MATTANZA IN RIVIERA - PARTE III

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A questo ho pensato tutta la vita, facendo calcoli e statistiche cercando il razionale, laddove la logica aveva lasciato la conversazione già da un pezzo.

Eppure mi sono sempre sforzato di vederci un senso, un disegno, qualcosa che desse forza a me e alla mia famiglia di continuare ad andare avanti come se nulla fosse, per poter esercitare il diritto di scegliere, per conto mio, quale carta giocare contro la sorte.

Ma non si può dire che io sia un giocatore azzardato, anzi, il mio coraggio di ammiccare alle statistiche si è rafforzato soprattutto quando l'estate scorsa è toccato ai Trofani, che stanno nel nostro stesso quartiere; il quartiere di una città a cui non era mai toccato tributare l'Omaggio, nei trent'anni da quando il sistema si era così cinicamente oliato e accettato.

Nella mia mente il fattaccio del figlio dei Trofani, diventato il tremilaquattrocentoquarantassettesimo Omaggio, dal Giorno della Svolta, aveva azzerato le probabilità che quest'anno sarebbe potuto toccare a noi.

Non è praticamente impossibile che un fulmine incenerisca due volte una stessa porzione di terra?

In linea con le paure di massa e col nuovo equilibrio Mondiale, definitosi a partire dalla mezzanotte del 13 dicembre 1988, i Trofani non erano mai più andati al mare da quello storico Giorno, fino a quando , ingannati dalla fortuna, non sono stati raggiunti dal biglietto vincente che li ha dichiarati "Indennizzati per recarsi in Riviera dal 18 luglio al 21 luglio", con tanto di augurio di una buona vacanza da parte del neocostituito Ministero della Sopravvivenza i cui membri, nel formale e solenne messaggio che li ha raggiunti come un dardo avvelenato, li ringraziavano a nome della comunità "per rendere una così collaborativa e sentita partecipazione alla causa umana".

Non ho mai condiviso questo Progetto e forse la mia testardaggine a voler sfidare l'inaffrontabile trae fondamento proprio dalla via a senso unico che ti offre il progetto stesso.

Non che mi sia mai messo apertamente contro il Progetto, ma l'ho sempre valutato vano e sciocco.

Ho sempre ammirato i ricalcitranti per il loro coraggio e pianto per le conseguenze dei loro rifiuti, ma è ben nota l'inutilità di fuggire una morte probabile per finire, senza dubbio alcuno, su di una sedia elettrica, davanti ad un plotone d'esecuzione o a farsi somministrare una dose letale.

Rifiutare di partecipare al Progetto ha sempre condotto verso una di queste cose, o altre più subdole, in base ai macabri gusti della giurisdizione del proprio Paese.

Ho sempre pensato che allora sarebbe stato meglio scegliere con quali probabilità di vittoria giocare la propria mano.

Così negli anni, ogni ritorno incolume dalle vacanze estive passate al mare, senza che nessuno me lo avesse imposto, ha fortificato in me l'orgoglio e la soddisfazione dell'aver sfidato il Tributo, in barba al Sorteggio, fregandomene dell'Indennizzo e di quelle altre briciole destinate ad un popolino ceco e impaurito, che ha bisogno degli avanzi dei Protetti per continuare ad arrogarsi il diritto del libero arbitrio, nostro invece per definizione in quanto esseri umani liberi.

Forse in pericolo, ma liberi.

Liberi di vivere e liberi di scegliere cosa e quanto rischiare.

Non è forse in pericolo anche una lepre, ogni giorno della sua vita?

Per paura della volpe rinuncia lei forse ad andare a bere alla fonte?

Aspetta forse di esser sorteggiata e retribuita dalla Cupola del Bosco per uscire allo scoperto e fare la sua vita?

La lepre sfida ogni giorno della sua esistenza la volpe, i lupi e l'uomo, pur non rinunciando a godere del sole o dei vasti campi dove sfrecciare sentendosi padrona del suo mondo, libera di scegliere.

Perché rinunciare al richiamo ancestrale del mare allora?
Solo perché dopo le incursioni qualcuno viene preso?

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