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Cyno

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Cyno

La metropolitana è piena di persone, ma ho avuto fortuna nel trovare uno spazio negli ultimi vagoni. Di solito alla mia fermata sale così tanta gente che la metro si riempie fino a straripare, ma oggi è giovedì. E poi sono le dieci del mattino, solo i baristi cominciano a lavorate alle 10.30.

Mi metto le cuffie sul cappuccio e alzo il volume della musica, facendo partire musica phonk nelle mie orecchie. È strano da dire, ma mi rilassa e mi da la carica per affrontare la giornata.

Muovo la testa a tempo, concentrandomi sulle note di Sahara. Sento come se tutto attorno a me ci fosse una discoteca ma sono l'unico che veramente apprezza la canzone.

All'improvviso però, sento qualcosa picchiettarmi la spalla.

Alzo lo sguardo controvoglia, e allargo una cuffia nel caso chiunque mi abbia picchiettato la spalla, dovesse parlarmi.

E la prima cosa che vedo è un sorriso timido, ma pieno di affetto e gentilezza.

È un ragazzo che mi sta guardando con sguardo gentile e cortese. I capelli verdi e neri in parte sono legati dietro la nuca, mentre altri vengono lasciati sciolti.

Gli occhi sono socchiusi, probabilmente perché sorridono, quindi non saprei dire il colore: ma quel che vedo è che sono ingranditi da un paio di occhiali con le lenti rettangolari.

—Scusa, posso sedermi?

Una voce composta mi domanda. Invece una mano indica il posto affianco a me, occupato dal mio zaino.

—Oh, sì.. certamente

Lascio lo spazio libero per il quattr'occhi che mi ha appena rivolto parola, il quale mi ringrazia quasi con un bisbiglio. Prende posto accanto a me.

Noto che abbiamo una postura ben diversa: le sue gambe sono parallele e la sua schiena è dritta, la mia invece è un po' curva e una delle mie gambe sta sull'altra a formare un triangolo.

Smetto di interessarmi a questo sconosciuto: è il mio opposto, perciò non penso che avremo molto in comune.

Rimetto le cuffie e faccio ripartire la playlist, ma abbasso il volume: nel caso dovesse capitare che annuncino la mia fermata, non voglio dover prendere un'altra metro.

—Quelle cuffie sono la limited edition, vero?

Di nuovo quella voce. Mi volto verso il ragazzo che ha un dito alzato, forse per indicare le mie cuffie, e la faccia curiosa. Ma non troppo in realtà, qualcosa in lui mi fa capire che è già consapevole della risposta.

—Sì, ma.. come lo sai?
Gli domando, sono io quello curioso tra i due.

—Beh, lunga storia.
—Mh.
Mugugno in risposta: che razza di risposta è?

Di nuovo regna il silenzio tra me e questo sconosciuto. Lui si picchietta sulle gambe, fischietta qualcosa, mentre io guardo un po' il cellulare, nella speranza di ammazzare il tempo.

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