3. Prendersi Cura

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Il viaggio in taxi verso casa del pilota fu silenzioso e imbarazzante.
Avevano deciso, di comune accordo, che l'Omega sarebbe andato a vivere momentaneamente a casa sua, almeno fino a quando la gravidanza non si sarebbe conclusa.
Così, se avesse avuto bisogno della sua presenza, sarebbe stato più facile per l'Alpha dargli una mano.
Il marchio aveva facilitato tutta la procedura di dimissioni dall'ospedale e nessuno aveva osato obiettare di fronte ad un Alpha che portava via il proprio compagno.

"Questo è il mio appartamento. Io vado a farmi una doccia che non ne posso più. La camera sai dov'è."
Disse prima di togliersi le scarpe e sparire tra quelle mura color tortora chiaro.
Imitò il gesto del biondo, rimanendo con i calzini bianchi che indossava e si addentrò all'interno dell'appartamento posto al secondo piano di un complesso residenziale nel quartiere di Yoyogi, a due passi dall'omonimo parco.
Fece due passi e si ritrovò catapultato in un open space ampio e molto luminoso.
Si poteva notare una cucina spaziosa a vista, un divano color crema non troppo grande e una poltrona del medesimo colore davanti ad una tv che doveva avere molti pollici.
Dalle vetrate della sala notò un balcone che prendeva tutta la facciata esterna, almeno per quello che poteva vedere.

In sala, vai a destra. Infondo sulla sinistra troverai la tua camera

Ricordò le parole del pilota dette mentre salivano sull'ascensore.
Percorse il corridoio che separava la zona giorno da quella notturna ed entrò nella prima camera che trovò a sinistra.
Il piccolo bagaglio che aveva venne lasciato accanto al letto.
La camera aveva un arredamento moderno come il resto della casa e profumava di sapone di Marsiglia: l'odore del padrone di casa non era presente e l'Omega quasi uggiolò per lo sconforto.
Si accarezzò il grembo e sentì il piccolo muoversi dolcemente.

"Siamo io e te. Ci farà stare bene, non sembra cattivo".
Izuku cominciò ad osservare attentamente i dettagli di quella casa, finendo senza accorgersene in corridoio.
Lì prese un respiro e si rese conto di aver fatto un grande errore: compì qualche passo verso l'altra camera e, nel vedere la porta aperta si permise di entrare.
Fu immediatamente investito dall'odore di brace che l'aveva colpito in aereo e socchiuse un attimo gli occhi.

Si sentiva in pace.

"Hai qualche problema con l'orientamento per caso?"
L'Omega sussultò e si voltò si scatto andando a sbattere contro lo stipite dietro di sé con una spalla.
Lo sguardo di occhi rossi corse al ventre sporgente, come se quella botta avesse potuto danneggiare il cucciolo.

"Dobbiamo recuperare le tue cose."

"Mia mamma ha... le chiavi."
Il biondo sollevò un sopracciglio e poi roteò gli occhi all'indietro.

Aveva fatto un'enorme cazzata.



"Izuku dovevi chiamarmi! Ora dove andrai?!"
Aveva appena finito di raccontare alla madre ciò che era successo e subito la sua apprensione era venuta fuori come un arcobaleno dopo la pioggia.

"Starò da lui mamma. L'ho praticamente costretto a legarsi a me, sono stato stupido."

"E se fosse un malintenzionato? Un Alpha che si approfitta di un Omega incinto? Ho paura Izuku, perché non rimani qui con me?"
Chiese la madre abbracciandolo stretto, rilasciando feromoni rancidi e opprimenti.

"Non sono uno stupratore e non ho intenzione di far del male a suo figlio. Starà con me fino al parto, poi recideremo il legame in completa sicurezza per entrambi."
Dichiarò l'Alpha interrompendo la loro conversazione.
La verdina lo guardava con un groppo in gola: il suo bambino aveva sempre sofferto la mancanza di un Alpha sin dalla nascita, il compagno l'aveva rifiutato e poi un nuovo marchio.
Aveva paura... come solo una madre poteva avere.
Tuttavia, sembrava che negli occhi di quel ragazzo ci fosse solo sincerità e questo le permise di lasciare andare via i due senza troppo sgomento, ma con la promessa di sentirsi più volte al giorno.

Hitomebore: Biglietto Di Sola AndataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora