Capitolo 15

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Sono passati giorni dall'ultima volta che ho visto Kyle, ed ora le lezioni sono finalmente terminate.
"Com'è il tuo primo giorno di libertà?" Elijah compare all'improvviso, facendomi sobbalzare e voltare di scatto verso di lui.
"Dio, Elijah!" esclamo "così rischio di prendere un infarto!"
Lui sogghigna.
"Okay, scusa. Perché ti stai guardando intorno continuamente?" chiede incuriosito.
Lo fisso nella mia posizione a tre quarti, beccata nell'atto di controllare la gente nei dintorni.
"Perché sei un demone, perciò ti rendi invisibile senza problemi ed io sono un'umana che sarà etichettata come pazza se viene sorpresa a parlare da sola" sussurro avvicinandomi di poco a lui e puntandogli il dito indice contro il petto.
"E poi, mia madre e mia sorella potrebbero tornare da un momento all'altro."
"Dove sono andate?" chiede ignorando il mio tono intimidatorio.
"A comprare un libro per Lia" ribatto in uno sbuffo.
"E perché ti hanno lasciata qui sola in mezzo strada, accanto ad un palo della luce?"
"Detta così sembra che mi abbiano trattata come un cane."
"Mi piacciono i cani."
Elijah scrolla le spalle, ha assunto il suo solito tono infantile.
Si gratta la testa guardandomi con i suoi grandi pozzi neri.
Alzo gli occhi al cielo e mi appoggio al palo.
"Vattene, Elijah" dico infine.
Lui pare sgranare quelle pupille, quasi indistinguibili dalle iridi.
"Davvero" distolgo lo sguardo "non ti voglio. Non desidero vederti, adesso e non desidero la tua compagnia."
"Sono strambo, ma sono simpatico...vero?"
Punto il mio sguardo indagatore su di lui.
"Mi stai prendendo in giro? Per favore, Elijah. Sii serio. Non voglio vederti per una mia questione personale, smettila di fare l'infantile."
Lui rimane impassibile e continua a guardarmi, sbatte le palpebre.
Deglutisco, rendendomi conto di quanto ho detto e pentendomi all'istante delle brutte parole utilizzate.
"Scusa" scuoto la testa "scusami, Elijah. Sono...sono solo nervosa."
Annuisce.
"Sì, capisco" sospira poi.
"Oh, ecco tua madre, Kat" dice guardando un punto oltre le mie spalle "e c'è anche tua sorella, ovviamente. Non ci tengo ad inbattermi in una sensitiva. Perciò, ci vediamo, Kat."
"Katherine" mi giro verso mamma.
"Cosa stai facendo?"
"Niente" scuoto la testa "stavo solo pensando."

