse che il padre era ingiusto e che lo trattava sempre come fosse un bambino piccolo. Poi senza discutere salì le scale e si chiuse in camera. Stette tutta la notte a piangere e la mattina seguente il suo cuscino era impregnato di lacrime. James non aveva dormito neanche un pò e quando si alzò, si rese conto di avere delle grandi occhiaie per il sonno.  

Io: Cristopher CorensonDonde viven las historias. Descúbrelo ahora