Capitolo 27

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Elijah...Elijah...
"Addio, dolce Katherine."
Elijah è...morto? Elijah è morto.
Non tornerà più...
"Katherine!"
Non c'è più.
"Katherine!"
Elijah, perché?
"Apri gli occhi, ti prego. Torna da me!"
Una luce si propaga nel tunnel buio dove mi trovo. Mi sembra di fluttuare, per quanto mi sento leggera. Avanzo quella luce, ma è come se non riuscissi ancora ad attraversarla. È come se fossi in un limbo.
Qualcuno estrae con impeto qualcosa che era conficcato nel mio petto, provocandomi un dolore acuto che mi stordisce, in un primo momento.
Mi accorgo di tenere gli occhi chiusi, ma non ho alcuna intenzione di aprirli e tornare a vivere, tornare all'amara realtà.
Ma poi la sento un'altra volta, ed ora capisco a chi appartiene. La voce disperata e concitata che continua a chiamarmi senza stancarsi mai, delle mani che mi toccano. Il viso, i capelli, le spalle.
Attraversala, ordino a me stessa, prima di tuffarmi nel fascio di luce che rischiara il buio del tunnel.
Spalanco gli occhi boccheggiando, trovandomi il viso di Kyle contratto dall'apprensione, chino su di me.
"Kat..." la sua voce è carica di sollievo, rilassa le spalle.
"Oh, Kat..." sussurra, baciandomi le labbra, la fronte.
"Kyle..." biascico, sentendo i muscoli intorpiditi. Mi guardo intorno, scoprendo che ciò che ho sognato non era frutto di un incubo, ma della verità.
Sono sdraiata sul terreno e tra le foglie, in mezzo al bosco, proprio accanto al posto dove poco prima c'era il corpo di Elijah.
Elijah...
Mi sfugge un gemito, quando le immagini mi investono la mente, facendo bruciare i ricordi come sale su una ferita troppo grande per potersi riemarginare.
"No..."
"Shh" mormora Kyle, stringendomi a sé, e chiudendo gli occhi.
Deve soffrire anche lui.
"Elijah...non può essere morto..." riesco a dire, prima di ricadere di nuovo in un baratro buio.
Quando rinvengo, Kyle sta cercando qualcosa con cui tamponare la mia ferita, che continua ancora a perdere sangue.
"Maledizione" impreca, iniziando a togliermi la maglietta per studiare il profondo taglio.
"Smettila di sanguinare!" esclama, come se fosse rivolto al mio stomaco.
"Kyle" gemo "non c'è bisogno di...curarla. Sto bene..."
"Non è vero" taglia corto, continuando a cercare di fare qualcosa.
Poggia le mani sulla mia ferita, chiude gli occhi.
"Proverò a fare qualcosa. Ti ricordi quando avevi la caviglia rotta? Spero di avere ancora dei poteri curativi."
Un calore mi pervade la pelle, dapprima tiepido e rassicurante, poi sempre più intenso e insopportabile.
Mi scappa un lamento, mentre una fitta lancinante che mi parte dal petto mi fa contorcere dal dolore.
"Kat, no, che ti succede?"
"Va tutto bene..."
"Sto sbagliando tutto...sto sbagliando tutto...così non va, no, non va..."
"Kyle" alzo una mano tremante verso il suo viso e lo obbligo a guardarmi negli occhi. Poggia una mano sulla mia, mentre il suo sguardo si vela di quelle che possono essere benissimo chiamate lacrime.
"Mi sento così inutile..." mormora piano.
I suoi occhi cobalto mutano di colore, diventano più chiari, più accesi, quasi fino ad essere trasparenti.
Tutti credono che io non sia egoista, ma in realtà non è così; guardare i suoi occhi e sentire il suo viso sotto le dita prima di chiudere gli occhi ed abbandonarmi all'oscurità è la cosa più egoista che io abbia mai potuto fare.

