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Tighnari

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Tighnari

Che strano tipo quello. Era un musone ambrato con l'aria da teppistello. E dire che di ragazzi così ne ho visti parecchi, ma in lui c'era qualcosa di puro. O almeno così ho sentito mentre parlavo con lui -anzi, quando mi rispondeva.

La mia voglia di attaccare bottone è sempre dietro l'angolo, con qualsiasi persona, vecchia o giovane che sia. Non è per un fatto di essere fastidioso o che altro, semplicemente penso che alle altre persone faccia piacere.

Alla fine anche il teppistello si è sciolto. Ma devo ammetterlo: sembra un tipo interessante, oltre che il solito bello e misterioso, come si legge nei libri che leggono i miei studenti.

Mentre mi avvio verso l'Akademiya, proprio nell'istante in cui imbocco le strisce pedonali, vedo proprio quel teppistello camminare giù per la strada, in direzione di qualcosa. Qualche metro più avanti, apre la porta del bar Bowie.

Ricordo che quando ero piccolo, mio nonno amava quel posto e amava portarmici. Suonavano solo musica di David Bowie ovviamente, mentre adesso non ci metto più piede da anni ormai, da quando è morto mio nonno. Non me la sono sentita di entrare con una persona diversa da lui.

Mi riprendo da questo stato di flashback e torno sui miei passi: oggi per fortuna ho le lezioni dopo la pausa pranzo, ma sono comunque venuto prima nel caso dovessi fare supplenza in qualche aula.

Appena sorpasso il cancello, la collaboratrice scolastica mi vede dalla segreteria e mi saluta animatamente. Ricambio volentieri: è così una buona donna che ci prenderei un tè.

—Buongiorno, prof. Tighnari
Mi saluta amorevolmente, facendo anche un piccolo inchino mentre passo accanto a lei.

—Buongiorno.
Le rispondo per poi prendere le scale e salire in aula professori, dove ci saranno alcuni miei colleghi che staranno sorseggiando un caffè.

L'istituto Akademiya mi è sempre piaciuto: è qui che è nata la mia passione per la scienza e per l'insegnamento, ho amato fin da subito quel lavoro e ho fatto di tutto per essere l'insegnante perfetto.

Raggiungo la sala professori e mi sto già pentendo di abbassare la maniglia: i soliti due stanno litigando, ma non perché si odiano (forse anche per quello) ma per motivi che riguardano la casa che condividono.

—Prima di mettere le lenzuola pulite al loro posto me le devi lasciare stirare!
—Kaveh che cosa stai dicendo, non ti ho mai visto tirare fuori un ferro da stiro in tutti questi anni che conviviamo.

Alhaitham ha un tono di voce freddo e distaccato nei confronti di Kaveh: il biondino si sta facendo un caffé mentre il professore di lettere sta leggendo un libro in modo indisturbato. Se fosse stato per me, non sarei riuscito neanche a leggere una parole se Kaveh mi avesse urlato addosso.

—Vi si sente da fuori la porta.
Annuncio secco, ancora attaccato alla porta della maniglia. Entrambi si stupiscono della mia presenza e mi guardano imbarazzati, ma poi tornano a fare finta che nulla sia successo.

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