𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝟶𝟺

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«Chi sei?» spezzò il silenzio Lupa in cerca di un espressione nel volto della Tigre.
Egli strizzò le palpebre come per svegliarsi da un sogno ma lei continuava ad essere lì che lo fissava.
«Oh, aahm, perdonami. Sono Tigre.»
«Lupa» lo scrutò da cima a fondo. «perché ti trovo nervoso?» gli chiese dolcemente. « Oh eccoti, di nuovo qui? Fatti sotto!! Avanti.», entrambi si voltarono in basso poco piu avanti le rocce bagnate dalle cascate. « Vi conoscete?»
« Beh ecco...» stava cercando di trovare le parole giuste. Non poteva dire che lui la stava spiando poco prima dietro le grandi foglie di Chelyocarpus ulei.
«Questo Tigrone impiccione stava dietro...» prima di far concludere la frase al riccio coprì la sua voce. «Sì certo, come non conoscerlo questo piccoletto è da un po' che girovaga nei dintorni, stavo semplicemente perlustrando il territorio e mi ha rincorso con i suoi adorabili aculei... Sai non si sa mai i piranha in giro.» tentò un sorriso forzato alla palla di spine che si trovava in basso a fissarlo sbalordito.
«I Piranha?» chiese Lupa
«Piranha? Qualcuno ha detto Piranha? HA-HA-HAH, oh nonono assolutamente no. Intendevo i canguri. Sai con un calcio ti fanno veramente molto male.»
«Ohw, si certo. Il tuo territorio è vicino?»
Gli occhi gli si illuminarono dal momento in cui vide sul viso di lei un ghigno divertito. «Non ho un posto ben definito, questa è la mia terra dove io sono nato. Ma non ho un luogo preciso dove poter dire di essere a casa.» un velo di tristezza si poggiò sulla sua testa.
«Spero che la mia domanda non ti abbia turbato. Io ... Sai nemmeno io ho un luogo dove poter dire di essere a casa. Non sei solo.» Calò lo sguardo verso il basso ricordando tutte le notti passate in fiumi di lacrime, voleva solo riuscire a dire ch'era finalmente a casa. Voleva tanto che quel posto sicuro fosse qualcuno che l'amasse con tutti i pregi e difetti. Delle fitte si fecero sentire al cuore come i ricordi apparsi di ogni istante che aveva passato, senza nessun appoggio, senza nessuno che le dicesse "va tutto bene, raccontami di te." .

Metà della sua vita l'aveva trascorsa a colpevolizzarsi del fatto che fosse lei quella sbagliata. Sbagliata in ogni cosa che faceva, sbagliata in ogni modo che reagiva, sbagliata. Sbagliata... Ma perché? Perché ormai da tempo stava sull'orlo di toccare il fondo.
Senza nessuno che le si sedeva di fianco a combattere i suoi brutti fiori avvelenati nella testa.
Facendo finta di nulla, si volta verso Tigre che stava osservando l'acqua accanto a lei come qualcuno abbandonato dal suo destino.
In quell'istante sembrava non essere l'unica a rimuginare su dolori passati.

Spifferino nel frattempo osservando con attenzione la situazione ne approfittò per rinchiudersi nei suoi amatissimi ricci.
Vide che le acque erano tranquille e che nessuno rischiava di farsi davvero male con le sue spine pungenti per salvare Lupa.
Rotolò lungo la foresta e si addormentò.

«Non sapevo che da queste parti ci fossero dei Lupi. È stato strano vederti infatti» schioccò con un ghigno divertito Tigre.
«Non strano quanto una Tigre inseguita da un innocente riccio» sorrise quest'ultima.
La voce di lui era profonda e rilassante accompagnata con i suoni della natura notturna.
«Sai credo che...» d'improvviso qualcuno le bloccò le parole alla gola. Erano urla. Qualcuno stava urlando disperatamente.
«Signorina, Signorina la prego venga»
ringhiava l'ultimo arrivato, ma Lupa aveva già capito di chi si trattava. Era il beta di suo padre, Igor. Solo lui continuava a chiamarla "Signorina". Il ché la infastidiva molto.
«Cosa succede?» le chiese Tigre
«Signorin... » non appena Igor arrivò a destinazione, teme la visuale.
«C-cosa c-ci fa con una T-T-Tigr...»
«Non è affar tuo Igor, cosa vuoi? Perché sei qui?» ella ringhiò in segno di sfida.
«Che c'è? Hai paura?» chiese divertito Tigre.
Ma Lupa lo fulminò con uno sguardo.
«Ookay, affari di famiglia»
«Igor non è la mia fam...»
«Suo padre sta dando di matto verso sua madre.» tira tutto d'un fiato il beta.
Igor era il fratello odioso dell'Alpha Scar, e dove vi erano casini. Vi era lo zampino di Igor.
«Cosa?» si allarmò Lupa guardando negli occhi Tigre.
Quest'ultimo capì che la situazione era abbastanza preoccupante, quindi decise di rincorrerle dietro come una protezione.
Rimanendo il beta dietro di loro.

Lupa scattò, nel cuore della notte scuotendo gli alberi e lasciando tracce di furia della sua anima. Egli lo percepiva, ma comunque la inseguì.
l'Amazzonia nel buio più totale era tremendamente affascinante, ma vi erano pericoli ovunque. E Tigre lo sapeva. Avevano entrambi il cuore in gola, gli alberi si fecero più fitti, sfrecciavano in mezzo al terreno con le zampe bagnate dalle rocce della cascata. I guardiani Gufi avvertirono un senso di pericolo e si diedero alla supervisione dall'alto.
I Gufi appartenevano a Lupa, erano sotto il suo controllo e soprattutto avevano il compito del messaggero.
Una volta arrivati, c'erano Lupi in ogni angolo.
«Mi hanno teso una trappola, va via Tigre» si fermò di sbotto
«Non vado da nessuna parte. Ma dopo ho bisogno delle spiegazioni.» ruggì talmente forte da far tremare il suolo. Componenti del branco iniziarono a scappare e altri iniziarono a saltargli sul dorso. Egli si dimenava scacciando uno ad uno dal suo corpo e da quello di Lupa.
Quest'ultima iniziò a combattere di fianco a Tigre, ringhiando ferocemente.
I gufi scesero in picchiata contro il branco, ma con loro arrivarono le Aquile reali. Poi arrivò Igor afferrando con i denti affilati l'anca della giovane. Aggredendola in un modo tanto violento che ella smise di dimenarsi.
Tigre azzannò la coda del beta e lo scaraventò diverse volte sul terreno. Fino allo sfinimento.
Le aquile presero Lupa ormai inerme sulla superficie amazzonica, e la portarono via.
I Gufi respinsero il resto del branco dando fiato a Tigre.

Egli li ringraziò, ed essi volarono in alto sugli alberi, nascosti nella penombra dell'Amazzonia.
La luna piena si fece più vicina alla terra.
Splendente, meravigliosa, ma era ancora scosso dall'accaduto per potersi soffermare su quella bellezza innaturale. La carcassa di Igor giaceva alle sue zampe, probabilmente ancora vivo ma privo di forze. Doveva andare da Lupa. Doveva sapere che stava bene. Doveva capire.
«Perché non sei qui Fior di Loto? Dovresti spuntare nei momenti in cui ho più bisogno e ora scompari?» Pensò Tigre.

Si avviò verso l'albero sacro.
La regina amazzone.
Dove vi erano i suoi guardiani, le Aquile.

Flashback

«Papà io voglio viaggiare»
«Non ti negherò di viaggiare per il mondo, non ne ho il diritto. Ma voglio darti in dono la mia protezione. Le Aquile.»
«Ma papà... Le Aquile proteggono te, la mamma...» un ghigno di preoccupazione apparí sul volto di Tigre
«Io e la mamma siamo già protetti. Consideralo un dono da parte dei tuoi genitori. Da parte di tuo padre, ma sappi una cosa figlio mio, per ottenere questo dono dovrai saper conquistare la loro fiducia, la loro stima. Loro abitano sulla Regina Samaùma, il giorno in cui i guardiani verranno da me e voleranno in segno dell'infinito sarà per dirmi che sei riuscito a farti valere.»
«e come dovrò fare papà?»
«Mantieni alti i nostri valori, tutto quello che ti abbiamo insegnato. Nella vita bisogna avere fegato per poter vivere, e sopravvivere. Sii gentile con te stesso quando il mondo non lo sarà con te. Aiuta chi ne ha bisogno. Spera. Spera sempre e non abbatterti dinanzi a niente. Prima regola fondamentale di noi Tigri. La forza ed il coraggio è nel nostro sangue. Non temere niente e nessuno. Vivi la tua vita ogni giorno. Ma non rinnegarci mai figlio mio. La famiglia è tutto. E un giorno saprai cosa significa essere padre.»
«Papà, voi siete la mia vita. Come potrei rinnegare la mia vita?»
«Ricorda sempre ciò che ti ho insegnato figlio mio, e torna a trovarci.»
«Grazie papà.»
«Io e tua madre saremo sempre fieri di te e di ciò che diventerai. Io mi fido di te, non deludermi.»
«Non lo farò papà»
«Ora vieni qua figlio mio, andiamo dalla mamma a dare la notizia, "nostro figlio viaggiatore» il tono del padre ritornò divertito ed insieme si incamminarono verso la mamma di Tigre.
«Dai papà» disse imbarazzato.
«Oh no, meglio ancora, "Nostro figlio, il guerriero dell'Amazzonia" suona bene vero?» entrambi risero a crepapelle, eppure il padre sapeva che un giorno il figlio non l'avrebbe mai deluso.

Le Aquile
iniziarono ad avere molta stima in Tigre vedendo il suo vissuto nell'avventura da viaggiatore, volteggiarono così sul capo dei suoi genitori nel simbolo dell'Infinito, e da all'ora divennero i suoi guardiani.

Fine Flashback

«Papà sarai mai fiero di me?» Pensò durante il tragitto.

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