Papà torna a casa sorridente, e lo sguardo non è da meno.
A giudicare dalla sua espressione, deve annunciare qualcosa che lo rende particolarmente entusiasta.
E infatti, dopo pranzo, si schiarisce la voce, richiamando la nostra attenzione.
"Ho qualcosa da dirvi" dice gongolando.
"È una brutta notizia?" chiede mamma, perennemente pessimista in ogni occasione.
"Oh, no" lui fa una smorfia "è una bellissima notizia."
"Parla!" esclama Lia entusiasta quanto lui.
"Andremo a farci una vacanza!" esclama.
Lo guardo stupita, mentre mia sorella si lascia andare in gridolini di gioia e sorpresa.
"Una vacanza?!" urla mia madre "sei impazzito? Sai che non è possibile!"
"Sì che lo è" ribatte papà tranquillamente "ne abbiamo la possibilità, finalmente."
La mamma lo fissa in una maniera indecifrabile.
"La possibilità? John, non abbiamo mai lasciato MountainHill, dove pensi di andare?"
"Non lo so" lui alza le spalle "in un posto lontano da questo. Il più lontano possibile."
Queste parole rievocano in me immagini di Kyle, il quale mi dice esattamente la stessa cosa.
Mamma inizia ad obiettare, facendo una lista di ogni cosa contro questa scelta, giudicandoa avventata.
"Oh, Bethany" la richiama papà "perché non ti lasci andare, uhm? Almeno per un po'."
"Non lo so, John...è complicato. E sai benissimo anche tu che tutto questo è impossibile per noi."
Papà sospira sonoramente, poi si alza da tavola.
"Va bene" asserisce "ma almeno pensaci. Si tratta solo di pochi giorni. Hai bisogno di rilassarti e non pensare a niente. Lo abbiamo bisogno tutti."
Entra nel bagno e si chiude la porta alle spalle.
Mamma mi guarda a lungo.
"Era meglio quando tuo padre faceva solo il libraio, e non anche il volontario."
Detto ciò, si volta per iniziare a lavare i piatti.
"Esco un po' " annuncio uscendo di casa, senza aspettare una risposta.
Vago per le strade, sotto il caldo sole.
All'improvviso, vengo colpita da un forte dolore al petto, che mi fa cadere in ginocchio.
Mi poso una mano sul petto, sul punto esatto da cui scaturisce il forte dolore.
Abbasso lo sguardo sulla mano, di colpo piena di sangue.
Sbatto le palpebre, ed ecco che è tutto scomparso: il dolore, il sangue.
Sono rimasta in ginocchio sui sanpietrini.
Mi alzo da terra, ripulendo i pantaloni dalla polvere, ancora scossa da quella sorta di visione, anche se breve.
Forse era un presagio, rifletto tra me e me.
Un improvviso formicolio alla nuca mi fa provare la sensazione di essere osservata, perciò mi guardo intorno lentamente, finché i miei occhi non ricadono su una sagoma in lontananza, scura e slanciata, che, non appena si accorge del mio sguardo su di sé, fugge via.
Rimango attonita a fissare il punto in cui la figura è scomparsa.
Scuoto la testa, continuando a camminare e cercando di convincermi che è stato solo frutto della mia immaginazione, ma qualcosa in me mi spinge a credere il contrario.
Sbuffo osservando il cielo, azzurro e senza una nuvola.
Il caldo di inizio estate inizia a farsi sentire, così decido di entrare nel bosco, in modo tale da trovare un po' di fresco, all'ombra dei grandi alberi.
Tiro un sospiro di sollievo quando finalmente mi fermo sotto un albero, appoggiandomi ad esso e prendendo respiri profondi.
Inevitabilmente, ripenso alla visione avuta poco fa.
Nonostante cerchi ripetutamente di dare ad essa una spiegazione, non riesco a trovarla; perciò, mi chiedo, con una terribile frustrazione, cosa avrebbe dovuto significare ciò che ho visto?
Provo a ricordare i consigli che Elijah mi ha dato, li metto in pratica.
Ripercorro con la mente l'accaduto, richiamo alla memoria la mia allucinazione.
Ho avvertito un forte dolore al petto, e poi ho iniziato a perdere sangue.
Nonostante io mio sforzi con tutta me stessa, non riesco a trovarne un filo logico.
Potrebbe essere un avvertimento; in qualche modo io mi ferirò al petto, ma anche se fosse, non capisco il motivo di tale avviso.
Insomma, non sono esattamente sicura che il dolore al petto fosse parte dell'allucinazione e non fosse reale; per quanto riguarda il sangue, invece, sono perfettamente conscia che non fosse reale, tuttavia, il sangue è la materia prima delle mie visioni.
Mi mordicchio l'interno guancia sovrappensiero, provando a trovare una valida spiegazione ad ogni costo, anche se invano.
E poi, la figura misteriosa non fa altro che tornarmi in mente.
E se fosse stata anch'essa frutto della mia fantasia?
Scrollo la testa; so benissimo che quella sagoma era reale, me lo sento.
Ed ora, piano piano, dovrò riuscire ad interpretare le mie visioni, come ha detto Elijah; dopodiché, mi dedicherò a cercare di scoprire l'identità della figura, chiunque essa sia.

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