Mi sto muovendo.
No, non io. Qualcosa sotto di me.
Qualcuno sta correndo, sento i suoi passi veloci sul terreno ed il suo respiro, poco sopra di me.
A poco a poco, realizzo di essere sospesa, retta da due forti braccia, che mi tengono stretta al petto del mio salvatore.
La mia testa è abbandonata all'indietro, uno spiraglio di luce colpisce i miei occhi da dietro le palpebre chiuse.
Sento un forte dolore, poi più niente.
È come se fossi stata sbalzata fuori dal mio stesso corpo, ma adesso non sono altro che una sorta di spirito fluttuante, destinato ad osservare la scena che gli si staglia di fronte.
Kyle sta correndo, tenendomi fra le braccia. Il mio corpo è inerme, terribilmente pallido e le mie labbra hanno assunto una sfumatura violacea.
Usciamo dal bosco e ci dirigiamo verso le case.
"Aiuto!" grida Kyle, e posso leggere la disperazione sul suo viso.
Vederlo così vulnerabile, così sofferente, fa soffrire anche me.
Noto il mio grande squarcio rosso sul petto, ma non riesco a sentire alcun tipo di dolore legato ad esso; credo davvero che sia arrivata la mia fine.
"Katherine, resisti piccola" mi sussurra Kyle chinando il viso verso il mio.
"Aiutatemi! Sta morendo, dannazione!" grida fuori di sé, ma nessuno si avvicina a lui.
Si sta mostrando per quello che è, un demone, una creatura diversa da noi esseri umani.
"È quel demone..." bisbiglia una donna, correndo a chiudersi in casa.
"Dovete aiutare lei!" urla Kyle, mentre una lacrima cristallina gli riga una guancia, facendomi stringere il cuore.
Apri occhi, dico a me stessa, ma sono troppo debole e non ho più il controllo del mio corpo. Sono del tutto estraniata da esso.
Kyle raggiunge la porta di casa mia, non prova a bussare, apre direttamente la porta con la sola forza del pensiero.
"Lia!" grida, e in poco tempo mia sorella gli compare davanti.
Vede il mio corpo tra le sue braccia, spalanca la bocca, chiama mia madre, che la raggiunge poco dopo, per poi coprirsi la bocca con entrambe le mani, urlare, scoppiare a piangere, forse spaventata.
Papà spunta poco dopo, rimane gelato sul posto, mentre mi guarda con occhi sgranati.
"Signori Todd, mi dovete aiutare" dice Kyle "sta morendo."
"Che ci fai, tu qui? Come sei entrato?" sputa Lia.
"Katherine mi ha invitato ad entrare" ribatte Kyle freddamente, e i due si guardano in cagnesco.
"Demone."
"Sensitiva, tua sorella sta morendo. Dovete aiutarmi, non so come fare per fermare l'emorragia" le sue parole traboccano di disprezzo represso.
"Che le è successo?" finalmente mia madre riesce a parlare, riprendendosi in parte dallo shock.
"Quello che voi chiamate 'sindaco' l'ha pugnalata. Credo che abbia utilizzato una sorta di pugnale magico, perché non sono riuscito a fare qualcosa per guarirla."
"Oh mio Dio" papà si appoggia al muro "è una ferita molto profonda. E lei poi è molto pallida" asserisce.
Kyle emette un gemito impaziente.
"Sì, lo vedo" dichiara a denti stretti "grazie per la perspicacia."
Lia lo fulmina con lo sguardo.
"Sei un d-demone?" balbetta mia madre.
Kyle annuisce. "Sì, ma non ho intenzione di farvi alcun male. Chiedo solo il vostro aiuto per salvare Katherine."
"Mi dispiace dirlo" bisbiglia papà "ma non vedo come possiamo noi, da semplici umani, fare qualcosa. Ormai è troppo tardi."
"No" Kyle scuote la testa "non potete fare questo a vostra figlia!"
"Esci immediatamente da questa casa" ordina Lia con quella strana voce autoritaria che non le appartiene.
Kyle rivolge il suo sguardo su di me, sgrana gli occhi.
"Kat" mi chiama "no, respira. Kat, respira!"
Un bagliore compare davanti a me, al mio io fluttuante.
Il mio cuore deve aver cessato di battere del tutto, ed ora è arrivato il momento di dire addio a questo mondo e di raggiungerne un altro, passando attraverso quella luce così forte ed accecante.
Prendo un bel respiro, anche se non ne ho più bisogno. Lancio un ultimo sguardo a Kyle, che adesso è chino sul mio corpo senza vita adagiato a terra.
Mia madre è in lacrime, stretta da mio padre. Lia, invece, tiene le mani premute contro il suo piccolo viso.
"Mi mancherete" mormoro.
Tutto quello che devo fare adesso è raggiungere quella luce.

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