Capitolo 14

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Pov. Iris

Sono sola, circondata da quattro mura che un tempo chiamavo casa, mentre adesso sono una prigione. Marco è totalmente impazzito, passa le giornate portando puttane, insultandomi, picchiandomi e lasciandomi a digiuno e senza acqua per buona parte del tempo, bevo un solo bicchiere d'acqua al giorno, ma perfortuna il bagno è in camera e bevo dal rubinetto altrimenti a quest'ora sarei già una sorta di cadavere, non che ora stia bene, voglio dire mi sento molto più fiacca, stanca il cibo mi serve però nonostante tutto non voglio lamentarmi.

È da stamattina che lo sento urlare e insultarmi, nonostante sia nel suo ufficio le urla mi arrivano dritte alle orecchie, non oso immaginare Ivan come sta mentre ascolta tutto, ogni volta che penso di lasciarmi andare lo immagino qui vicino a me a dirmi che va tutto bene e poi mi ricordo che devo tornare da lui, quindi stringo i denti. Mi ridesta dal mio pensare la porta che si spalanca, Marco ha gli occhi iniettati di sangue ed una serie di brividi mi trapassano il corpo.

- Alzati immediatamente e seguimi

Mi muovo velocemente, non voglio dargli ulteriori motivi per farmi del male, una volta avvicinata abbasso lo sguardo proprio come mi ha già ordinato una miriade di volte, mi prende dai capelli e il fermaglio regalatomi da Ivan mi fa un male atroce, non do segni di dolore non deve capire che quello è il mio punto debole.

- Ora andremo nel mio ufficio, mi darai ciò che ti ho chiesto di portarmi, mi mostrerai tutto e faremo una bella chiacchierata su quel figlio di puttana di Ivan in modo che finalmente io possa ucciderlo

Sussulto alle sue parole ma non mi lascio scoraggiare, Dimitri aveva previsto anche questo so cosa fare e devo essere convincente. Se pensa di uccidere il mio uomo non ha ancora ben capito chi ha davanti, mi vede come un'agnellino indifeso ma non ha idea di quanto male gli farò se solo pensa di sfiorarlo.

Non mi rendo nemmeno conto di essere arrivata nel suo ufficio quando mi spinge e cado malamente a terra, il fermaglio lo sento allenatarsi e non devo assolutamente perderlo se non voglio che mio marito rada al suolo tutta Roma.

- Tirati su in ginocchio, non avrai l'onore di sederti su una sedia, a partire da oggi sarai la mia sottomessa, anche in questo, mangerai a terra da una ciotola, berrai da una ciotola, avrai un collare e un guinzaglio, non indosserai più abiti, ma se ciò che mi mostrerai sarà soddisfacente ti lascerò indossare la biancheria intima. Altrimenti inizierai a mostrarti a tutti e ti darai a tutti a loro piacimento proprio come la puttana che sei. È chiaro?

-Si signore!

- Bene togliti i vestiti in fretta e rimani in intimo

Perfortuna ho un reggiseno sportivo e una culotte coprente, quindi se mi convinco di essere in spiaggia la vivrò in modo più leggero, mi spoglio velocemente tornando in ginocchio, mentre il mio odio nei suoi confronti aumenta esponenzialmente.

- Sei ancora più bella di come ricordassi, le tue forme mi erano mancate, sto valutando l'idea di provarti anche io, un altro giro sulla ruota lo farei volentieri in realtà.
Ora dammi la chiavetta.

Allungo le braccia attorno al collo per staccare la collanina e dargliela.

-Signore perfavore mi può ridare poi la collanina è l'unica cosa che mi rimane dei miei genitori.

Lo vedo bloccarsi per un secondo, stacca la pendrive e mi ridà il ciondolo che prontamente rimetto al collo e mentre lui è concentrato do una mezza sistemata ai capelli e quindi al fermaglio, stabilizzandolo.

Inizia a leggere tutti i documenti sulla chiavetta, con attenzione e vedo che sorride ammorbidendo la sua espressione.

- Dimmi come si muove Ivan durante le giornate

La rosa del desertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora