Lupa era uno spirito complicato molto lunatica . In quel momento era triste ma poi aveva la capacità di comandare le sue emozioni. Era diventata abitudinario ormai la sua emotività iniziava ad essere molto stressante così, cercava sempre di occultare il suo vero stato d'animo. Non era mai se stessa, cambiava totalmente personalità ogni secondo. Ciò che la influenzava molto era la parola altrui, che magari suoi simili avessero su di lei. Era piuttosto permalosa, orgogliosa soprattutto. Se ferivi la sua fiducia, poteva perdonarti ma non si sarebbe mai più fidata. Lei era così almeno per quel che dimostrava quel poco che conosceva di se stessa. Si diceva che « non conosci veramente te stesso se non prima e l'amore a fartelo notare» il punto era quello Lupa aveva incontrato tanti passeggeri nella sua vita ma mai uno che le desse lezioni su come amare, che le venisse spiegato cosa fosse l'amore e cosa provocava. ma non le avevano altro che dato lezioni su come non essere. Tendeva spesso a rinchiudersi come un riccio e di notte capitava che piangeva. Piangeva perché non ne sapeva nulla di amore poteva immaginare ma si chiedeva « come puoi immaginare un amore se non l'hai mai provato? » era una domanda a cui col passare degli anni non trovava mai risposta anche se occultava tutto ciò che la riguardasse, lei era una sognatrice. Sognava di viaggiare ma giurò a se stessa di viaggiare con un solo animo che completasse per davvero la sua. Stando sempre in una foresta lei sognava tanto di viaggiare per arrivare in quel posto dove vi era un'immensa acqua celeste cristallina chiamato «mare» che contrastava quel meraviglioso blu intenso « dell'oceano» non le importava quale mare oceano fosse le importava di guardarlo con la sua metà. Poter immergersi nell'infinito e dire di essere « viva» per davvero. Ma col tempo iniziò a credere che fosse solo un sogno e che molto probabilmente era destinata a viaggiare da sola nella sua « miserabile» vita. In quei momenti era come non fosse mai nata, viveva fisicamente ma cuore e mente erano ormai come spenti. Lupa era molto ostinata soprattutto nell'inseguire madre luna a cui era molto devota, perché nonostante le mille arrese sapeva nel profondo del suo cuore che un giorno lei le avrebbe donato ciò che veramente Lupa si meritava. Ma era fin troppo orgogliosa per ammetterlo a se stessa, aveva timore di illudersi da sola sapeva che madre luna esisteva ma non era certa che le avrebbe dato ciò di cui lei aveva tanto bisogno. Desiderare è ben diverso dall'aver bisogno. Come Antoine De Saint-Exupéry cito né le Petit Prince; « non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno» era proprio così Lupa non desiderava aveva solo bisogno. Desiderare è come poter scegliere anche di non desiderare... si può cessare, ma il bisogno... non può finire. Avere bisogno è fondamentale, avere bisogno di qualcuno e non di uno qualunque. Ma di quell'amore e come avere la necessità di respirare, di vivere. È far battere il cuore mille volte al secondo perché è eterno.
Aveva una famiglia alle spalle, aveva un branco dove sarebbe stata l'erede, la prima lupa Alpha, ma non le importava niente di essere la Leader, perché non necessitava di essere riconosciuta come suprema per combattere per chi voleva bene. Non aveva un buon rapporto con il padre, il "temuto" Alpha Scar, percepiva così tanto distacco con il suo genitore che smise anche di chiedersi perché così tanto astio nei suoi confronti. Le giornate si svolgevano a litigare. Il branco non poteva certamente mettere le zampe tra la figlia e il padre, ma specialmente chi avrebbe mai osato sfidare l'Alpha? Quindi tutto le si ritorceva contro. Tutto e tutti!!!
Forse avere una figlia di gran lunga ribelle era arduo, ma voleva solo VIVERE. E non messa in "gattabuia". Mai rinchiudere un Lupo in una gabbia, prima regola fondamentale che si impose sin da piccola. Ma questo chi è che lo capiva? "Sei piccola non puoi fare questo", "Sei pazza e cosa diranno gli altri?", "Sei davvero troppo ingenua", "No ma non puoi andare a..." . Il peso che portava con sé era che sottovalutavano chi era. Sottovalutavano ogni minimo dettaglio di Lupa.✧✧✧✧
Scostò le foglie di Chelyocarpus ulei ma vide il nulla. Probabilmente sarà stata la sua testa pensò.
Nel frattempo riprese i suoi passi e percorse lungo le rocce che portavano in basso le cascate. Il vento tacque nel momento esatto che capì che la sua dolce nipotina, era una testaccia dura per quanto lui sapeva che suo figlio, l'Alpha Scar aveva commesso un grande errore ad umiliarla.«So che sei ancora qui Nonno. Ma io non tornerò indietro. Ho preso la mia decisione e voglio allontanarmi dal branco, sono stufa. Se mi ascolti... Dì alla mamma che starò bene e che non si disperi per me, le voglio tanto bene.»
Intorno a lei tutto era taciuto, tranne il suono dell'acqua che scendeva violentemente... Era una sensazione strana essere sola in quel posto, in balia di una snervante discussione avuta con suo padre. Si sentiva abbandonata nel silenzio dell'Amazzonia. Come un buco nero senza fine. Il profumo dell'Ipomoea alba oppure venivano chiamati fiori di luna... Era lì alla destra della sua zampa, spuntava stranamente nel bel mezzo di due rocce, contrastando con il loro grigio scuro.
Sul suo capo le si poggiò una farfalla del medesimo colore della sua pelliccia candida, scrutando il soffice delle sue orecchie.
Da lì socchiuse gli occhi, godendosi della sua pace esterna.✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧✧
«Ahia-Ah-Ouhg, mi hai punto piccolo porcospino!!!» sbraitò leccandosi le zampe. «Non sono un porcospino, sono un riccio!! Mi hai intrappolato, come hai osato??» iniziò ad adirarsi il piccoletto.
Ormai erano lontani circa dieci metri per poter litigare "ferocemente", ma Tigre decise di lasciar perdere poiché l'attimo prima se l'era trascinato per darsi alla fuga nonostante gli aculei e non aveva intenzione di rifarlo.
Lupa stava per scoprirlo e questo poteva rivelarsi un disastro. Probabilmente avrebbe avuto paura di lui e non voleva spaventarla. Ma il pensiero prepotente di rivederla fremeva nel suo subconscio.
«Dove credi di andare? Ti impedirò di farle del male. Fatti sotto»
«Oh sì certo, che paura» continuò a camminare lungo il sentiero rimanendo il riccio dietro di sé.L'amazzonia era così viva, eppure si chiedeva cosa aveva fatto per meritare di esser nato in un posto così meraviglioso. La sua famiglia ancora era ignara del suo ritorno dal viaggio, ormai erano abituati alla distanza, non potevano certamente impedire al suo animo libero, di andare ovunque egli desiderasse. Non potevano farlo combattere contro sé stesso per il semplice motivo che gli mancasse il proprio figlio. Aveva sempre saputo della sofferenza della sua mamma e del suo papà di vederlo poche volte, ma ciò non significava che Tigre non provasse le stesse e identiche cose. Certo, viaggiare era una sua scelta e stare lontano da ciò ch'era la tua famiglia era una conseguenza al quanto trepidante, difficile da accettare. Ma voleva VIVERE la sua libertà, voleva dar spazio alla sua mente ricolma di preoccupazione, congetture... Pensieri fastidiosi, insomma!!! E non era facile per niente.
Qualcosa attirò la sua attenzione...
Sopra il suo capo vi svolazzavano pappagalli dai mille colori... Tucani, colibrì e di ogni altra specie ed era bello godere della loro compagnia, del loro battito d'ali e versi al quanto strani ma divertenti. L'animale più macabro che pensava di aver conosciuto sin da piccolo nella sua amata terra, era esattamente il piragna. Faceva ridere quel pensiero perché detto così risultava insolito, o meglio... curioso, che una Tigre potesse trovare tanto lugubre un pesce.Non rendendosi conto e perso fra i suoi pensieri arrivò precisamente al punto dov'era prima.
Le cascate.
Imbattendosi tutto d'un colpo in due labirinti dello stesso colore dell'oceano, profondi dove ci si poteva annegare ed essere appagato della sua vita per come stesse finendo. Erano due occhi blu. Due occhi puntati nelle sue iridi color rosso nocciola. Un manto bianco come la neve.
L'universo si fermò per un lungo istante che pareva essere l'eterno apparso alla sua vista. I suoi battiti accelerati all'unisono... l'Amazzonia completamente scomparsa portandosi via ogni suono e distrazione, facendo largo alla temperatura innalzata del suo corpo.
Sentiva un fuoco pervadere le zampe posteriori a salire a quelle anteriori. La vista quasi abbagliata dalla luce che emanava quella visuale pura e angelica.
Cosa stava succedendo? Com'era finito lì?
Era stato Fior di Loto? Oppure era solo una grande illusione che la sua testa stava attuando.
Era così che ci sì pietrificava davanti a tanta bellezza? Era in questo modo che si smetteva di respirare?
Entrambi erano fermi a guardarsi l'uno negli occhi dell'altro. Il tempo scorreva, e i due passarono quegli istanti come fossero infiniti, ognuno dei due percepiva qualcosa dell'altro, era come se si stessero dicendo tutto in uno sguardo.
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𝚃𝚄𝚃𝚃𝙾 𝙸𝙽 𝚄𝙽𝙾 𝚂𝙶𝚄𝙰𝚁𝙳𝙾
FantasyL'Amazzonia da sempre è stato un luogo incantato dalle sue storie tramandate. Leggende narravano che la Regina dell'Amazzonia tenesse in vita un intera natura selvaggia con la sua forza, con le sue radici, definita come l'albero della vita. La gran...