MATTANZA IN RIVIERA - PROLOGO

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PROLOGO

Sono vivo?

Sono morto?

Non so da quanto tempo sto morendo.
Forse la mia anima ha appena lasciato il corpo.

Oppure i miei resti stanno putrefacendo in acqua da giorni.
O forse sto ancora lottando per tenere l' acqua, densa di sale, lontana dai miei alveoli.
Forse l'edema fatale tarderà ad arrivare o non arriverà affatto; la pressione arteriosa riprenderà il suo lavoro vitale mantenendomi ancora su questa terra.
Ma la "massima" è precipitata da un pezzo, non mi voglio illudere.
Ora ricordo.
I polmoni hanno smesso di funzionare, assaltati dalla spropositata quantità di acqua salata che ha inondato, profanando, le mie vie respiratorie.
Ho lottato.
Ho resistito.
Ora ricordo tutto.
Non sono morto, è vero.
Ma sarebbe assolutamente falso affermare che io possa sopravvivere.

"Non si può fuggire".

Succederà questa mattina.

Prima che il buio arrivasse ad obliare la mente, l'attività cerebrale è come impazzita e si è messa a inondarmi di ricordi frammentati, sconnessi da loro ma vividi.
Nei dieci interminabili minuti di agonia, in cui ho lottato con l'ansia, in preda al terrore, al dolore e alla desolante consapevolezza della mia fragile condizione senza speranza, il cervello mi ha mandato oltre l'acqua, al di là della spiaggia.

Oltre la morte.

Nei pochi secondi che mi restavano da vivere, mentre quei mostri mi torreggiavano attorno schiamazzando, consapevoli del macabro spettacolo cui stavano frivolamente assistendo, la mia anima si è rassegnata ad abbandonare per sempre la dimora ossea che l'aveva ospitata, preparandosi a tornare indietro,

Tornare indietro?

Un lusso che le vittime come noi non possono permettersi.

Sono volato indietro nel tempo per diventare testimone silenzioso del mio massacro.

MATTANZA IN RIVIERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora